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Il tribunale di Lamezia

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Due avvocati, Antonio Larussa e Tullia Pallone, sono indagati per favoreggiamento a un latitante (cliente di uno degli avvocati) e minacce. Pallone avrebbe favorito il collega indagato.

Il favoreggiamento al latitante – secondo le accuse – sarebbe emerso nell’ambito della indagini sull’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso ucciso nella tarda sera del 9 agosto 2016 mentre rientrava a casa. Dell’omicidio è accusato Marco Gallo, 33 anni, ritenuto il killer di Pagliuso e di altri due (Gregorio Mezzatesta e Francesco Berlingeri). E’ stato, quindi, emesso un avviso di conclusioni indagini dalla Procura per l’avvocato accusato di aver favorito la latitanza di Daniele Scalise (e quindi non attinente al delitto Pagliuso) e pare anche per un altro avvocato poichè avrebbe favorito il suo ex collega di studio sempre relativamente alla latitanza di Daniele Scalise, ucciso in un agguato di stampo mafioso a Soveria Mannelli il 28 giugno 2014 e ritenuto personaggio di spicco dei clan del Reventino.

La latitanza di Scalise si intreccia con l’omicidio dell’avvocato Pagliuso (che un tempo difese Scalise) secondo quanto emerse dalle indagini sul delitto Pagliuso. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, tutto nasce a dalla spirale di omicidi avvenuti a Decollatura, Soveria Mannelli, Catanzaro e Lamezia (tutti ritenuti collegati fra loro) nel periodo che va dal gennaio del 2013 sino al giugno del 2017.

Una spirale che si è dipanata partendo dal duplice omicidio Vescio – Iannazzo all’interno del bar del Reventino di Decollatura del 19 gennaio 2013 (omicidio commesso da Domenico Mezzatesta in concorso con il figlio Giovanni) passando per gli omicidi di Daniele Scalise e di Luigi Aiello, ucciso a Soveria Mannelli il 21 dicembre 2014, a sua volta indagato per l’omicidio di Daniele Scalise. Aiello, ritenuto punto di riferimento di Domenico Mezzatesta durante il periodo di latitanza (dovuto al duplice delitto del bar di Decollatura), avrebbe avuto un coinvolgimento nell’esecuzione di Daniele Scalise, in qualità di “specchietto”, comunicando pertanto l’effettiva presenza della vittima designata sul luogo di esecuzione.

Infine gli omicidi dell’avvocato Francesco Pagliuso e di Gregorio Mezzatesta, fratello di Domenico, ucciso il 24 giugno 2017 davanti la sede Ferrovia della Calabria di Catanzaro. Insomma l’avvocato Francesco Pagliuso avrebbe pagato con la vita i dissidi con la famiglia Scalise (Pagliuso era stato legale di fiducia di Pino Scalise e del figlio Daniele fino a gennaio 2013) che risalivano all’epoca del duplice omicidio di Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo ritenuti legati agli Scalise. E questo avrebbe dato fastidio agli Scalise che erano entrati in conflitto con i Mezzatesta per i lavori sulla strada “Medio Savuto” e poi con Pagliuso che difese i Mezzatesta nel processo del duplice delitto al bar di Decollatura evitando l’ergastolo. L’esito di questo processo avrebbe infastidito ancora gli Scalise.

Da qui sarebbe maturato l’omicidio dell’avvocato Pagliuso che, nell’estate 2015 – secondo quanto riportano gli atti delle indagini sull’omicidio dell’avvocato – era venuto a conoscenza, per come riferitogli da Domenico Mezzatesta, di essere stato inserito in una cosiddetta “lista nera”, stilata dagli Scalise nella persona di Pino e dalle famiglie Vescio e Iannazzo, che indicava l’eliminazione fisica di Luigi Aiello, Domenico Mezzatesta e Francesco Pagliuso.

Le indagini sull’omicidio Pagliuso fecero emergere sia gli stretti rapporti fra gli Scalise e Marco Gallo che l’interessamento dell’avvocato (indagato per favoreggiamento) per far incontrare Daniele Scalise e l’avvocato Pagliuso (nel periodo della latitanza di Scalise tra la primavera del 2012 e quella del 2013).

Daniele Scalise avrebbe incontrato Pagliuso nello studio dell’avvocato indagato per favoreggiamento e in quella occasione Pagliuso sarebbe stato accusato da Scalise di non averlo difeso in maniera adeguata in alcuni processi. Emerse anche che Pino Scalise condusse in un bosco l’avvocato Pagliuso laddove ad aspettarli c’erano Giovanni Vescio, Francesco Iannazzo e Daniele Scalise.

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