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Fissata la data dell’elezione dei 5 consiglieri d’amministrazione per sostituire l’amministratore unico di Acquedotto Lucano
POTENZA – Dodici poltrone da distribuire nelle prossime otto settimane. Mentre tecnici e fontanieri si affannano a riparare quante più perdite possibile sulla rete idrica per scongiurare una nuova crisi.
SI ANNUNCIANO MESI DI TENSIONE AI VERTICI DI ACQUEDOTTO LUCANO SPA
Si annunciano due mesi ad alta tensione ai vertici di Acquedotto lucano spa, la società di proprietà di Regione e 119 comuni lucani su 131, che gestisce il servizio idrico integrato in Basilicata.
È stata fissata il 29 aprile, infatti, la riunione dell’assemblea dei soci attesa dal blitz di fine ottobre, quando un inedito asse tra FdI, Lega, pezzi di Forza Italia e centrosinistra ha sconfessato la linea del governatore Vito Bardi.
Con la conferma, sì, dell’amministratore unico Alfonso Andretta, a cui Bardi avrebbe voluto affidare un secondo mandato triennale, ma soltanto per il tempo necessario al subentro del nuovo cda.
ACCORDO SULLA RIPARTIZIONE DI 5 CONSIGLIERI
Nei giorni scorsi sarebbe stato raggiunto anche un accordo sulla ripartizione di questi 5 consiglieri di amministrazione, da sancirsi con un voto su liste di candidati. Voto che dovrebbe assegnare tre seggi alla lista più votata, e due alla seconda. Negando qualsivoglia rappresentanza a eventuali terze liste in corsa.
Bardi, forte del 24% dei voti assembleari controllati dalla Regione, dovrebbe mantenere la presidenza del consiglio per un suo uomo. Ma non è ancora chiaro se l’incarico andrà all’amministratore uscente Andretta o ad altri.
Poi, sempre in quota centrodestra dovrebbero essere nominati un consigliere in quota Fratelli d’Italia e uno in quota “centristi”. E qui si parla del meloniano Carlo Gilio, e del sindaco di Venosa Franco Mollica, corteggiato dai forzisti e pronto a ripercorrere ancora una volta la strada che da destra porta a sinistra, e viceversa.
Mentre la Lega ha “prenotato” per uno dei suoi il posto da direttore generale.
I GIOCHI POLITICI
Giochi bene avviati anche a sinistra, dove il Pd pare intenzionato a pretendere per sé entrambi i seggi spettanti alla seconda lista. Quasi a titolo di compensazione, rispetto agli altri partiti della coalizione, dopo essersi chiamato fuori dagli incarichi distribuiti nelle ultime settimane in Consiglio regionale. Per quanto assai meno prestigiosi sia dal punto di vista delle responsabilità che della remunerazione, spesso limitata a un rimborso spese.
Qui le manovre ruoterebbero, a ben vedere, su ragionamenti più ampi che interessano i prossimi appuntamenti elettorali e una serie di possibili avvicendamenti istituzionali tra eletti e primi dei non eletti. Sicché si pensa di “piazzare” in Acquedotto un primo cittadino vicino al consigliere regionale Piero Marrese, tipo il pisticcese Domenico Albano, per agevolare la corsa come candidato sindaco di Matera di un altro consigliere regionale, Roberto Cifarelli. Liberando un’ulteriore postazione a capo della Provincia di Matera se Cifarelli sarà eletto e nel parlamentino lucano gli subentrerà l’attuale presidente della provincia Francesco Mancini.
Stesso schema, insomma, già ipotizzato in vista delle prossime elezioni politiche, se i posti da capolista, o la candidatura in uno dei collegi uninominali, dovessero essere riservati allo stesso Marrese e all’attuale capogruppo regionale Piero Lacorazza. Valorizzando chi ha fatto meglio alle scorse elezioni regionali ma è stato penalizzato a causa dell’assegnazione del premio di maggioranza al centrodestra.
Rispetto al secondo consigliere di minoranza in Al spa, in realtà, esiste anche un’altra ipotesi per cui il Pd sarebbe pronto a cedere il seggio ai socialisti, che punterebbero sul segretario regionale, ed ex sindaco di Melfi, Livio Valvano.
Ma non è escluso nemmeno che alla fine possa essere incoronato un esponente degli ex laici cattolici di Basilicata casa comune come il sindaco di Castelmezzano Nicola Valluzzi.
ESCLUSA POSSIBILITÀ DI ELEZIONE DI UN ESPONENTE DEL M5S
Esclusa categoricamente invece, almeno per ora, la possibilità di un esponente del Movimento 5 stelle, date anche le tensioni perduranti in vista delle amministrative di Matera, e non solo.
Coi democratici lucani determinati a far pesare il loro maggiore radicamento territoriale in una dinamica come quella dell’assemblea dei soci di Al spa in cui a esprimersi sono esclusivamente in sindaci e la Regione.
Il nuovo consiglio d’amministrazione dovrebbe essere remunerato con la stessa cifra, 150mila euro, che oggi viene riconosciuta all’amministratore unico Andretta. A differenza dei vecchi consigli d’amministrazione preesistenti alla riforma voluta nel 2014 dall’allora governatore Marcello Pittella che costavano 300mila euro all’anno.
STIPENDIO DEL PRESIDENTE NON OLTRE I 70MILA EURO
Lo stipendio del neo presidente del consiglio d’amministrazione, quindi, difficilmente andrà oltre i 70mila euro. Mentre i consiglieri “semplici” dovrebbero essere remunerati con 20mila euro. Cifre bassine per un organismo chiamato a gestire al meglio mezzo miliardo di euro di progetti finanziati col Pnrr e altri 300 milioni di attività ordinarie. Senza cedere al malcostume e a tentazioni di vario tipo come quelli evidenziati nell’ultima inchiesta dei pm potentini su affidamenti e regalie nei corridoi della sede centrale di via Grippo.
Da capire, pertanto, c’è anche l’eventuale disponibilità, e le motivazioni che avrebbe Andretta ad accollarsi una simile responsabilità per metà della retribuzione attualmente percepita.
ORGANISMO DI CONTROLLO PER ACQUEDOTTO LUCANO
A vigilare su quanto avviene in Acquedotto, ad ogni modo, a breve ci sarà anche un nuovo organismo di «controllo analogo» in via di istituzione sulla scorta dei solleciti della Corte dei conti.
A farne parte saranno sette persone che dovrebbero essere scelte tra sindaci o dirigenti di enti pubblici, che però si vedranno riconosciuto soltanto un rimborso spese per l’attività svolta.
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