Il feretro di Santina Adamo all'uscita dalla chiesa
2 minuti per la letturaROTA GRECA (CS) – L’ultima parata finale della vita. La musica classica, palloncini bianchi in cielo e i suoi ballerini intorno al feretro per un ultimo saluto. Tina Adamo, la giovane mamma morta a Cetraro dopo il parto del suo secondogenito (LEGGI LA NOTIZIA), lascia rabbia e un vuoto incolmabile.
Il cielo è grigio quando la bara esce dalla piccola chiesetta di Rota Greca: è lutto cittadino e il silenzio è assordante. Lo rompe solo un lungo applauso.
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È tutto per Tina. La gente che partecipa al suo funerale è tanta. La chiesa non è in grado di accogliere tutti.
Molti restano fuori nello spiazzo, seguono attentamente le parole del parroco. Si chiede verità, per una morte che forse poteva essere evitata. Per un momento bello macchiato, per sempre, dalla tragedia. Due bimbi che cresceranno senza la loro mamma. Un uomo che dovrà superare il suo grande dolore e raccontare ai suoi figli chi era Tina. Non ci sono lacrime. Si guardano attoniti.
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E solo i più piccoli, i suoi tanto amati allievi di danza, scoppiano in un pianto isterico. Niente sarà più lo stesso. Per nessuno. Il corteo s’incammina verso il cimitero: è appena finita la canzone di saluto. “Quelli che restano”, perché mai nessuno riuscirà a togliere da dentro il suo ricordo. E Tina ha insegnato tanto. Non solo passi di danza e ritmo, ma anche vita e amore. Maestra Tina, la chiamavano tutti. Ballerina prima, insegnante dopo. La danza il suo porto sicuro, il Centro danza Ilaria Dima da sempre la sua seconda famiglia. Con lei era come vivere in un’epoca del passato: la gentilezza diventava bellezza.
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Perché per lei insegnare l’arte della danza significava anche insegnare il senso di educazione e rispetto. E’ stata più di una semplice maestra: fonte inesauribile per quella passione così rigida e selettiva.
Per tanti, tantissimi ragazzi è stata un punto di riferimento: sapeva quando incoraggiare e ridimensionare; sapeva raccontare l’umiltà e la determinazione necessaria. Tina è stata la maestra che ogni aspirante ballerina meritava di avere.
E se è vero che i ricordi sfumano, che i colori perdono la vivacità, è altrettanto vero che i valori insegnati non svaniscono neppure col tempo. Restano intrappolati in quello specchio della sala. Lei è lì: nell’odore del parquet, della pece; in quelle note che continuano a scandire i passi della coreografia. “Uno, due, tre…”, le sue allieve la sentiranno ancora contare. La immagineranno da qualche parte a sgridare qualcuno per non essere a tempo con la musica. Sarà come non essere mai andata via. Anche ieri pomeriggio era con loro. Accanto ai suoi allievi e i colleghi di una vita.
Abbracciava soprattutto suo marito, sua madre, le sue due piccole creature. Un’assenza che peserà. E, intanto, ieri sera è stata ricordata ancora con una fiaccolata partita proprio dalla scuola di danza.
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