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Una conoscente di Rosa Vespa, la donna in carcere per il rapimento della piccola Sofia, incredula: «Non mi sono accorta della fragilità».
COSENZA- Ieri pomeriggio, 23 gennaio 2025, Rosa ha incontrato la sua legale alla quale ha espresso, senza alcune riserve, il suo stato d’animo e la sua reale condizione. Con lei ha ripercorso il pomeriggio di martedì scorso quando si è presentata con una mascherina nella stanza di Valeria, la mamma di Sofia, e con grande naturalezza ha recitato il ruolo della puericultrice che avrebbe dovuto cambiare e lavare la bambina.
Ci aveva già provato con un’altra mamma, anche lei degente della clinica “Sacro Cuore” ma il cambio di pannolino, in quel caso, era stato effettuato da poco tempo e aveva ricevuto un rifiuto. Valeria, invece, gliel’ha consegnata la sua Sofia, perché il bagno della sua camera non consentiva di poter effettuare le operazioni di pulizia necessarie alla sua bambina. E appena avuto tra le braccia l’oggetto del suo desiderio, Rosa si è diretta verso l’entrata della clinica dove ad attenderla c’era suo marito con una culletta portatile di colore grigio.
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Ma la donna – si vede chiaramente dalle immagini – dopo aver tentato frettolosamente di adagiarla all’interno, tenendola in braccio si é diretta verso l’uscita seguita dal marito. Si sono poi allontanati in fretta a bordo della loro auto diretti verso casa, a Castrolibero, per festeggiare l’arrivo di Ansel, il bambino che nella mente di Rosa sarebbe nato l’8 gennaio scorso, rendendola finalmente madre. Il nome che aveva scelto per lui era un diminutivo di Anselmo, il nome di suo padre scomparso all’incirca due anni fa e al quale era molto legata. E poi la festa a casa tutta adornata di azzurro, anche Sofia è stata spogliata e rivestita con una tutina cerulea.
Sembrava tutto perfetto fino all’arrivo dei poliziotti che l’hanno riportata alla triste realtà: non era lei la madre di quella neonata che dormiva nella stanza accanto al soggiorno dove si stavano svolgendo i festeggiamenti, ma un’altra donna, Valeria, che quella bambina l’ha portata in grembo e l’ha partorita per davvero. È stato breve il tempo della felicità per Rosa. Nel giro di poche ore è passata dall’essere finalmente quella madre che aveva sempre desiderato diventare, a imputata per sequestro di minore. Prima é stata portata in Questura per l’interrogatorio e poi in carcere mentre tutti, ormai, erano a conoscenza del suo castello di bugie che aveva costruito mattone su mattone, e che improvvisamente si sgretolava sotto gli occhi di tutta Italia che sul suo profilo Facebook le ha riversato addosso tutto il suo disprezzo.
Per nove mesi Rosa si é comportata come una donna in attesa. Ha acquistato il corredino, rigorosamente azzurro, e persino la sua biancheria intima, quella adatta a una donna in procinto di partorire. Chiedeva consiglio su cosa bisognasse mettere nella valigia da portare in clinica. Con tutti manifestava la sua grande soddisfazione per il sogno che stava realizzando: diventare finalmente madre. Un’ossessione per Rosa la maternità che l’ha portata a trasformarsi, nell’immaginario collettivo, in una strega che porta via i bambini alle madri. Ma chi é questa donna di 51 anni balzata agli onori della cronaca dopo una vita passata ad essere una figlia e una sorella amorevole?
È difficile, dopo l’incursione dei giornalisti delle maggiori testate d’Italia, riuscire a trovare qualcuno che ha voglia di raccontare quella che fino a pochi giorni fa era amica e vicina di casa. Ma c’è chi rinunciando a stare dalla parte dei colpevolisti, riesce ancora a trovare dentro di sé un barlume di umanità e parlare di Rosa come una donna abile sì nel nascondere il suo disagio, ma piena di fragilità.
«E non potrebbe essere altrimenti – confida una persona che Rosa la frequentava e non vuole, però, comparire -. Mai avrei immaginato che sarebbe arrivata a questo punto e mi dispiace di non essere riuscita a cogliere la sua disperazione. Sono dispiaciuta per la sua famiglia, per sua madre e per sua sorella. Immagino quello che stanno vivendo in questo momento». Rosa la si vedeva spesso in compagnia di sua madre mentre l’accompagnava a fare la spesa. Era amorevole con lei, così come con sua sorella. Entrambe amavano i cani, se ne prendevano cura. È stato un pomeriggio intenso ieri per gli avvocati Teresa Gallucci e Luca Garritano, legali di Rosa e Moses.
Sono ben consapevoli di avere tra le mani una storia difficile, che va letta e gestita con l’attenzione che merita. Anche per Sofia e la sua mamma che hanno diritto a un po’ di pace dopo l’uragano che le ha attraversate. E il pm Tridico, intanto, lavora sul ruolo che ha avuto Moses nel sequestro della bambina che potrebbe trasformarsi nel principale accusatore della moglie. In tanti non credono alla sua estraneità dei fatti ma solo indagini accurate potranno dare le risposte che il magistrato sta cercando. Si passa al setaccio anche la vita di Rosa, il suo passato di sindacalista degli edicolanti, le sue profezie sui social e il suo grande, distruttivo disagio.
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