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In Italia l’energia più cara: le bollette di luce e gas potrebbero costare all’intero sistema imprenditoriale italiano ben 13,7 miliardi di euro in più rispetto al 2024, con un aumento del 19,2%. Due le cause che storicamente portano ad avere prezzi più alti: il mix energetico del Paese e gli oneri di sistema


Nel nostro Paese si paga la bolletta energetica più salata d’Europa, addirittura oltre il doppio rispetto alle altre nazioni: 142 euro al megawattora contro i 70 euro della Francia, i 101 della Germania e gli 86 della Spagna. E nei prossimi mesi si prospetta un peggioramento della situazione. A confermarlo sono più studi: da quello del centro studi di Assolombarda elaborato su dati del Gestore dei Mercati Energetici (Gme) a quello di Cgia Mestre, da quello di Confindustria a quello di Confartigianato. Ma la domanda sorge spontanea: perché in Italia la bolletta è così cara? Due sono le cause: gli oneri generali di sistema e il mix energetico. Inflazione energetica in forte aumento, prezzi alle stelle di elettricità e gas con un impatto “insostenibile” mettono in ginocchio le piccole e medie imprese e in grosse difficoltà le famiglie italiane.

IN ITALIA L’ENERGIA PIÙ CARA D’EUROPA

Quest’anno, le bollette di luce e gas potrebbero costare all’intero sistema imprenditoriale italiano ben 13,7 miliardi di euro in più rispetto al 2024, pari a un aumento del 19,2%. In totale, la spesa complessiva dovrebbe toccare gli 85,2 miliardi: di questi, 65,3 sarebbero per l’energia elettrica e 19,9 per il gas. A pagare il conto più salato dovrebbero essere le imprese del Nord. Lo calcola la Cgia basandosi su un’ipotesi del prezzo medio dell’energia elettrica nel 2025 di 150 euro per MWh e del gas a 50 euro per MWh; mantenendo così una proporzione di tre a uno tra le due tariffe, come si è verificato nei due anni precedenti.

Per quanto riguarda i consumi, si è fatto riferimento ai dati del 2023 e si è ipotizzato che rimangano costanti anche nei successivi due anni. Se analizziamo questo costo aggiuntivo stimato di 13,7 miliardi di euro per quest’anno, notiamo che quasi 9,8 miliardi (+17,6 per cento rispetto al 2024) riguarderebbero l’energia elettrica e 3,9 miliardi (+24,7 per cento) il gas.

GLI EFFETTI SUI BILANCI DELLE IMPRESE

Anche se quest’anno ci aspettiamo un aumento importante dei costi energetici, questo sarà comunque molto inferiore a quanto abbiamo vissuto durante il periodo più critico della recente crisi energetica che ha colpito tutta Europa tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2023. È importante ricordare, sottolinea la Cgia, che oggi “non abbiamo più quelle misure pubbliche adottate all’epoca che hanno aiutato a contenere gli aumenti delle bollette sia per le famiglie che per le imprese: stiamo parlando di un totale di ben 92,7 miliardi di euro”. Solo la Germania ha stanziato una cifra maggiore pari a 157,7 miliardi; va detto, però, che i tedeschi hanno il comparto manifatturiero più importante d’Europa e affrontano inverni più lunghi e freddi rispetto ai nostri. Senza contare che a partire da aprile 2024, l’andamento del prezzo in Italia è aumentato rapidamente, raggiungendo a fine anno i livelli registrati a ottobre 2023.

Quest’anno gli effetti dell’aumento delle bollette potrebbero farsi sentire pesantemente sui bilanci sia delle imprese che delle famiglie con rischi di provocare una spirale inflazionistica, spiega la Cgia. Per contrastare il rallentamento economico bisogna evitare il crollo dei consumi interni e spendere le risorse del Pnrr, pari a 130 miliardi di euro. Secondo la Bce l’utilizzo delle risorse farà aumentare in via permanente il nostro Pil nello scenario migliore dell’1,9 per cento fino al 2026 e dell’1,5 per cento fino al 2031.

IN ITALIA L’ENERGIA PIÙ CARA: GLI SCENARI REGIONALI

A livello regionale, visto che la maggioranza delle attività produttive e commerciali sono ubicate al Nord, i rincari di luce e gas interesseranno, in particolare, la Lombardia con un aggravio di 3,2 miliardi di euro, l’Emilia Romagna con +1,6 miliardi, il Veneto con +1,5 e il Piemonte con +1,2. Il tema, tra l’altro, era stato sollevato già lo scorso anno, considerato che le nostre pmi avevano pagato l’elettricità il 9,9% in più rispetto alla media Ue e, nel biennio 2022-2023, questo gap di prezzo si era tradotto in 11,8 miliardi di euro di maggiori costi rispetto ai competitor europei.

Un’indagine di Confartigianato, in particolare, aveva individuato un prezzo netto medio di 28,44 centesimi/euro per kWh, che aveva posto l’Italia al quinto posto tra i Paesi dell’Unione economica e monetaria (Uem). Tra le regioni a subire il maggiore extra-costo per l’energia elettrica rispetto all’Ue nel biennio 2022-2023, in testa la Lombardia con 2,35 miliardi di euro, seguita da Veneto (1,22 miliardi), Emilia-Romagna (1,19 miliardi), Piemonte (990 milioni), Lazio (863 milioni), Toscana (850 milioni), Campania (774 milioni), Sicilia (586 milioni) e Puglia (574 milioni), mentre a livello provinciale, il salasso di maggiori oneri per l’elettricità aveva colpito soprattutto Roma (596 milioni), seguita da Milano (523 milioni) e Torino (430 milioni).

IL COMMENTO DI CONFINDUSTRIA

Con queste cifre, ha commentato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, “è logico che per noi il tema energia è un tema fondamentale da affrontare”. A questo punto, “se non abbiamo un prezzo unitario europeo dell’energia, l’Europa deve reagire come ha reagito quando c’è stato il Covid con i vaccini”.

Con 49.331 GW/h di consumi elettrici registrati nel 2023, pari al 23,8 per cento del totale nazionale, la Lombardia è la regione che ha le imprese più energivore d’Italia. Seguono le realtà produttive del Veneto con 22.578 GW/h (10,9 per cento del totale) e l’Emilia Romagna con 20.934 GW/h (10,1 per cento del totale). Sui 207.434 GW/h consumati a livello nazionale, il 61,3 per cento è attribuibile alle imprese del Nord. Anche per quanto riguarda il gas, la regione che nel 2023 ha censito i consumi più elevati è Lombardia con 48.201 GW/h (22,4 per cento del totale nazionale). Seguono l’Emilia Romagna con 35.828 GW/h (16,7 per cento) e il Veneto con 26.057 GW/h (12,1 per cento).

IN ITALIA L’ENERGIA PIÙ CARA: LE CAUSE

Dietro a numeri che lasciano senza parole, si nascondono le motivazioni del caro bollette made in Italy. Principalmente a gravare sulla spesa energetica ci sono gli oneri generali di sistema, che sono una “tassa” imposta dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) a copertura dei costi delle attività per il sistema elettrico: un “balzello” che troviamo nelle varie voci della bolletta e, ovviamente, è pagato direttamente dai consumatori.
La spesa per gli oneri di sistema, che finanziano tra l’altro anche gli incentivi alle fonti rinnovabili, ammonta al 20% circa del totale della bolletta per i clienti domestici residenti. Per i non residenti, la quota impenna fino al circa 40% dell’importo della bolletta stessa.

Il secondo motivo è anche il mix energetico: in Italia, infatti, il gas naturale riveste ancora un ruolo cruciale nella produzione dell’elettricità (circa il 40%). Questo significa che l’elevata volatilità delle quotazioni gas all’ingrosso, ovvero il Punto di Scambio Virtuale italiano (Psv), ha un impatto diretto sul prezzo dell’elettricità all’ingrosso. Quando oscilla il prezzo all’ingrosso Psv, impenna anche il prezzo all’ingrosso (Prezzo Unico Nazionale, l’incide per la luce (Pun), con conseguenze inevitabili in bolletta. Nei Paesi dell’Unione europea in cui la dipendenza dal gas è nettamente inferiore, l’energia elettrica registra tariffe più basse. Basta dare uno sguardo alla Francia e alla Spagna, dove le bollette luce hanno costi più contenuti rispetto a quelli italiani.


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