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La corte di cassazione

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ERGASTOLI definitivi. Così ha sentenziato la Suprema corte di Cassazione che ieri, a tarda sera, ha respinto i ricorsi avanzati, per il tramite dei rispettivi legali di fiducia, di Bruno Emanuele, indicato quale boss dell’omonimo gruppo operante nelle Preserre vibonesi, e Vincenzo Bartone. Con la conferma delle condanne emesse dalla corte di Assise d’Appello, si chiude così anche il filone degli omicidi dell’inchiesta antimafia “Luce nei Boschi” scattata nel maggio del 2012 contro i clan dell’Ariola, Soriano e Sorianello, condotta dalla Squadra Mobile di Catanzaro e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia. Per la giustizia dunque non vi sono più dubbi.

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DEI FRATELLI VINCENZO E GIUSEPPE LOIELO

 

Ad uccidere i fratelli Giuseppe e Vincenzo Loielo, nel territorio di Acquaro, furono i due imputati che tesero più di un agguato alle vittime nel corso di poche settimane riuscendo a portarlo a temine la sera del 22 aprile del 2002 mentre queste si trovavano a bordo della loro Fiat Panda 4×4. Delitto messo in atto per ottenere la supremazia nella vasta area delle Preserre da parte dell’ascendente gruppo guidato da Emanuele, nei confronti dei rivali che erano usciti vittoriosi dalla faida sanguinosa con gli ex alleati Maiolo.

Gli “ermellini”, che hanno escluso solo l’aggravante dei motivi abbietti e futili, hanno quindi ritenuto, in punto di diritto, corretto l’operato dei giudici del gravame di Catanzaro che, nelle loro motivazioni della sentenza d’Appello avevano messo in evidenza l’attendilibità del pentito Antonino Forastefano, i riscontri sui tabulati telefonici e il rinvenimento del cellulare di Bruno Emanuele sul luogo dell’agguato: «Il collaboratore ha spiegato che il telefono e la pistola caddero dal marsupio dell’imputato nelle concitate fasi successive al delitto. Quando, poco dopo, Emanuele si accorse di aver perso l’apparecchio e la pistola non ritenne necessario correre il rischio di tornare a recuperarli, certo che né l’una, né l’altro fossero identificabili. Tuttavia, l’analisi dei tabulati di traffico dimostra con ragionevole certezza che il cellulare è da ricondurre all’imputato».

Analisi dei tabulati che ha finito con l’inchiodare anche Bartone per i suoi spostamenti. I due imputati sono stati difesi dagli avvocati Enzo Galeota e Giuseppe Di Renzo, Salvatore Staiano e Franco Lojacono.

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