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Ciro Russo

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REGGIO CALABRIA – E’ finita la fuga di Ciro Russo, l’uomo di 42 anni che ieri ha tentato di uccidere la moglie dopo averle dato fuoco a Reggio Calabria (LEGGI). La polizia di Stato ha rintracciato il pregiudicato campano mentre trascorreva, tranquillamente, la serata in una pizzeria di Reggio.

Le operazioni di ricerca, avviate subito dopo il fatto, sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e portate a termine dagli investigatori della squadra Mobile reggina e del Servizio centrale operativo di Roma. L’uomo è stato bloccato mentre stava mangiando un trancio di pizza in un locale del centro città, nei pressi del Museo Nazionale della Magna Grecia. Russo, assistito dall’avvocato Antonio Catalano, si è presentato davanti ai magistrati Paola D’Ambrosio e Marika Mastropasqua, ma non ha voluto rispondere. Nei prossimi giorni è in programma l’interrogatorio di garanzia davanti al gip.

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Russo era evaso dagli arresti domiciliari ad Ercolano, ottenuti il 5 maggio dello scorso anno dopo un periodo di custodia cautelare in carcere disposta a gennaio del 2018 con provvedimento del Gip di Reggio Calabria, su richiesta della locale procura della Repubblica, a conclusione di indagini condotte dalle squadra mobile reggina per maltrattamenti in famiglia.

Dopo la cattura le indagini sono concentrate sugli eventuali aiuti di cui potrebbe avere goduto. «Stiamo cercando di capire – ha detto il capo della Squadra mobile Francesco Rattà – se qualcuno lo abbia aiutato in queste 48 ore. Le indagini che svolgeremo saranno indirizzate anche a verificare questo. Oggi non posso dire che sia stato aiutato nella sua fuga, nell’attività di sottrarsi alle ricerche della polizia. Ovviamente vedremo. Se ci sono responsabilità di soggetti terzi, li individueremo e li perseguiremo».

«E’ stato un giorno e mezzo di ricerche incessanti – ha detto Rattà -. Non ci siamo fermati un solo attimo, non solo per la gravità del fatto in sé, ma anche perché l’autore di questo atroce delitto era in fuga. Pensavamo fondatamente, dagli elementi che avevamo in valutazione, che Russo non si fosse spostato. Al momento della cattura non ha detto nulla. Posso dire che non aveva intenzione di consegnarsi alla giustizia. Era rimasto a Reggio Calabria perché, probabilmente, stava preparandosi per andar via, ma sono elementi che saranno oggetto di valutazione. Non sappiamo dove abbia potuto trovare rifugio, se ha trovato riparo in qualche abitazione, oppure se sia rimasto per strada. Mi sembra difficile perché abbiamo pattugliato tutte le strade. Abbiamo capillarmente setacciato una parte del territorio cittadina che ci sembrava utile per rintracciarlo. E quanto meno ritenevamo che in quella parte del territorio particolarmente attenzionata, potesse essere presente, e alla fine siamo riusciti ad individuarlo».

«Abbiamo operato per esercitare pressione sul territorio, o meglio – ha affermato il Capo della Squadra Mobile reggina – per verificare, in loco, se ci fossero elementi utili per il suo rintraccio».

«È stata una cattura – ha detto Francesca Romana Capalbo dello Sco – arrivata dopo incessanti ore di lavoro da parte della Squadra mobile e del Servizio centrale operativo della Polizia di Stat. Un’attività fatta di estrapolazione di immagini di videosorveglianza, e soprattutto di pressione esercitata sul territorio. Nulla è andato storto. Tutte le attività si sono susseguite come nella normalità dei casi. C’è stato un grande lavoro di acquisizione di immagini e di incessante pressione, perché si era compreso, grazie alle stesse immagini che avevamo acquisito, che quest’uomo si trovava nella zona dove poi è stato fermato».

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, commentando la cattura di Russo, ha affermato: «Complimenti alle Forze dell’ordine. Chi commette reati del genere deve marcire in galera». 

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