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Palazzo Chigi lavora a un ricorso da depositare alla Consulta contro la “legge De Luca”, ideata per aggirare la restrizione sul terzo mandato; L’obiettivo di FdI è strappare alla Lega Veneto e Friuli, da tempo nel mirino della premier Meloni che punta a conquistare il Nord. Sulla stessa linea Elly Schlein, che ha deciso di non sostenere De Luca
Quando giovedì Giorgia Meloni riunirà il Consiglio dei ministri – il primo del 2025 – spiegherà alla squadra di governo il “no” al terzo mandato per i presidenti di Regione. Non importa se qualcuno alzerà il dito per opporsi: la presidente del Consiglio ha deciso il da farsi.
Da giorni gli uffici del legislativo di Palazzo Chigi lavorano a un ricorso da depositare alla Corte costituzionale. Raccontano che starebbero sistemando gli ultimi dettagli. Ricorso che viene visto positivamente anche da Stefano Ceccanti, costituzionalista e già parlamentare del Pd: «L’impugnativa del governo, che si basa sul principio che il tetto dei due mandati sia autoapplicativo, mi sembra maggioritaria nella dottrina costituzionalista e mi sembra anche convincente».
Venerdì scadrà il termine ultimo per presentarlo, visto che quel dì sarebbero passati 60 giorni dall’approvazione in Consiglio regionale della cosiddetta “legge De Luca”. Con una mossa delle sue, il governatore campano ha recepito l’indicazione dell’Esecutivo di porre limite ai due mandati, ma cancellando il pregresso, il che gli consentirebbe di ripresentarsi nel 2025 come se non avesse svolto l’incarico di presidente della Regione.
LA BAGARRE NELLA MAGGIORANZA
Il ricorso, va da sé, ha un risvolto politico. Perché il reale obiettivo della premier non è il presidente della Campania, ma il partito di Matteo Salvini. La Lega guida infatti Veneto e Friuli con Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, due presidente in scadenza nel 2025.
È noto che Fratelli d’Italia punti a conquistare il Nord. E a via della Scrofa hanno già in mente una serie di profili marcatamente “meloniani” da presentare quando si siederanno al tavolo con gli alleati. Il ragionamento delle truppe di FdI suona così: sono mutati gli equilibri di coalizione, ora siamo noi il partito maggioritario della compagine, e dunque tocca a noi la scelta della candidatura di una Regione strategica come il Veneto, e lo stesso varrà per il Friuli Venezia-Giulia.
La Lega, va da sé, sta facendo muro. Non a caso sono uscite in batteria una serie di figure di primo piano. Gianmarco Centinaio, senatore e vicepresidente del Senato, ha dichiarato: «Non vedo perché un cittadino italiano non possa ricandidarsi per la terza volta a fare il presidente della Regione. Non si vuole permettere a Zaia di decidere se candidarsi per un altro mandato o no. C’è un’ambizione politica, è evidente, diversi colleghi di FdI l’hanno detto chiaramente. Nel momento in cui si toglie a Zaia la possibilità di ricandidarsi, c’è l’ambizione a candidare uno di loro». E ancora: «Mi auguro che in Consiglio dei ministri ci sia un dibattito».
Dopodiché tocca a Luca Zaia, governatore del Veneto in scadenza nel ‘25: «Se il governo dovesse impugnare la legge della Regione Campania sul terzo mandato, non sarebbe una pietra tombale».
Il ruolo di Forza Italia
In questo contesto Forza Italia spalleggia la presidente del Consiglio, anche perché gli azzurri intendono giocarsi le loro carte, visto che ormai rappresentano la seconda forza della coalizione. Tajani non farà muro in Consiglio dei ministri, ma accompagnerà il ragionamento della premier. Cosa che non farà Salvini. Il vicepremier leghista si ritroverà a difendere Zaia e Fedriga, due altissimi dirigenti di via Bellerio che non si possono certo ascrivere al correntone “salvianiano”. Tutto questo si vedrà fra 24 ore in un Cdm che non si occuperà solo del terzo mandato, ma che dovrà affrontare altri nodi delicati come la sostituzione di Elisabetta Belloni al vertice del Dis.
LA SPONDA DEL PD
Sull’altro fronte la mossa del governo farebbe gioco a Elly Schlein, che ha già deciso di non sostenere De Luca. La segretaria del Pd vuole liberarsi dei cosiddetti “cacicchi” dei territori, proponendo profili alternativi. Dibattito aperto anche nel centrosinistra sul terzo mandato. Osvaldo Napoli di Azione si interroga in questi termini: «Esiste una rissa tutta politica e priva di qualsiasi costrutto per impedire ai presidenti con due mandati di ricandidarsi. Non si è levata una sola voce per affrontare la questione in termini di opportunità istituzionale. Si vuole provare, per fare un solo esempio, a distinguere fra candidati a funzioni di rappresentanza (nei Comuni e nelle Regioni) o legislative (Parlamento) e candidati a funzioni esecutive?».
Di sicuro l’Esecutivo non si farà influenzare dalla discussione politica in atto. Meloni e i suoi sono convinti che la strada intrapresa sia quella corretta e non temono una piazzata giovedì in Cdm. La tesi meloniana è quella esplicata da Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, al programma ReStart di SkyTg24. Una tesi che rimanda alla rottamazione di renziana memoria: «Terzo mandato? Io non ho simpatia nei confronti di Stefano Bonaccini, però gli va dato atto di aver affermato una cosa assolutamente condivisibile. Lui, che è sempre stato a favore del terzo mandato, a differenza del suo partito, dice anche che le leggi vanno rispettate e aggiunge che è necessario favorire un ricambio generazionale».
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