4 minuti per la lettura
BENE, ora aspettiamo di sapere che idea di Calabria hanno i cinque che si sono candidati a governare la regione, consapevoli che tutti ci giochiamo tutto. Loro, i cinque aspiranti, che, per ragioni diverse, avranno da attribuire al consenso che riusciranno a ottenere un significato determinante per il bilancio di una vita politica o, in ogni caso, del suo proseguimento. Noi calabresi, che di sicuro abbiamo quasi esaurito la sabbia nella clessidra per continuare a sperare che le cose cambino. L’analisi sulle candidature, dei quasi 350 che si contenderanno i 30 posti in consiglio regionale, ci dice cose abbastanza vecchie (la risicata presenza femminile, in totale meno del 20%, per esempio), cose un po’ nuove (nomi di primo e di primissimo piano che alla fine non sono stati inseriti in lista) e cose che se solo non ci fossimo abituati ci farebbero venire i capelli diritti per lo stupore (leggi: cambiamenti di casacca).
LEGGI LO SPECIALE: TUTTE LE CANDIDATURE PER LE REGIONALI
Eppure, archiviati i teatrini che hanno animato gli ultimi mesi della vita politica calabrese (dalla decisione su quando votare fino a quella se e come fare le primarie degli schieramenti, per finire alle ultime ore precedenti la presentazione ufficiale delle candidature), il momento è adesso decisivo. Sempre di chiacchiere si parla, per il momento, ma che idea hanno i cinque per ridare linfa a questa terra ce lo devono dire, possibilmente con chiarezza e con parole contate: pochi slogan e giusto i dettagli sui programmi e, soprattutto, sulla loro attuabilità. Ci basta sapere cosa vogliono fare e come.
Da un po’ di giorni il Quotidiano ospita un dibattito su un altro Sud possibile, avviato all’indomani della designazione di Matera quale capitale europea della cultura per il 2019, notizia che in noi calabresi avrà suscitato, dopo la tradizionale e totale indifferenza, qualche invidia e in molti casi qualche interrogativo chiave, del tipo: ma chissà se noi…
Ora, è di tutta evidenza che se anche ci nominassero capitale mondiale della cultura per il 2020, non è detto che risolveremmo tutti i nostri problemi. Anzi, certamente non sarebbe così. Ci interessa, piuttosto, la forte carica simbolica che il caso Matera assume circa il tabù violato del Mezzogiorno maledetto (per abbozzare una sintesi grossolana dello splendido articolo di Vito Teti con il quale abbiamo avviato il dibattito).
Si è parlato e si continua a parlare in questo giornale di idee per la Calabria, ma gli interpreti principali di questo confronto fino a ieri sono mancati. Da oggi ci sono, anche ufficialmente. Perché il futuro di questa terra è ovviamente l’argomento principale su cui almeno cinque persone, i candidati governatori, dovranno concentrare le migliori energie. Siamo pronti a sentirle, le loro idee. Quand’anche fossero poche (ma buone), sarebbero apprezzabili. Se poi dovessero sembrare realizzabili, allora i calabresi sarebbero probabilmente disposti anche a perdonare le chiacchiere inutili (senza offesa per alcuno) che hanno invaso come nubi di zanzare-tigre la nostra estate appena passata.
Avanti con le idee. Di posto ce n’è tanto. E, per favore, subito dopo, i fatti. Di questi c’è tanto bisogno. Nella campagna elettorale che ci appassionerà da qui a qualche ora, di certo non ci sarà la possibilità di promettere posti di lavoro in cambio di consensi: intanto perché di certo i cinque candidati governatori sono persone perbene, e poi perché, quand’anche dovessero all’improvviso sovvertire la loro gerarchia di valori, posti di lavoro non ce ne sono e lo sanno quasi tutti. Sarà un confronto serio, anche per le urgenze della nostra terra. L’auspicio è che sia sulle idee, le idee, le idee. Ne abbiamo tanto bisogno che la ripetizione non ci disturba. Un’altra Calabria è possibile? L’osservazione di fermenti molto incoraggianti, che pure in questa regione ci sono, suggerisce la risposta affermativa. La denuncia dei problemi, per così dire, caratteriali di un popolo, il nostro, ne può anche aiutare la metabolizzazione. Le dissertazioni aiutano, il confronto sulle idee è condizione preliminare ed essenziale. Ma la risposta all’interrogativo che ci sollecita la mente e spesso ci tormenta la si può dare solo con l’azione illuminata di amministratori di cui si sente tanto la mancanza.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA