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L’omelia del vescovo di Locri a Polsi decisamente non ha convinto nè noi nè questo Coordinamento antimafia che esprime al proposito le proprie riserve. 

Possiamo tranquillamente affermare che non ci è piaciuta affatto. 

Nella lotta alla mafia c’è bisogno di fare squadra,c’èbisogno di sinergie che, purtroppo spesso risultano inesistenti. Non si può delegare all’azione repressiva giudiziaria il compito di ripulire la società, L’abbiamo ribadito tante volte  occorre una rete dove ciascuno faccia la propria parte, società civile, politica, istituzioni, chiesa. 

Quest’ultima riteniamo possa avere un ruolo fondamentale quando parliamo di sensibilizzazione delle coscienze. Pensiamo per un attimo a quanta gente è capace di mobilitare la fede religiosa nelle parrocchie,nelle processioni ecc. Il “Buon Pastore”, allora, si ritiene non possa permettersi il “NI” ma dovrebbe fare sentire forte la sua opposizione e condanna al fenomeno. E’ giunto il momento di dimostrare con i fatti da che parte stare ,la chiesa non può esimersi. Ci sono stati e ci sono sacerdoti che l’hanno fatto e lo fanno a rischio della propria vita; la scelta, però non può essere di pochi ma di tutti. I soldi della ‘ndrangheta ,le offerte dei mafiosi alle parrocchie il loro sostegno alle feste patronali,vanno rifiutati.Quei soldi puzzano di morte e sono sporchi di sangue non possono essere accettati da chi predica l’osservanza ai comandamenti di Dio,tra i quali ce n’è uno “NON UCCIDERE”. 

Questo tipo di chiesa che continua a non schierarsi,tenendo il piede in due scarpe,che assolve invece di condannare,certamente non aiuta la lotta ma rafforza la ‘ndrangheta,rendendosi complice. Chi fa il male deve essere umiliato nel suo falso onore per trovare la forza di cambiare lì dove questo possa essere possibile.E allora noi vorremmo una chiesa che condanni,che scomunichi, che non accetti i mafiosi come padrini nei battesimi,che non li faccia accostare ai sacramenti,che li estraneasse dalle processioni e dalle feste patronali e soprattutto che non accettasse il loro sodtegno .Chi si proclama cristiano non può appartenere alla mafia,dice bene l’arcivescovo di Cosenza monsignor Nunnari. Siamo rimasti molto delusi dall’omelia ,invece di monsignor Morosini a Polsi.Per quanto possiamo capire la disponibilità al perdono della religione cristiana non la giustifichiamo nei confronti di chi uccide che va sempre e comunque solo condannato.Ci sembra ancora di sentire le parole di Giovanni Paolo II ad Agrigento, peccato che non siano state ripetute nella cerimonia di Polsi. Non si vuole criminalizzare una realtà ma è storia che vuole quel santuario luogo di summit mafiosi e di credenze discutibili. La venerazione da parte della ‘ndrangheta di quella Madonna non concilia con la sua furia assassina. Agli uomini e alle donne di ndrangheta dovrebbe essere impedito l’accesso al tempio e invece il rituale si ripete. La madonna non può proteggere chi uccide e questo va ribadito con forza. 

Non vorremmo che anche a Polsi domani si trovasse qualche boss sepolto così come già avvenuto a S.Apollinare a Roma per De Pretis, capo della banda della Magliana, premiato per i servigi resi quale grande benefattore di quella parrocchia. 

*Presidente Coordinamento Nazionale antimafia Riferimenti

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