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Potenza, il momento di riflessione

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La mamma di Elisa attacca il vescovo Carbonaro nell’anniversario del ritrovamento del corpo. «A quando verità e giustizia? E la targa di don Mimì nella Trinità»


POTENZA – La chiesa della Trinità resta «un museo degli orrori», dove ogni giorno viene calpestato il sangue di sua figlia. È un severo anatema quello lanciato ieri, lunedì 17 marzo 2025, a Potenza da Filomena Iemma nel quindicesimo anniversario dal ritrovamento del corpo di sua figlia, Elisa Claps, nel sottotetto della chiesa di via Pretoria. Un segreto che ha resistito per 17 anni, dopo la “scomparsa” della sedicenne, moltiplicando infinite volte la sofferenza dei suoi familiari.

CASO CLAPS, ANCORA GELO CON LA CHIESA


La mamma di Elisa ha preso la parola durante un momento di riflessione organizzato da Libera Basilicata in vista della trentesima giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, che ricorre venerdì 21. Meno di un anno dopo l’intitolazione a sua figlia dello slargo a lato della chiesa e alcune frasi che lasciavano pensare a una riconciliazione con la Chiesa («Per me i discorsi con la chiesa sono chiusi, in questi anni ho incontrato già tre vescovi e per me è un discorso rimosso definitivamente»).

LE PAROLE DELLA MAMMA DI ELISA


Nel mirino di Iemma è finito, in particolare, il vescovo di Potenza, monsignor Carbonaro. Lo stesso Carbonaro che al suo insediamento alla guida della diocesi del capoluogo, a maggio dell’anno scorso, pareva aver trovato le parole giuste per ricomporre lo strappo tra la famiglia Claps e la chiesa potentina. Dopo anni di accuse all’ex parroco della Trinità, don Mimì Sabia per la scarsa collaborazione nelle ricerche di Elisa, e la scoperta, finale, del corpo della ragazza nel sottotetto della chiesa. Lì dove Elisa fu attirata in un trappola e uccisa da un conoscente, Danilo Restivo, a settembre 1993, e il corpo è rimasto nascosto per tutto il tempo.

ELISA CLAPS, LE ACCUSE DI FILOMENA IEMMA


«Durante l’apertura dell’anno giudiziario ecclesiastico sua eccellenza monsignor Carbonaro ha pronunciato parole bellissime, bellissime: verità e giustizia si incontrano». Ha dichiarato la mamma di Elisa. «Vorrei sapere il luogo, la data e dove questo incontro accadrà, per poter partecipare, per poter conoscere quella vera verità che io non ho ancora potuto sapere. Insieme a tutti i familiari delle vittime di mafia. Per sapere quella vera verità mai detta».
Poi l’affondo sui fedeli che hanno ripreso a frequentare la chiesa della Trinità, riaperta tra le polemiche due estati fa. Dopo il sequestro in seguito al ritrovamento del corpo e poi interessata da lunghi lavori di ristrutturazione.


«A coloro che avranno il coraggio di entrare nella chiesa della Trinità, in questo museo degli orrori, dove Elisa è rimasta 17 anni – ha aggiunto Iemma – io consiglio di non guardare in alto, dove è avvenuto il ritrovo, ma di fare attenzione a dove mettono i piedi. Perché il pavimento, lungo il percorso di Danilo, è ancora sporco del sangue di Elisa».

LA RICHIESTA DELLA RIMOZIONE DELLA LAPIDE A DON SABIA


Iemma ha ripreso la parola anche qualche minuto dopo per tornare a chiedere la rimozione dall’interno della chiesa della Trinità di una lapide commemorativa di don Sabia, che ne ricorda l’impegno di educatore.
«Ho chiesto io personalmente a chi di competenza che venisse rimossa, ma non è ancora accaduto». Ha aggiunto Iemma. «Allora io dico che fino a quando in questo museo degli orrori ci sarà quella targa, ci sarà sempre il fantasma di don Mimì che protegge il suo territorio. Vi lascio immaginare sotto quale forma».
Il momento di riflessione organizzato da Libera è proseguito con l’enunciazione di tutti i nomi delle vittime innocenti delle mafie. Un rituale che testimonia, secondo gli organizzatori: «l’impegno collettivo alla lotta per la legalità e la giustizia».
«La memoria di Elisa – hanno aggiunto gli organizzatori – e di tutte le vittime deve rimanere viva, affinché il vento della memoria possa seminare giustizia».

L’INTERVENTO DI MARIANNA TAMBURRINO


Duro anche l’intervento della referente regionale di Libera Marianna Tamburrino, che ha denunciato «il venticello di calunni» alimentato da chi sostiene che Elisa Claps, quel giorno, se la fosse «cercata», essendo salita da sola in quel sottotetto.
«Queste calunnie sono tipiche di un modo di fare mafioso», ha aggiunto Tamburrino. Citando sacerdoti e giornalisti in prima linea nella lotta ai clan delegittimati con accuse inventate di sana pianta.

I PRESENTI ALL’INIZIATIVA


Un centinaio le persone presenti all’iniziativa, che ha visto un corteo muoversi lungo le strade del centro storico, fino al largo Elisa Claps.
Presenti in forze anche polizia, carabinieri, e agenti della polizia locale che hanno assicurato il sereno svolgimento della manifestazione scongiurando episodi come quelli verificatisi in seguito alla riapertura della chiesa.
Del tutto assente, invece, l’amministrazione comunale. Eccezion fatta per la comandante dei vigili che ha anche letto i nomi di alcune delle vittime delle mafie.

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