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Matteo Salvini

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RIACE (REGGIO CALABRIA) – L’ex vicesindaco di Riace, Pietro Zucco, che davanti alle telecamere di una web-tv calabrese locale punta il dito contro l’attuale sindaco dello stesso paese, Mimmo Lucano, da una settimana ai domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’intervista, del 2016, è stata postata sabato scorso dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, ma in queste ore il video è oggetto di furiose polemiche: «Zucco – tuona il Pd, accusando Salvini per aver postato il video – è coinvolto in più di un’inchiesta come prestanome di boss mafiosi».

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Parole simili da Leu, secondo cui è grave che lo «staff di Salvini non si sia accorto di aver pubblicato un’intervista ad un personaggio vicino alla ‘ndrangheta e già condannato». Il vicepremier leghista aveva pubblicato il filmato sui social lo scorso 6 ottobre, in coincidenza con la manifestazione a Riace di solidarietà a Lucano per le vicende giudiziarie che lo coinvolgono.

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DELL’ACCOGLIENZA DOMENICO (MIMMO) LUCANO

«Qualche migliaio di persone di sinistra, tra cui Laura Boldrini, ha manifestato solidarietà al sindaco di Riace finito ai domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina – scriveva Salvini su Facebook e twitter a corredo del filmato – Quando scoppiò il caso Diciotti, l’Anm difese il pm tuonando ‘basta interferenzè, mentre Mattarella ricordò che ‘nessuno è al di sopra della legge’. Ora diranno le stesse cose?».

Nel video di due anni fa, di circa due minuti e mezzo, si vede Pietro Zucco che seduto al bar parla ai microfoni di una web-tv locale e nel riquadro la didascalia: «Sui profughi il sindaco mente. Vi spiego perché…Ecco cosa si diceva a Riace, guarda e condividi». Lucano sarebbe colpevole – secondo quanto riferisce l’ex vicesindaco nell’intervista – di omettere alle tv nazionali che a Riace ci sarebbero stati episodi di violenza commessi dai migranti e quindi di edulcorare la realtà. «Qui è tutto un bluff», dice. Ma a due giorni dalla pubblicazione del filmato sul profilo del vicepremier, l’opposizione insorge segnalando le vicende giudiziarie legate allo stesso Zucco.

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«Il ministro degli Interni per screditare Mimmo Lucano si avvale della ‘testimonianzà di un arrestato, tal Zucco, che secondo la Direzione distrettuale antimafia sarebbe il prestanome di un boss della ‘Ndrangheta. Salvini sapeva?», scrive su Twitter Alessia Morani, della presidenza del gruppo Pd alla Camera. «Se ha un minimo di dignità personale – aggiunge l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, e di rispetto per le istituzioni rassegni immediatamente le dimissioni». Nel 2011, Zucco era stato arrestato assieme ad altre due persone durante un’operazione della Guardia di Finanza, che aveva sequestrato due aziende operanti nel settore edile appartenenti alla cosca Ruga-Metastasio. Secondo gli investigatori, Zucco avrebbe fatto da prestanome ad una società già confiscata a Vincenzo Simonetti, ritenuto un affiliato al clan, ed era accusato «di trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante delle modalità mafiose». Nel mirino delle polemiche sono finiti anche alcuni collaboratori di Salvini: «Secondo voi è possibile che nonostante l’esercito del selfie e dei social che ha assunto al Viminale (costa 1.000 euro al giorno), lo staff di Salvini non si sia accorto di aver pubblicato un’intervista ad un personaggio vicino alla ‘ndrangheta e già condannato? Ci vorrebbe un buon ministro dell’interno!», ha scritto su Facebook l’ex presidente del Senato, Pietro Grasso, leader di Leu.

(ANSA).

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