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Arci, Anpi e Libera rilanciano l’inchiesta del Quotidiano sulle ombre nel passato dell’imprenditore e ribadiscono: “Via le intitolazioni a Postiglione”


POTENZA – Revocare le intitolazioni a Bonaventura Postiglione o modificarle lasciando soltanto il riferimento alle radio libere.
È questa la richiesta formalizzata da Arci Basilicata, Anpi Potenza e Libera Basilicata dopo le ultime rivelazioni sul passato dell’imprenditore radiofonico. Con la clamorosa smentita del profilo dell’uomo «rispettoso della regole» celebrato da una dozzina di enti e amministrazioni lucane. Fino alla rivolta seguita alla decisione della giunta comunale di Potenza di dedicargli il belvedere del parco di Montereale.

Ieri mattina una lettera a firma delle tre associazioni è stata inviata ai sindaci degli 11 comuni lucani nei quali dal 2021 a oggi sono stati ribattezzati spazi pubblici di vario tipo al fondatore di Radio Potenza Centrale. Quasi sempre sulla base di un altro assunto smentito da una serie di fatti storici incontestati che è il titolo di fondatore della prima radio libera italiana.

Una leggenda fondata su una presunta certificazione da parte dell’esponente di un’associazione di emittenti locali, la Rea, che ha poi precisato di aver soltanto aggiunto una “voce” al riguardo su Wikipedia. Il tutto sulla base di un documento che daterebbe l’inizio delle trasmissioni di Radio Potenza Centrale al 1973, quindi con tre anni di ritardo dall’esperienza di Radio Sicilia Libera di Danilo Dolci. Fermo restando che a Potenza c’è ancora chi ritiene che il primato cittadino spetti a Radio Pretoria Uno, Tp1, e risalga al 1975.

Arci, Anpi e Libera si sono rivolte direttamente a Nicola Valluzzi di Castelmezzano, Salvatore Falabella di Lagonegro, Gianni Pittella di Lauria, Cesare Albanese di Maratea, Luigi Rafti di Maschito, Nicola Conte di Missanello, Antonio Rubino di Moliterno, Domenico Carlomagno di Nemoli, Paolo Cillis di Pietragalla, Francesco Altieri di Rivello, e Franco Gentilesca di Ruoti. Più l’ufficio toponomastica dell’amministrazione comunale potentina guidata dal sindaco Vincenzo Telesca, il prefetto di Potenza Michele Campanaro, e la Deputazione di storia patria per la Lucania presieduta da Antonio Lerra.

«Recenti approfondimenti giornalistici – è scritto nella lettera – hanno evidenziato aspetti critici sulla figura di Postiglione. In particolare, l’inchiesta del Quotidiano del Sud, ripresa da testate nazionali, ha portato alla luce precedenti penali a suo carico, come da informativa della squadra mobile di Potenza del 12 marzo 2010».

Segue l’elenco dei precedenti emersi «dagli accertamenti effettuati sulle risorse documentali ed informatiche» della squadra mobile: «omicidio colposo, reati contro la persona, emissione di assegni a vuoto, contravvenzione al codice della strada, danneggiamento, falsi in genere, sulle nuove norme di tutela del diritto di autore, associazione per delinquere, calunnia, diffamazione, minaccia ed altro».

«Inoltre – proseguono le tre associazioni -, è ormai notoria la sua candidatura alle elezioni regionali del 2000 in una lista legata a Forza Nuova, organizzazione di matrice neofascista».
Arci, Anpi e Libera sottolineano che «alla luce di questi accadimenti», il sindaco di Maratea ha annunciato l’intenzione di ripristinare la precedente intitolazione di una piazzetta a Pier Paolo Pasolini, mentre il Comune di Lagonegro avrebbe sospeso l’affissione di una targa di un’area giochi per bimbi. Poi ricordano la diffida di Luisa Impastato, nipote del martire siciliano delle radio libere Peppino Impastato, rispetto agli accostamenti tra lo zio e Postiglione. Accostamenti ripetuti anche in diverse delibere di intitolazione riprendendo l’argomentare dei postulatori dell’imprenditore potentino.

Nella lettera ai sindaci viene evidenziata, a seguire, l’inattendibilità di qualsivoglia attestazione proveniente dalla Rea, che al di là delle dichiarazioni contrastanti dei suoi esponenti resta «un’organizzazione di categoria o un piccolo sindacato, ma non certo un’autorità né un’istituzione».
Quanto al profilo dell’«uomo rispettoso delle regole» celebrato in diverse delibere di intitolazione, Arci, Anpi e Libera evidenziano che «tale asserzione nei fatti non trovi riscontro rispetto a quanto emerso, che inficia le motivazioni che sorreggono i provvedimenti adottati da ciascuna delle autorità in indirizzo, sia viziata in quanto destituita di fondamento alcuno».

Su questo aspetto nella lettera ai sindaci si sollecita l’estensione per analogia alle intitolazioni di spazi pubblici, necessariamente post mortem, delle norme che prevedono l’impossibilità di assegnare benemerenze ai viventi che non si sono distinti per una «condotta specchiata».
«Pertanto, chiediamo a ciascuna delle autorità in indirizzo – prosegue la lettera – di valutare, in via di autotutela, la revoca o la modifica delle intitolazioni che fanno riferimento a Bonaventura Postiglione, mantenendo eventualmente il riconoscimento alle “radio libere” senza associarlo alla sua persona».

All’ufficio toponomastica del Comune di Potenza e alla Deputazione di storia patria per la Lucania, Arci, Anpi e Libera chiedono inoltre: «di valutare la possibilità di rivedere i propri provvedimenti istruttori o eventuali pareri od ancora prese d’atto o assensi nonché le relazioni ad essi riferite e qualsivoglia eventuale provvedimento presupposto o conseguente che non abbia, gioco forza, potuto tenere conto delle emergenze documentali apparse sugli organi di stampa e corredate di documentazione che corrobora il risultato dell’indagine giornalistica».
«La presente – concludono le tre associazioni – è indirizzata per conoscenza al prefetto di Potenza perché sia posto nella condizione di avere adeguati elementi per i provvedimenti di propria competenza».

Nei prossimi giorni, infatti, spetterà al prefetto di Potenza, Michele Campanaro, dare o meno il via libera definitivo all’intitolazione, come già fatto in passato per le altre, dopo aver raccolto i pareri della Deputazione di storia patria e della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio. Ma non è detto che la rivolta civile contro l’intitolazione del belvedere di Montereale possa assurgere a una ragione di ordine pubblico come prevede la norma per fermare tutto.

Né che la Deputazione di storia patria voglia rivedere il giudizio storico sulla figura di Postiglione, e la Soprintendenza si ponga a difesa della originaria denominazione del “belvedere di Montereale”. La questione, insomma, potrebbe essere destinata a tornare sulle scrivanie di chi guida l’amministrazione comunale del capoluogo e degli altri centri dove le targhe sono state già scoperte. Una patata bollente dati i rapporti molto stretti di molti di quegli amministratori, a partire dal sindaco di Potenza Telesca, con gli eredi Postiglione, da 12 anni alla guida del gruppo editoriale di famiglia.

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