L'inaugurazione dell'anno giudiziario a Catanzaro
4 minuti per la letturaCATANZARO – Con la consueta solennità si è aperto l’anno giudiziario 2019 del distretto di Catanzaro Domenico Introcaso. La scaletta degli interventi è stata stata disposta da una direttiva del Consiglio Superiore della Magistratura i cui saluti sono stati portati dal consiglieri Gigliotti. Sono intervenuti i rappresentati dei vari corpi istituzionali e ordinamenti. Sono 166 le organizzazioni criminali in Calabria che contano oltre 4000 affiliati dei quali 2000 si trovano nel distretto di Catanzaro. Sono i dati forniti dal presidente della Corte d’appello di Catanzaro Domenico Introcaso in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. «La progressione criminale dell’organizzazione – ha aggiunto – segue l’evoluzione economico-sociale delle collettività locali, nazionali e internazionali, in cui opera adeguandosi a situazioni, dinamiche modalità diretta a curvare l’economia ‘sanà al delitto, con dubbio e devastante effetto criminogenetico».
Secondo i dati forniti, l’introduzione dell’euro ha «reso più labile lo spartiacque tra criminalità e illegalità: un fatto che si presta a significative considerazioni. Da un lato l’impresa, o meglio l’attività sommersa può essere veicolo non secondario di riciclaggio e penetrazione nell’economia formale; dall’altro il rapporto tra attività estorsive (tipo usura) ed economia informale è immediato, ben comprensibile e fa sì che l’impresa diviene obbiettivo vulnerabile per definizione e strumentale alle strategie di sfruttamento e/o di espansione delle attività criminali».
Introcaso si è poi soffermato sull'”esportazione del crimine in zone del centro e nord Italia ormai assoggettate alle modalità ‘ndranghetistiche di gestione di interi settori dell’economia, della finanza, dell’industria». Un fenomeno al quale si accompagna «lo spostamento degli ingenti capitali provenienti dal delitto, impiegati in attività imprenditoriali geneticamente sane e poi corrotte dai nuovi flussi, resi per altro necessari dalle situazioni di crisi ormai decennale».
L’anno giudiziario è stato dichiarato aperto dal Procuratore generale Otello Lupacchini che ha centrato il suo intervento sugli errori giudiziari, alti nel Distretto, e sul costo morale e materiale d risarcimento.
È poi intervenuto il procuratore Nicola Gratteri che ha lodato il lavoro delle forze dell’ordine, compiacendosi per il fatto che sempre più cittadini chiedono di essere ascoltati.
REGGIO CALABRIA – Anche a Reggio Calabria si è svolta la cerimonia di apertura dell’Anno giudiziario. Qui il presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria, Luciano Gerardis, ha messo in luce la forza pervasiva della ‘ndrangheta evidenziando come «Una ‘ndrangheta tentacolare, infiltrata in tutte le categorie sociali, predominante nell’economia, con diverse e gravi violazioni della legalità e con gravi distorsioni del mercato del lavoro, determinando effetti degenerativi nella gestione di tanti enti pubblici, con il conseguente stravolgimento di ogni criterio meritocratico di selezione». Gerardis ha rilevato che «si è registrata una diminuzione dei reati più efferati contro la persona, omicidi e tentati omicidi in particolare, così come di tutti i reati contro il patrimonio come rapine, ricettazione, usura e danneggiamenti, mentre resta sostanzialmente invariato il totale delle estorsioni. In aumento, invece, le violenze sessuali, conseguenza anche di un’accresciuta disponibilità alla denuncia da parte delle vittime».
Anche il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri ha puntato le luci sulla criminalità organizzata calabrese evidenziando come «la ‘ndrangheta, come confermato da numerose sentenze e pronunciamenti della Suprema Corte di Cassazione, è un’organizzazione criminale di tipo unitario, dotata di gerarchie note a tutti i suoi appartenenti e di articolati organismi decisionali di tipo verticistico per la gestione delle principali attività delittuose. Inoltre, può contare sulla presenza di associati ‘occultì, di una testa pensante riservata, occulta e invisibile, dotata di regole segrete e speciali».
«Regole speciali – ha aggiunto Bombardieri – che sono dettate con lo scopo di aumentare il potere di influenza della struttura apicale riservata per consentire l’ingresso nella medesima dei soli appartenenti alla massoneria coperta, sconosciuti anche ai confratelli di loggia. Peraltro, dalle più recenti indagini è emerso che al vertice della ‘ndrangheta si colloca una struttura composita, con più anime e diverse funzioni: accanto alla ‘Provincià, operano ulteriori organismi destinati a garantire la gestione operativa unitaria delle principali attività delittuose, riferibili ad un comitato ristretto di teste pensanti. Ed è tale configurazione che spiega la programmazione dell’infiltrazione negli appalti pubblici; l’organizzazione di imprese in cartello per l’acquisizione degli appalti in favore delle imprese contigue, colluse o intranee; l’abbandono del metodo dell’intimidazione, sostituito da quello della persuasione e della condivisione e la proiezione internazionale per il reinvestimento dei proventi del traffico di droga, che rimane la prima fonte di arricchimento della ‘ndrangheta. Le cosche della provincia di Reggio Calabria mantengono, infatti, rapporti privilegiati con i principali gruppi di fornitori di cocaina in sud America e con gli emissari di questi in Spagna, Olanda e Germania. La ‘ndrangheta è ormai un modello criminale riconosciuto di riferimento a livello internazionale, senza privarsi delle proprie tradizioni originarie, risultando adattabile e flessibile nell’infiltrare diversi contesti sociali e territoriali, ma al tempo stesso particolarmente resistente alle strategie di prevenzione e di contrasto».
«Non vi è alcun dubbio – ha concluso il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria – che il primo ostacolo allo sviluppo sociale, economico, politico e culturale nella provincia reggina è rappresentato proprio dalla pervasività della ‘ndrangheta».
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