Rocco Schirripa
2 minuti per la letturaLA Corte d’Assise d’Appello di Milano ha confermato la condanna all’ergastolo per Rocco Schirripa, il panettiere 65enne di origine calabrese, accusato di aver partecipato con altre persone all’omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia nel giugno del 1983. Il sostituto Pg Galileo Proietto aveva chiesto al conferma della sentenza di primo grado.
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I giudici non hanno accolto la richiesta dei legali di Schirripa, gli avvocati Mauro Anetrini e Basilio Foti, che chiedevano «di riaprire il dibattimento per poter assumere alcune testimonianze che in primo grado non erano state accolte».
«Nei motivi di appello – spiega l’avvocato Foti – avevamo indicato diversi elementi della sentenza di primo grado che per noi non andavano bene sia in fatto che in diritto, a partire proprio dalel intercettazioni che hanno portato all’individuazione di Schirripa e alla loro modalità di acquisizione, passando per l’identikit in base al quale sarebbe stato riconosciuto che non è per nulla somigliante. Ci sono tante discrepanze, ma i giudici non ci hanno ascoltato».
Anche i familiari del magistrato, assistiti dall’avvocato Fabio Repici, chiedevano la riapertura del dibattimento e puntavano a un approfondimento delle indagini a carico dell’ex brigatista di Prima Linea Francesco D’Onofrio.
Secondo la Dda milanese, l’omicidio Caccia sarebbe stata una dimostrazione di fedeltà data da Schirripa al boss della ‘ndrangheta Domenico Belfiore, di cui era “compare”. Il boss avrebbe voluto eliminare il magistrato perchè era troppo rigoroso e ostacolava i traffici della malavita organizzata al Nord.
Le indagini avevano preso il via grazie a una lettera anonima che era stata recapitata al boss Belfiore, che poi ne aveva parlato con il cognato Placido Barresi e con l’imputato, senza sapere di essere intercettati. Anche il pentito di ‘ndrangheta Domenico Agresta, detto “Micu MacDonald” per la sua mole, aveva raccontato agli inquirenti e ripetuto in aula come il padre, il boss Saverio Agresta, gli avesse raccontato che Rocco Schirripa e l’ex terrorista nero Francesco D’Onofrio avessero fatto parte del gruppo di fuoco che aveva ucciso Caccia.
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