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REGGIO CALABRIA – Si aprirà mercoledì 3 ottobre 2018 il processo che vede imputata la dirigente responsabile del settore Viabilità della Provincia di Reggio Calabria per il decesso di Carmelo Zema avvenuto in seguito ad un incidente stradale.
A renderlo noto è lo Studio 3A, «società – è scritto in una nota – specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, che in Calabria ha anche sviluppato una partnership con l’associazione ‘Basta Vittime sulla Statale 106’».
Il procedimento in questione, secondo quanto sostiene Studio 3A, è incentrato sulla pericolosità di una strada, la Provinciale 22, dove si è consumata la tragedia, a Montebello Ionico.
Il 23 febbraio 2015, a mezzanotte, è scritto nella nota, «Zema, 67 anni, stava percorrendo la provinciale 22 in direzione mare-monte quando all’improvviso, in località Moro della borgata Masella del comune di Montebello, ha perso il controllo della sua Fiat Punto, che ha cozzato contro il parapetto, abbattendone una parte. A questo punto, secondo la ricostruzione operata dai carabinieri, l’automobilista è sceso per verificarne i danni, si è portato sul lato destro e si è appoggiato al muretto di protezione, che però si è sbriciolato, crollando e facendolo precipitare nel precipizio sottostante: un volo fatale».
Rispetto a quanto accaduto, però, «i familiari non hanno accettato la tesi della disgrazia: troppe le morti e le tragedie sfiorate su quell’arteria da brivido, su cui ha rischiato di morire anche il parroco del paese. Per fare luce sui fatti, attraverso il consulente personale Diego Tiso, si sono rivolti a Studio 3A. È stata presentata – prosegue il testo – una denuncia alla Procura di Reggio Calabria, che ha aperto un procedimento penale».
Una perizia commissionata ad un esperto da Studio 3A, è scritto ancora nella nota, «ha evidenziato gravi carenze nella sicurezza: pareti rocciose che con le piogge (la notte dell’incidente pioveva) franano, senza presidi capaci trattenere il materiale che invade la carreggiata e che non viene mai asportato; segnaletica orizzontale sbiadita; il muretto sul lato valle, su cui pure erano stati eseguiti recenti lavori di ripristino, di altezza inferiore alla norma, assente in diversi tratti e non in grado di contenere urti, essendo in calcestruzzo di scarso valore che si sgretola alla sola pressione delle dita».
Secondo quanto riferito nella nota, i carabinieri di Montebello, nel loro verbale, hanno evidenziato come «il muretto, che era rimasto in sede e a cui l’automobilista si era appoggiato, è crollato verso il basso perché, pur essendo in cemento, era privo di qualsiasi ferro d’armo interno che ne avrebbe impedito la rottura e il crollo inaspettato».
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