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Tutti cantano Sanremo ma tutti parlano di Brunori; il cantautore è uno dei protagonisti di questa edizione 2025
SANREMO – La sua apparizione nella sala stampa dell’Ariston era prevista verso le cinque del pomeriggio ma Dario Brunori ha aleggiato qui per l’intera giornata perché tutti quelli intervistati prima di lui non avevano fatto altro che citarlo. Da Willie Peyote a Lucio Corsi. A Sanremo il cantautore calabrese respira aria di conquista, non per forza riferita ad una possibile vittoria. È come se ci fosse un’onda positiva, il fenomeno-Brunori, quel fattore-B che piace ai suoi colleghi cantanti, alla gente, a chiunque. Senza tralasciare lo staff che lo blinda quasi quanto i gorilla di Fedez nonostante la disponibilità di Dario a chiacchierare pure con le pietre.
Insomma al Festival di Sanremo 2025 non solo è tra i favoriti ma è proprio percepito come una star tra le star. Qualcuno sussurra che nella classifica finale della prima serata sia stato il più votato dai giornalisti. E al suo ingresso nell’Ariston Roof ringrazia proprio i cronisti suonando e intonando “Canzone contro la paura”. Tra aspettative e fama, rimane sempre il solito Dario. Scanzonato, battuta pronta e parola spedita. «Sento addosso l’enorme affetto della gente che mi arriva dalla Calabria – risponde – E so con certezza che il loro non è campanilismo, io lo avverto come orgoglio e senso di rivalsa».
Rifugge dagli stereotipi, dall’immagine folcloristica che in genere accompagna la sua regione e a proposito di radici non ha potuto fare a meno di legare l’ispirazione dell’Albero delle noci sia a sua figlia Fiammetta che alla sua terra. Rivendica la scelta “di restare a vivere giù”, a San Fili, e scherza sullo “sfascino” che serve ad eliminare le energie negative che portano il mal di testa, spiegando ironicamente alla platea non calabrese di cosa si tratta. “Sarebbe una sorta di malocchio involontario”, ma ad un certo punto chiosa perché, dice, sembra un capitolo antropologico di magia quando alla fine è un rituale domestico che si tramanda e si impara alla buona la notte di Natale.
Dario Brunori ha quindi snocciolato i dettagli in merito al videoclip uscito appunto ieri del brano in gara al Festival, un lavoro firmato dal regista Giacomo Triglia, altro suo grande amico. Le immagini ruotano (in senso letterale) attorno al sistema cosmico di Brunori e quindi ai suoi affetti più cari: “Abbiamo cercato di vincere facile con questo video coinvolgendo mia figlia Fiammetta. L’ispirazione è venuta al bravissimo Giacomo Triglia attraverso un film dove da una bettola nasce un nuovo sistema solare come la nascita di una nuova creatura”.
“È una bellissima allegoria – ha proseguito Brunori in conferenza stampa – In questa sorta di festa di compleanno, Fiammetta viene guidata da me in un gioco in cui lei interpreta il sole, e al centro della stanza illumina tutti gli altri pianeti. Ma questa è la versione poetica. In realtà avevamo un budget ristretto – ha scherzato strappando risate – ed allora facendo partecipare la mia famiglia me la sono cavato con delle pizze».
Brunori ha così chiuso l’incontro dicendosi «contento di essere arrivato a Sanremo dopo 15-16 anni di carriera, anche se carriera è una parola bruttissima, perché – ha precisato – sette anni fa non sarei stato pronto a fare niente di tutto questo. Una volta che fai Club piccolini e feste di paese con la gente che si porta la sedia e ti maledice, poi puoi fare praticamente tutto».
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