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Parla di uguaglianza il Presidente della Repubblica; la scossa arriva a Militello dove Mattarella ha dichiarato: “Stop ai divari Nord – Sud”


«E indispensabile garantire in tutto il nostro Paese servizi e collegamenti adeguati e condizioni di pienezza di cittadinanza per tutti i cittadini»,
Cosi Mattarella parlando a Militello in provincia di Catania, davanti ai sindaci della zona.
Il Presidente in questi ultimi mesi non manca le occasioni per ricordare che i servizi che devono esistere nelle varie realtà, Sud e Nord, realtà agricole e industriali, interne e marine, devono essere uguali. D’altra parte tale invito fa parte delle sue prerogative e l’articolo 87 della Costituzione italiana lo dice espressamente: “Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale”.

UNITA’ UGUALE UGUAGLIANZA

Unità vuol dire anche uguaglianza di diritti in qualunque parte del Paese ci si trovi. E la sentenza ultima della Consulta, a proposito di autonomia differenziata, ha evidenziato come la nostra Costituzione preveda uguali diritti e doveri per tutti i cittadini e che quindi diversificare alcune funzioni è possibile solo se tale dettato é garantito.
La visita recente peraltro che aveva fatto a Caivano andava nella stessa direzione. Quella di assicurare che le periferie del Paese possano essere considerate adeguatamente, per evitare che siano dominate da una criminalità che le rende zona franca rispetto alle regole di convivenza esistenti in tutte le altre parti. Nelle quali è possibile che la dispersione scolastica arrivi fino al 30%, senza che vi sia alcun intervento da parte delle forze dell’ordine rispetto ad un dovere fondamentale delle famiglie e dello Stato, per evitare che invece di formare cittadini consapevoli si crescano soggetti senza quella educazione civica e quella consapevolezza dei propri doveri di informazione che consenta loro di fare le proprie scelte di elettorato attivo in maniera consapevole.

L’uguaglianza nel discorso alla Nazione di fine anno

Anche nel suo discorso alla Nazione di fine anno, il problema delle disuguaglianze è stato messo in evidenza da un Presidente che nel secondo settennato, dopo una serie di eventi che stanno sempre più spaccando il Paese, ha compreso in modo molto chiaro che il pericolo di derive indipendentiste e separatiste sono sempre all’angolo.
Il richiamo alla giustizia e alla Costituzione è però insufficiente se non si afferma in modo chiaro e inequivocabile che il ricorso alla spesa storica deve assolutamente essere superato.
Non è assolutamente possibile che si sia evidenziato in maniera chiara che nascere a Sondrio significa avere un patrimonio di spesa pubblica diverso dal nascere a Reggio Calabria e non fare nulla perché questa situazione venga mutata, anzi sembra che a volte con le singole determinazioni proveniente dalle nuove leggi si incrementi la distanza tra le varie parti.
Nemmeno le risorse aggiuntive provenienti dalla Unione Europea sono sufficienti a riaggiustare il conteggio a favore di una uguaglianza di risorse destinate.

LE RISORSE DALL’UE

Eppure ciò che che proviene dall’Unione Europea dovrebbe essere aggiuntivo rispetto alle risorse ordinarie che dovrebbero essere equidistribuite in tutte le realtà del Paese.
E invece si assiste ad una sanità che in una parte crolla, mentre in altre diventa sempre più di eccellenza. Gli episodi verificatisi recentemente a Palermo di una donna e un uomo, rimasti rispettivamente per 7 e per 15 giorni su una barella in attesa di subire gli interventi previsti e necessari, morti senza alcun soccorso dimostrano che stiamo superando i limiti della tollerabilità.
Come anche l’evidenza che l’età media è inferiore di tre anni nell’area più povera dimostra come l’obiettivo di uguali diritti nelle diverse parti del Paese è lontano.
Che non si possa, con le condizioni di bilancio esistenti nel nostro Paese, superare il divario nei diritti esistenti é evidente. Ma che bisogna lavorare per avere livelli uniformi e non essenziali in tutte le parti é altrettanto indispensabile.

Ma deve essere chiaro a tutti che tale obiettivo non potrà essere raggiunto se i livelli di crescita continueranno ad essere quelli che si sono avuti negli ultimi anni, e cioè di zero virgola qualcosa. E che tali incrementi non potranno che portare a esigenze contrapposte: da un lato di un Nord che necessita di avere servizi sempre più innovativi per competere con il centro Europa, con gli Usa ma anche con i nuovi entranti ormai protagonisti dei mercati come Cina e India, dall’altro di un Mezzogiorno che sempre più si rende conto di essere una colonia interna, con diritti alla mobilità, alla sanità, all’occupazione, alla formazione diversi rispetto alla parte ricca del Paese.

UN PROGETTO SERIO DI SVILUPPO

Per questo è necessario un progetto serio di sviluppo e non incentivi a pioggia che garantiscano un consenso elettorale al Governo in carica. Per questo è indispensabile che vi sia, soprattutto vista la stabilità recentemente acquisita dalle forze di maggioranza, un progetto a lungo termine che guardi ai prossimi 10 anni. Nel quale è necessario stabilire quali debbano essere le dimensioni della crescita del Pil in tali realtà e conseguentemente dell’occupazione, avendo come obiettivo quello di poter far lavorare una persona su due, come avviene nelle realtà più evoluta dell’Italia, come l’Emilia-Romagna, utilizzando il capitale umano disponibile nelle aree dove esso é presente, magari introducendo forme di penalizzazione per chi vuole continuare ad investire nelle aree ormai estremamente congestionate.

Resta marginale l’incremento del manufatturiero al Sud

A oggi un progetto del genere non è presente. Il tema dell’incremento del manifatturiero nelle realtà meridionali rimane assolutamente marginale e non fa parte di un dibattito che coinvolge tutti gli operatori presenti.
Al di là di nuove locomotive, vere o inventate, e di dichiarazioni più o meno trionfalistiche il vero tema rimane quello di un progetto definito nei contenuti e negli obiettivi, che trovi poi nella amministrazione di ogni giorno la coerenza necessaria perché non si trasformi in grida manzoniane.
In tale operazione, anche l’opposizione dovrebbe assumere un ruolo determinante invece di giocare una partita a distruggere, come sta avvenendo con il progetto del Ponte sullo stretto di Messina.
Occupandosi non solo di fare la battaglia per proteggere l’esistente nella occupazione e nel manifatturiero, ma di intestarsi quella per costruire il nuovo percorso che serve al Paese, uscendo dall’equivoco che la vede sempre a proteggere gli interessi della parte nord per cui viene individuato addirittura un Partito Unico del Nord che al momento opportuno, quando si tratta di difendere gli interessi di una part, si trova compatto e unito come sta avvenendo per la legge salva Milano voluta da Sala e approvata in prima lettura da maggioranza e opposizione. Si tratta di un’evoluzione importante per tutte le forze che richiede una capacità di innovazione non comune.


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