L’informativa della Squadra mobile di Potenza del 12 marzo 2010
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Le ombre, i reati occultati e le altre bugie nascoste per avere il belvedere Postiglione in quella che è una maxi truffa toponomastica
POTENZA – Una maxi-truffa toponomastica sulla primogenitura nazionale delle radio libere e sulle qualità morali del compianto, pluripregiudicato capostipite di un piccolo ma agguerrito gruppo editoriale di Potenza. Con un evidente ritorno d’immagine per gli eredi, facile da monetizzare in un settore come quello della pubblicità e della comunicazione. Dove l’apparenza è fondamentale.
E’ questo lo scenario che si va ricomponendo attorno all’ultima di una serie di intitolazioni all’imprenditore radiofonico Bonaventura Postiglione, quella del belvedere del parco di Montereale, nella sua città. Con almeno una dozzina di amministrazioni raggirate in tutta Italia, o conniventi nell’impostura. O ancora raggirate ma incapaci di tornare sui loro passi, perché in preda alla vergogna per esserci cascate e timorose di ritorsioni.
Un po’ come le vittime delle televendite di Wanna Marchi che non hanno mai avuto il coraggio di uscire allo scoperto e denunciare. Mentre prosegue la mobilitazione di chi non perdona al patron di Radio Potenza Centrale la candidatura a governatore con i neofascisti di Forza Nuova, e gli contesta il titolo di “padrino” dell’etere italiano. Oltre a ripetuti accostamenti alla figura di un martire delle radio libere, nonché militante di Democrazia proletaria, come Peppino Impastato.
L’INFORMATIVA
A svelare chi fosse realmente il patron di Radio Potenza Centrale, morto nel 2013 a 65 anni, è un’informativa del 2010 dell’allora capo della squadra mobile della questura del capoluogo lucano, Barbara Strappato, di cui il Quotidiano è appena entrato in possesso. Una comunicazione di notizia di reato, per la precisione, che stride in maniera eclatante col profilo dell’uomo tracciato nella delibera di intitolazione approvata a fine dicembre dalla giunta comunale guidata dal “civico di centrosinistra” Vincenzo Telesca. Non tanto laddove l’imprenditore si descrive come «una straordinaria figura», ma quando si legge di un «uomo generoso, carismatico e rispettoso delle regole».
«Dagli accertamenti effettuati sulle risorse documentali e informatiche in possesso di questo Ufficio il predetto Postiglione risulta avere numerosi precedenti penali». Così invece la “cnr” numero 1000/10 del 12 marzo 2010 a firma Strappato. Segue l’elenco dei precedenti penali in questione: «omicidio colposo, reati contro la persona, emissione di assegni a vuoto, contravvenzione al codice della strada, danneggiamento, falsi in genere, sulle nuove norme di tutela del diritto di autore (sic), associazione per delinquere, calunnia, diffamazione, minaccia ed altro».
Nell’informativa non si fa menzione delle vicende dietro ognuna di queste accuse, ma in soccorso sul punto può arrivare l’archivio storico del più longevo tra i quotidiani locali distribuiti in Basilicata, la Gazzetta del Mezzogiorno. Un archivio digitale accessibile liberamente in rete, che gli addetti alla toponomastica del Comune di Potenza, e delle altre amministrazioni interessate, avrebbero potuto consultare senza troppa difficoltà. Tanto più che il regolamento per la toponomastica urbana del capoluogo lucano prevede che vengano trasmesse alla giunta «le motivazioni per l’intitolazione e l’esito delle ricerche effettuate», assieme alla «biografia essenziale in caso di nomi di persone fisiche».
Così però non è stato.
LE SMENTITE
Di fatto nella delibera sono stati copia-incollati ampi stralci di testi pubblicati, e tuttora leggibili, sul sito internet di Radio Potenza Centrale. Inclusa l’espressione «uomo generoso, carismatico e rispettoso delle regole», e il passaggio in cui si sostiene che «di recente, dopo un’attenta e documentata indagine conoscitiva, la Rea (RadioTelevisioni europee associate), presieduta dal dottor Antonio Diomede, ha riconosciuto la primogenitura radiofonica in Italia». Un’affermazione, quest’ultima, smentita almeno tre volte.
Una prima, subito dopo l’intitolazione del belvedere di Montereale, dalle tante sigle e associazioni che si sono sollevate ricordando il precedente di Radio Sicilia Libera di Danilo Dolci, nel 1970. Poi dal presidente della Rea in persona, Diomede, che nei giorni scorsi al sito “Lucania oggi” ha dichiarato che «non c’è alcun documento da me firmato che affermi questo», e che «non è sulla base di un’iscrizione alla camera di commercio che si può affermare quale sia stata la prima radio a trasmettere». Infine proprio dall’archivio digitale della Gazzetta del Mezzogiorno, che nel 2011 raccontava della contesa sulla “paternità” delle radio lucane tra Radio Potenza Centrale e Tp1, dando conto delle rivendicazioni di Postiglione sul titolo di «prima radio d’Italia».
L’articolo a firma di Lorenza Colicigno, infatti, cita quanto compariva già all’epoca sul sito di Radio Potenza Centrale a proposito di quell’iscrizione alla Camera di commercio di gennaio 1973 che ne avrebbe fatto «sicuramente la prima radio d’Italia». Lo stesso documento, insomma, che dieci anni dopo sarebbe stato riscoperto durante «l’attenta e documentata indagine conoscitiva» condotta da un consigliere della Rea, Tonino Luppino. E posto alla base del riconoscimento della «primogenitura radiofonica» nazionale.
LE VICENDE GIUDIZIARIE
La più datata tra le vicissitudini giudiziarie che riemergono dall’archivio del quotidiano di via Scipione l’Africano, a Bari, risale a luglio del 1971 ed è anche la più drammatica. Perché si parla di di un bambino di 9 anni, «Saverio Ginefra», travolto e ucciso mentre era in bicicletta a Villa d’Agri da una Renault di proprietà di un mobiliere di Potenza, e condotta «da Bonaventura Postiglione, pure del capoluogo».
Undici anni dopo, invece, il nome di Postiglione ricompare nella pagina dedicata alle «cronache della Basilicata» in un pezzo di «personaggi, fatti, curiosità nelle aule giudiziarie». Qui si dà conto di una sentenza di «non luogo a procedere per intervenuta amnistia nei confronti di Bonaventura Postiglione, 34 anni, potentino, accusato di appropriazione indebita per essersi impossessato – secondo il capo d’accusa – di 150 dischi a 33 giri, di un piccolo trasmettitore tv da 5 watts, e di altro materiale, di proprietà della emittente privata “Telepretoriauno” di Potenza».
A denunciare la sottrazione, stando a quanto riportato dalla Gazzetta, era il responsabile di Tp1, per il quale Postiglione avrebbe approfittato del compito di gestire l’emittente radiotelevisiva che gli area stato affidato.
Di possibili conseguenze giudiziarie per l’imprenditore radiofonico si dà conto anche in un pezzo di giugno del 1999, nel pieno della campagna elettorale per il rinnovo di sindaco e consiglieri comunali del capoluogo.
In questo caso a essere stigmatizzate sono le contumelie che Postiglione, in corsa per la fascia tricolore a capo della lista “Nuovo progetto” avrebbe rivolto al sindaco uscente, Domenico Potenza (Pds-Ds), in occasione di un confronto al teatro Stabile tra i candidati. Davanti ad «almeno duecento persone». Di qui la dissociazione pubblica degli organizzatori della Gazzetta del Mezzogiorno, e l’annuncio di azioni giudiziarie a tutela del «buon nome del proprio ufficio» da parte di Potenza.
Ultimo “caso”: le presunte firme false a sostegno della lista Forza Nuova – Nuovo Progetto alle elezioni regionali del 2000. Qui però il nome del candidato governatore Postiglione risulta associato, a livello di cronaca, alla vicenda finita nel mirino dei pm di Matera, sebbene l’articolo non evidenzi alcuna contestazione a suo carico.
L’ELENCO DELLE INTITOLAZIONI
Da giugno del 2021 a oggi sono state almeno 13 le amministrazioni, molte delle quali di centrosinistra, che hanno intitolato luoghi pubblici al fondatore di Radio Potenza Centrale. Da Cittiglio, in provincia di Novara, a Potenza. Spesso con delibere in ciclostile, caratterizzate dagli immancabili riferimenti all’«uomo generoso, carismatico e rispettoso delle regole», e all’ «attenta e documentata indagine conoscitiva» che gli avrebbe restituito il titolo di fondatore della prima radio libera italiana.
Nell’archivio delle delibere del Comune di Melfi, ad ogni modo, non risultano atti relativi all’intitolazione di cui fanno menzione alcuni articoli pubblicati sulla testata d’informazione del gruppo editoriale Postiglione, Cronache Lucane, con tanto di dichiarazioni del sindaco, di centrodestra, Giuseppe Maglione.
La maggior parte delle amministrazioni intitolanti, come Cittiglio, Maschito, Castelmezzano, Lauria, Maratea, Missanello, Nemoli, Moliterno e Maierà, in provincia di Cosenza, hanno optato per una formula un po’ più moderata, tipo: “Radio libere 1976” col sottotitolo “nel ricordo di Nino Postiglione”. Inclusa Lagonegro dove l’intitolazione riguarda un parco giochi per bambini. Non proprio il luogo ideale pensando alle storie riportate alla luce dall’archivio della Gazzetta del Mezzogiorno.
Di diverso avviso altre amministrazioni come Potenza, Pietragalla e Ruoti, che hanno intitolato direttamente a “Nino Postiglione”. Idem la giunta regionale guidata dal governatore, nonché ex comandante in seconda della Guardia di finanza, Vito Bardi, che un mese fa ha ricevuto persino un premio in ricordo dell’imprenditore radiofonico in occasione del “galà”, organizzato dai figli, coi finti fotografi di Sky, Euronews, Il Giornale e Repubblica. A lui e soltanto a lui nel 2023 Bardi ha dedicato la sala stampa attigua al Consiglio regionale. Il tutto sulla scorta di una mozione proposta da due consiglieri FdI, Vincenzo Baldassarre e Giovanni Vizziello, e approvata dalla maggioranza regionale, di centrodestra, con l’astensione di Pd e M5s. Lo stesso Vizziello che alle ultime elezioni si è ripresentato, ed è stato rieletto, nella coalizione di centrosinistra, all’interno della lista degli ex laici cattolici lucani, Basilicata casa comune.
LE RESISTENZE
A maggio del 2023, in seguito al riemergere dei trascorsi politici di Postiglione, un’unica intitolazione revocata dalla giunta di Brienza, all’epoca guidata dal sindaco Antonio Giancristiano, in ossequio a una precedente dichiarazione di antifascismo del Comune.
Resta fermo sulla sua decisione, d’altro canto, il sindaco di Potenza Telesca, che in campagna elettorale si fatto spesso accompagnare da uno dei figli di Postiglione, Giuseppe, più volte implicato a sua volta in complesse vicende giudiziarie.
Nelle ultime settimane, replicando a chi gli ha chiesto di revocare l’intitolazione, il primo cittadino ha negato che si tratti di una cambiale da pagare alla famiglia dell’imprenditore per il suo sostegno elettorale.
Telesca ha anche negato che la proposta gli sia arrivata dai familiari attribuendo l’iniziativa all’associazione di radio private di Diomede e Luppino, quindi ha provato a ricompattare la sua maggioranza scossa nel profondo dagli interventi a difesa di Postiglione, e dell’intitolazione, del segretario nazionale di Forza Nuova, Roberto Fiore. Al punto che Pd, M5s e Avs sono già usciti allo scoperto chiedendo pubblicamente una revoca della delibera in questione.
Il sindaco ha ricordato una mozione a sua firma del 2021 a favore dell’intitolazione, che nella scorsa consiliatura venne sostenuta da tutto il centrosinistra. Sebbene mai approvata. Poi ha dichiarato che l’ «azione in memoria di Postiglione è sempre stata, pure pubblicamente, sostenuta dai vertici anche nazionali del Pd e suoi alleati». Sul punto, però, nei giorni scorsi è arrivata la netta smentita da parte del capo della segreteria nazionale e del responsabile organizzazione del Nazareno tra il 2021 e il 2023: il senatore Marco Meloni e il deputato Stefano Vaccari.
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