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Bovalino, i due sono accusati dell’omicidio dell’ex commerciante di 54 anni di San Luca trovato morto in uno stabile
I carabinieri del nucleo investigativo di Locri (Reggio Calabria), con il supporto del nucleo operativo e radiomobile della compagnia locale e della Stazione di Bovalino, hanno eseguito i fermi di indiziato di delitto nei confronti di due fratelli, di cui uno minorenne.
I due sono accusati di aver ucciso il padre l’11 gennaio scorso, oltre che di occultamento di cadavere e porto abusivo di arma comune da sparo.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Locri, diretta da Giuseppe Casciaro e dalla Procura per i minorenni di Reggio Calabria, diretta da Roberto Di Palma, supportate da sistemi di videosorveglianza e dalle dichiarazioni del figlio maggiore, hanno permesso di ricostruire l’accaduto.
I DISSIDI IN FAMIGLIA
Durante una discussione accesa tra i tre, nata da dissidi familiari di lunga data, il maggiore dei fratelli avrebbe esploso alcuni colpi di pistola calibro 38 contro il padre, uccidendolo sul colpo. Subito dopo, i due avrebbero provveduto a nascondere il corpo in un locale interrato dell’abitazione e a far sparire l’arma del delitto.
OMICIDIO A BOVALINO, LE INDAGINI
Sin dalle prime fasi, l’attività investigativa si è rivelata complessa. La scena del crimine presentava elementi anomali che hanno insospettito gli inquirenti fin dal primo intervento. Il ritardo nella richiesta di soccorso – avvenuta solo il giorno successivo al delitto – ha rappresentato un primo campanello d’allarme, portando a un accurato sopralluogo da parte dei Carabinieri nell’abitazione della vittima.
Le indagini si sono avvalse di strumenti tecnologici, tra cui l’analisi dei sistemi di videosorveglianza presenti sul territorio, che hanno contribuito in modo determinante a chiarire parte della dinamica dei fatti. Le stesse integrate dalle dichiarazioni rese dal figlio maggiore, che si è presentato spontaneamente in caserma accompagnato dai suoi legali. Durante l’interrogatorio, il giovane ha anche indicato il luogo si erano disfatti dell’arma del delitto. Il rinvenimento dell’arma e dell’autovettura della vittima, ottenuto grazie a ricerche serrate e metodiche, ha consolidato il quadro accusatorio e consentito di avviare accertamenti balistici e tecnici che saranno fondamentali per ricostruire con precisione gli eventi.
IL RITROVAMENTO DELL’ARMA
L’arma del delitto, una pistola a tamburo calabro 38 priva di matricola, trovata in un’area isolata del comune di Ardore all’interno di un sacco contenente anche bossoli e munizioni, tutte dello stesso calibro. Materiali sequestrati per le necessarie analisi tecniche. Inoltre, il 18 gennaio, è stata recuperata l’autovettura del padre, nascosta in una zona remota di Bovalino. Entrambi i ritrovamenti sono stati sottoposti ad accertamenti approfonditi da parte del personale specializzato della SIS del Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria e del RIS di Messina, al fine di raccogliere ulteriori elementi probatori.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Locri e dalla Procura per i Minori di Reggio Calabria, mirano a delineare ogni dettaglio di questa vicenda drammatica. Verificando eventuali responsabilità di terzi. Gli investigatori stanno esaminando con attenzione i rapporti familiari e i contesti personali dei coinvolti per ricostruire il movente e le dinamiche che hanno portato al tragico epilogo. I due fratelli arrestati si trovano attualmente a disposizione delle autorità giudiziarie.
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