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Traffico di badanti a Crotone, gli annunci con cui le lavoratrici venivano irregolarmente reclutate erano sui social, come ha raccontato agli inquirenti una delle donne georgiane vittime della tratta.


CROTONE – Traffico di badanti e cameriere georgiane. È quello che la Squadra Mobile di Crotone ritiene di aver sgominato con nove misure cautelari disposte nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro e con le safe house sequestrate a Cutro e Botricello, dove le donne erano segregate, costrette a vivere anche in dieci in una stanza, in attesa di una collocazione “a nero”.

Le accuse sono quelle di favoreggiamento all’ingresso e alla permanenza sul territorio dello Stato di numerosi cittadini stranieri preordinato al reclutamento di manodopera da destinare a terzi in condizioni di sfruttamento personale. Insieme agli agenti della Mobile sono stati impegnati nel blitz i loro colleghi dello Sco e quelli dei Reparti prevenzione crimine di Cosenza e Vibo Valentia.

TRAFFICO DI BADANTI A CROTONE, GLI ANNUNCI SUI SOCIAL

Gli annunci con cui le lavoratrici venivano irregolarmente reclutate erano sui social, come ha raccontato agli inquirenti una delle donne georgiane vittime della tratta. Proprio dalla sua denuncia nasce l’inchiesta, coordinata dal procuratore distrettuale facente funzioni, Vincenzo Capomolla, dall’aggiunto Giancarlo Novelli e dalla sostituta Veronica Calcagno. Aveva letto su Facebook un post che annunciava appunto la possibilità di lavorare in Italia. Presi contatti con la titolare del profilo, giunge con un minibus, insieme ad altre tre connazionali, a Botricello. Qui conosce la donna che aveva pubblicato l’annuncio, che prende il suo passaporto e chiede 700 euro per le spese di viaggio.

Quindi, viene costretta a rimanere in una stanza dell’abitazione, insieme ad altre dieci donne, tutte georgiane, essendo sprovvista di documenti, e a corrispondere l’ulteriore somma di 10 euro al giorno per l’alloggio e di 2 euro per il vitto. Dopo tre giorni, viene portata presso una famiglia di Cirò Marina per lavorare come badante. Per questo lavoro le sarebbe stato corrisposto uno stipendio di 800 euro mensili, con la promessa che dopo tre mesi le sarebbe stato restituito il passaporto, previo pagamento di ulteriori 300 euro. Non sopportando queste condizioni, la donna ha scelto di denunciare. Ed è venuto fuori che in questa condizione si trovavano tante altre sue connazionali.

TRAFFICO DI BADANTI A CROTONE: L’ORGANIZZAZIONE

Le indagini, grazie a intercettazioni telefoniche e videoriprese, avrebbero confermato il ruolo svolto da Tamuna Chavleishvili nella gestione della safe house di Botricello ma anche di Monika Daraselia e Maia Gulkhadarashvili nella gestione di altre safe house a Steccato di Cutro. Inoltre, avrebbero consentito di risalire a una vera e propria organizzazione al cui vertice sarebbe Antonio Miletta, di Petilia Policastro, che coordinava le tre georgiane. La gang si sarebbe avvalsa di due autisti che avevano il compito di condurre le lavoratrici in Italia e poi presso le famiglie in cui c’era bisogno di badanti. Ma è emerso anche il coinvolgimento di altre due italiane, Maria Lucia e Brigitte Valentino, madre e figlia, residenti nel Catanzarese.

La presunta organizzazione criminale aveva contatti con la “Marvan di Lucia Maria”, una società che colloca le badanti presso le famiglie. Forse c’era molta richiesta e da qui la collocazione illegale sul mercato. Dei trasporti di occupava la “Oto Tour”, gestita da Kogua Otari che faceva anche da autista.

LE INTERCETTAZIONI

«Io abito a Steccato di Cutro e tutte queste badanti sono a casa mia», diceva una delle indagate. I dialoghi captati nelle case in cui erano ospitate sono inequivocabili. In alcune circostanze è emerso anche che le donne presentavano domanda di protezione internazionale. Soprattutto sarebbe stata fatta luce sulle modalità di procacciamento di lavoro come badanti o cameriere, a condizioni illegali. Gli intermediari, a quanto pare, traevano profitto, circa 500 euro, per ogni assunzione. Accompagnavano direttamente le donne dal datore di lavoro. Particolarmente significativa una conversazione intercettata da cui si ricava lo sfruttamento.

«Calmati un minuto, non mi fare impazzire, se vuoi lavorare lavora, altrimenti mi paghi la somma del taxi, più le altre somme dovute e vai dove vuoi, non posso farci nulla… vi ho portate qui, vi ho assunte, tu non conosci una parola in italiano e hai lo stipendio di 900 euro».

I NOMI

La gip distrettuale Chiara Esposito ha ordinato misure in carcere per Antonio Miletta, Tamila Chavleishvili, Monika Saraselia, Maia Gulkhadarashvili. Ai domiciliari Abesalomi Gogolisvili, Ana Kenkadze, Otari Kogua, Maria Lucia, Todua Soartak. Miletta è di Petilia Policastro, Maria di Isca sullo Jonio, Valentino di Borgia, gli altri indagati sono georgiani. Quattro gli immobili sequestrati tra Botricello e Cutro.

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