I membri della commissione antimafia a San Luca
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A San Luca lo Stato ha fallito, ecco la pesante relazione della Commissione Antimafia sul comune aspromontano commissariato per diversi anni.
SAN LUCA- «Anche l’amministrazione protrattasi dal 2019 sino al maggio 2024, caratterizzata dalla presenza di organi elettivi, quantomeno, incapaci di resistere alle forti pressioni tese alla salvaguardia di assetti ed equilibri consolidati nell’interesse delle ‘ndrine locali». Si legge nella relazione scritta dalla commissione parlamentare antimafia dopo la missione conoscitiva svolta a San Luca nel mese di giugno 2024. Il riferimento della commissione antimafia è all’amministrazione comunale dell’allora sindaco Bruno Bartolo, eletto nel 2019 dopo quattro anni di commissariamento e rimasto in carica fino al termine del mandato nel maggio 2024.
«Sebbene il commissario prefettizio avesse, pur solo in alcuni settori tentato di imporre una linea diversa, le medesime criticità – scrivono nella relazione- erano riemerse una volta cessato il lungo commissariamento atteso che, sia la parte politica che quella amministrativa, non erano state in grado, per necessità o per scelta, di proseguire il lavoro iniziato, riconducendo l’amministrazione comunale in quello stato di generale inefficienza rivelatosi poi funzionale agli interessi delle cosche locali». Il documento di quarantadue pagine accende un faro sul paese nel cuore dell’Aspromonte «ostaggio della ‘ndrangheta» dove, sembrerebbe, che lo Stato abbia fallito la sua battaglia.
L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI BARTOLO «CARATTERIZZATA DA INADEMPIENZE E NEGLIGENZE», «FAVORITO GLI INTERESSI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA»
È quanto emerge dalla relazione della Commissione Parlamentare Antimafia, dove viene evidenziato che seppur il comune sia stato commissariato due volte a causa dello scioglimento e più volte commissariato per la mancanza di liste elettorali e nonostante un lungo periodo di commissariamento «che aveva preceduto l’insediamento della nuova amministrazione» – quella di Bartolo -, «questa è stata caratterizzata da significative inadempienze e negligenze e da una generale inerzia che hanno finito per favorire gli interessi illeciti della criminalità organizzata». Ad esempio: «consentendo a soggetti intranei o comunque contigui di beneficiare di ritardi ed omissioni nella riscossione di tributi e di altre competenze, nella demolizione delle opere abusive o nello sgombero delle aree demaniali abusivamente occupate». È così evidenziata nella relazione la problematica “Polsi”.
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NELLA RELAZIONE DELL’ANTIMAFIA LA RINUNCIA AL VOTO E LE 500 FIRME DEI CITTADINI DI SAN LUCA PER LA RICONFERMA DEL COMMISSARIO PREFETTIZIO
Nella relazione seppur da un lato la commissione sottolinea il problema della mancanza di liste elettorali, dall’altro si segnala «il complesso intreccio di parentele ed amicizie che unisce tutti gli abitanti del comune ed anche i componenti dell’apparato gestionale e politico dell’ente alle famiglie mafiose, rendendo – si evidenzia nella relazione- estremamente difficile che costoro vogliano o, comunque, possano rompere il muro di omertà e liberare l’amministrazione comunale dal controllo mafioso». Per questo motivo, il Prefetto di Reggio Calabria ha richiesto e ottenuto l’arrivo della commissione di accesso. Arrivata a luglio 2024 la commissione di accesso a San Luca ha analizzato gli atti amministrativi della gestione Bartolo. Lavoro che la triade ha terminato già da alcune settimane.
Dalla fine del mandato elettorale di Bartolo, il comune di San Luca è retto da un commissario prefettizio. «Ancora una volta – scrive la commissione- come accaduto per quattro anni a partire dal 2015 e, anche quando a San Luca vennero raccolte 500 firme per chiedere che venisse prorogato l’incarico al commissario insediatosi all’indomani del secondo scioglimento dell’ente per infiltrazioni mafiose, gli abitanti del paese hanno rinunciato all’esercizio dei loro diritti e alla possibilità di beneficiare di una amministrazione affidata ad organi democraticamente eletti».
A SAN LUCA OTTO ANNI TRA COMMISSARIATI STRAORDINARI E PREFETTIZI E L’AMMISSIONE DELL’ANTIMAFIA: «FALLIMENTO DELLA NORMATIVA»
La Commissione attribuisce questa situazione a «sentimenti e risposte ambivalenti». Da un lato, un atteggiamento dei cittadini di ripulsa verso la sopraffazione mafiosa. Dall’altro «vi è chi non vuole contrapporsi al potere delle cosche perché è convinto di non dovere tradire i forti vincoli familiari o di amicizia che lo uniscono alle famiglie mafiose». La commissione ammette però il “fallimento” della normativa sullo scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose «pur reiteratamente applicata nel tempo e accompagnata dall’ulteriore affidamento del comune ad un Commissario, non ha prodotto i risultati sperati nell’amministrazione del comune di San Luca, le cui problematiche sono sostanzialmente rimaste irrisolte».
LA CANDIDATURA DIRETTA DELLA COMMISSIONE
Per questo motivo, si propone «la necessità di una modifica della disciplina sullo scioglimento degli enti locali». «Sollecitando riforme che – è scritto- consentano di intervenire in modo ancora più efficace sul personale amministrativo e di prolungare i tempi della gestione commissariale», in modo da formare una solida struttura burocratica che sappia resistere ad ogni forma di pressione esterna». Ecco perché, la commissione Antimafia si dichiara disponibile a una «candidatura diretta di propri membri», in comuni come quello di San Luca.
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