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Martino Tarasi

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Riparte da capo a Brescia l’udienza preliminare contro un’associazione a delinquere con al vertice il nipote del boss Arena di Isola


ISOLA CAPO RIZZUTO – Si è perso un anno inutilmente. L’udienza preliminare è tutta da rifare davanti al gup di Brescia, chiamato a pronunciarsi su una presunta organizzazione criminale di cui avrebbero fatto parte, oltre a esponenti della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, anche imprenditori e commercialisti del Nord. Il precedente gup, in accoglimento di un’eccezione difensiva, ha presentato una dichiarazione di astensione sia nel rito ordinario che in quello abbreviato poiché ha svolto anche le funzioni di gip autorizzando la proroga di alcune intercettazioni telefoniche.  Il presidente del Tribunale ha accolto la dichiarazione di astensione e ha individuato un nuovo gup che ha già calendarizzato una serie di udienze fino a metà luglio 2025.

Sono in tutto 62 le persone nei cui confronti la Dda di Brescia ha chiesto il rinvio a giudizio. Associazione per delinquere, con l’aggravante di aver agevolato le attività della nota cosca ‘ndranghetistica del Crotonese, con attività di usura, ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, favoreggiamento, nonché reati tributari e fallimentari le accuse ipotizzate.

Buona parte degli imputati ha scelto il rito abbreviato che era ormai alle battute finali. La pm antimafia Claudia Moregola, in particolare, ha chiesto, nel troncone processuale che si stava celebrando col rito abbreviato, 38 condanne e una sola assoluzione. La pena più alta, a 18 anni di reclusione, è stata chiesta per Martino Tarasi, nipote del boss Nicola Arena, deceduto qualche anno fa. Ma è da rifare anche la requisitoria.

L’inchiesta, due anni e mezzo fa, portò a 33 arresti per un giro di fatture false per oltre 20 milioni di euro. E fece luce sulla presunta associazione a delinquere di cui avrebbero fatto parte, oltre a esponenti della cosca Arena, professionisti contabili del Nord che  avrebbero ideato e messo in atto modelli seriali di evasione fiscale a beneficio delle società riconducibili al sodalizio criminale. Imprenditori e commercialisti del Nord, secondo la ricostruzione della Dda di Brescia, andavano a lezione di false fatturazioni dal nipote del boss di Isola Capo Rizzuto. È quella parte di Nord a cui i soldi sporchi, i soldi facili, i soldi della mafia non fanno schifo.

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