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La sede dell’Avis comunale su cui incombe lo sfratto il prossimo febbraio perché la Regione non ha tenuto fede a quanto promesso per iscritto

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Tre soci hanno il fido. Dopo lo sfratto anche il blocco del conto: oltre al danno la beffa per i lavoratori. Dalla Regione neppure i 40mila euro per l’assegno consegnato ad Ater

POTENZA – Non ci sono solo i 200.000 euro che, per iscritto, il presidente della Regione Pitella aveva garantito sarebbero stati inseriti nella manovra finanziaria per l’esercizio 2018 ma c’è anche quell’assegno di 40.000 euro che su carta avrebbe dovuto essere emesso sempre dalla Regione e che invece è stato sì consegnato all’amministratore unico dell’Ater, Domenico Esposito, ma solo perché il presidente dell’Avis e due soci, dopo essersi rivolti alla banca dove l’Associazione volontari del sangue ha il suo conto, hanno ottenuto un fido pari alla somma che poi è stata girata all’Ater per evitare che lo sfratto – più e più rimandato ma pur sempre esecutivo – fosse nuovamente “stoppato”. E sì perché visto che la Regione non ha mantenuto gli impegni assunti con atti formali i 2000 soci donatori dell’Avis sono riusciti ai primi di settembre a ottenere l’ennesima e ultima proroga. A febbraio se all’Ater, proprietaria della sede di via dei Volontari del sangue, non verranno pagati tutte le mensilità arretrate per il fitto dei locali non ci sarà più niente da fare. Quella dello scorso settembre, infatti, è l’ultima proroga che grazie anche all’impegno dell’amministratore unico dell’Ater, Esposito, si è riusciti a ottenere.
Ma non è tutto. A parte lo sfratto – cosa che non è di secondaria importanza – l’Avis comunale vedrà il suo conto bloccato – conto bloccato che comporterà l’impossibilità di pagare gli stipendi – e comporterà anche che il presidente e i due soci, che hanno chiesto e ottenuto il fido per quell’assegno da 40.000 euro, dovranno rimetterci di tasca propria quei soldi che avrebbe già da tempo dovuto sborsare la Regione.
E non per capriccio dei soci bensì perché in base a un accordo sottoscritto il 3 dicembre del 2009 tra il dipartimento regionale Sicurezza e solidarietà sociale e l’Avis Basilicata il pagamento del fitto per la sede comunale che è di proprietà dell’Ater era in capo alla Regione.
Regione che dal 2009 a oggi non ha mai pagato quei 2.700 euro al mese. E dire che prima della firma dell’accordo il fitto all’Ater è sempre stato pagato.
Quando, invece, con l’accordo è stato stabilito che quei 2.700 euro all’Ater li avrebbe dovuti pagare la Regione il fitto mensile non è stato più saldato.
E così nel marzo del 2017 scoppia il caso dello sfratto. Sfratto – già ad aprile dello scorso anno i locali avrebbero dovuto essere riconsegnati all’Ater – che fino a oggi è stato scongiurato visto che l’amministratore Domenico Esposito è riuscito, nel rispetto della legge, a prorogare i termini di quell’atto esecutivo emesso dal Tribunale.
Dopo otto anni, ricordiamo, di fitti non pagati l’Ater non ha potuto far altro, visto che c’era il rischio di finire nel mirino della Corte dei Conti, che intimare lo sfratto per morosità – oltre 250.000 gli euro non incassati – all’Avis comunale.
Ora, però, se all’Ater non verranno saldati gli arretrati non ci sarà più nulla da fare. Il prossimo febbraio i soci donatori saranno davvero in mezzo a una strada con tre di loro che dovranno di tasca propria restituire quei 40.000 euro che la Regione aveva nel febbraio avrebbe dovuto saldare. Come avrebbe, stando a quanto messo nero su bianco, dovuto inserire nella manovra finanziaria per l’esercizio 2018 la somma di 200.000 mila euro che doveva coprire il pagamento dei fitti fino al prossimo 31 dicembre.
La Regione si è limitata, però, a sottoscrivere lo scorso febbraio quell’atto giuridicamente vincolante con cui si impegnava a saldare all’Ater la somma di 152.800 euro per i fitti arretrati. Ed è stato solo grazie a quell’atto giuridacamente vincolante che l’Ater è riuscita, almeno fino a oggi, a “bloccare lo sfratto”.
Ma il prossimo febbraio se la Regione non salderà il debito con l’Ater non ci sarà più nulla da fare e i tre soci che hanno ottenuto il fido dalla banca dovranno rimetterci di tasca propria 40.000 euro per quell’assegno loro hanno anticipato al posto della Regione altrimenti il conto sarà bloccato e non sarà possibile, come detto, neanche pagare gli stipendi ai dipendenti.
Da qui la mozione presentata da Fratelli d’Italia e da altri consiglieri di centrosinistra, tra cui Giannino Romaniello, che, però, saltato il quorum non è stata discussa nel corso del consiglio regionale che si è tenuto martedì scorso.
Non solo mancanza di quorum ma anche una serie di osservazioni in aula che hanno lasciato basiti i vertici dell’Avis comunale.

 

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