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La ruspa incendiata davanti al ristorante di Cirò Marina

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Atti alla Dda dopo le intimidazioni a Sammarco di Cirò Marina; L’imprenditore ha cantieri aperti sulla Statale


CIRÒ MARINA – L’ipotesi che viene ritenuta più concreta in ambienti investigativi è che sia in atto una ripresa in grande stile del racket delle estorsioni e che il “locale” di ‘ndrangheta di Cirò abbia preso di mira gli appalti della strada statale 106. Per questo i carabinieri hanno già informato la Dda di Catanzaro, oltre che la sostituta procuratrice di Crotone Gabriella Multari, che era di turno, l’altra sera, mentre si consumava una duplice intimidazione all’impresa Icmb di Giuseppe Sammarco, peraltro presidente provinciale di Ance. Un’impresa attualmente impegnata in cantieri sulla 106 a Soverato, dove sta realizzando la rampa che porta dallo svincolo all’ospedale, e a Montegiordano, dove sono in corso interventi di manutenzione. Ma la ditta, attiva dagli anni Ottanta, ha subito decine di intimidazioni.

Forse la cosca cirotana sta rialzando la testa dopo che alcuni suoi esponenti hanno finito di scontare la pena nell’ambito del maxi processo Stige, scaturito dall’ultima mega inchiesta su una delle organizzazioni più potenti della ‘ndrangheta, da sempre egemone nel Cirotano e nel Cosentino jonico e con propaggini in Nord Italia e all’estero. E ha rialzato la testa in maniera spregiudicata, temeraria. Senza tenere conto delle gravi conseguenze che il rogo appiccato alla pala meccanica (valore 50mila euro) custodita nel parcheggio del ristorante Kalhua poteva innescare. Le fiamme sono divampate mentre la gente andava a mangiare la pizza, poco prima delle 21. Ed è stato lo stesso proprietario del ristorante a domare l’incendio, prima che le lingue di fuoco potessero contagiare la struttura in legno in cui erano gli avventori.

Proprio nei giorni scorsi un’inchiesta della Dia di Catanzaro ha fatto luce su un sistema di estorsioni ruotante attorno al terzo megalotto della statale 106, nella Sibaritide, infliggendo un duro colpo al clan Abbuzzese, dominante in quell’area. Dalle conversazioni captate dagli inquirenti emerge che i dipendenti dell’impresa finita nel mirino, con esperienze di lavoro in tutta la Calabria e fuori regione, osservavano che è “matematico” che la ‘ndrangheta imponga tangenti sui lavori pubblici. In Calabria sarebbe la regola, l’imposizione del 3 per cento sull’importo dell’appalto. Una regola che si può scardinare soltanto denunciando, come emerso anche da quell’inchiesta.

Ma c’è qualcuno che forse vuole ripristinare il sistema che i pm antimafia con le loro inchieste stanno scompaginando e mettendo in crisi. Qualcuno che, l’altro giorno, prima, ha danneggiato il vetro di un furgone della ditta di Sammarco nel cantiere Anas di Soverato e poi ha appiccato il fuoco alla ruspa parcheggiata sul lungomare di Cirò Marina. L’imprenditore non ha fatto in tempo ad uscire dalla caserma dei carabinieri, dove si era recato per denunciare la prima intimidazione, che già si era materializzata la seconda.

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