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Giorgia Meloni durante la conferenza stampa

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La premier Meloni dimentica l’Europa, interpreta Donald Trump e difende Elon Musk: ”Lo attaccano perché non è di sinistra come Soros”


Il trumpismo dichiarato. La fascinazione per Elon Musk che “guai a mettergli addosso la lettera scarlatta solo perché non è di sinistra perché allora cosa dovremmo dire di altri miliardari al servizio della sinistra come Soros”. E poi le riforme “avanti spediti come promesso a cominciare da quella sulla giustizia”. Così come sui centri in Albania “perché l’Europa è con noi e lo sarà anche la Corte di Giustizia europea”. Lo stop al terzo mandato per i governatori e l’ipoteca sulla presidenza della regione Veneto. Avanti anche sulla modifica della legge sulla legittima difesa.

Parla per tre ore e risponde a 41 domande la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. E parla veramente di tutto, spesso purtroppo in modo evasivo, dalla politica estera a quella interna passando per spunti terzi di cui è bene conservare memoria. Ad esempio “sono contenta- ha detto – che la sede di Casa Pound sia stata acquistata” grazie ad un prestito di 30 mila euro garantito da 13 consiglieri di Fdi su 15 totali e che “quel posto che ha una storia importante non sia diventato un fast food”.

Oppure il dispiacere per le dimissioni di Ernesto Maria Ruffini dalla guida dell’Agenzia delle entrate “con quelle motivazioni e per fare politica. A parte che come è noto questo paese ama leader che fanno gli esattori delle tasse, credo che la sua scelta sia motivata più per fare male al centrosinistra che a noi”. Nelle tre ore sono uscite tante di queste “frecciate”, specie alla Lega di Matteo Salvini che non tornerà al Viminale e dovrà rinunciare alla guida della regione Veneto già nel 2025.

MELONI E LA DIFESA DEL BINOMIO TRUMP-MUSK

Ma restiamo ai macrotemi. A cominciare dal binomio Trump-Musk che ha attirato la maggior parte delle domande. Meloni si presenta un po’ come portavoce del pensiero di entrambi. Il 20 gennaio “vorrei andare a Washington per l’insediamento, dipende dalla mia agenda”. Circa i propositi bellicosi su Groenlandia, golfo del Messico e stretto di Panama, “mi sento di escludere che gli Stati Uniti vogliano annettere alcunchè. Piuttosto quelli sono messaggi ad altri player, la Cina ad esempio, “dibattito a distanza tra grandi potenze”. In generale, quello con Trump si annuncia come “un rapporto molto solido”, il viaggio è stato “non rituale” e l’accoglienza “al di là delle aspettative”.

Anche sulla minaccia dei dazi e della spesa militare al 5%, Meloni rassicura: “Sarebbe un problema, le soluzioni andranno trovate e lo strumento è il dialogo”. La premier deve avere un solido filo diretto con Trump e il suo staff. Ne chiarisce il pensiero sull’Ucraina: “Non prevedo alcun disimpegno degli Stati Uniti in Ucraina. Trump parla di peace with strenght, arrivare forti al tavolo di pace. Vi ricorda nulla?” alludendo a quello che è il mantra di Bruxelles. E il suo medesimo. Del resto, nel febbraio ’22 la Russia occupava il 17,4% del territorio ucraino. Oggi il 18, 3%, “vedete voi chi è più forte a tre anni dall’inizio del conflitto” per cui conferma: “Noi, l’Europa, tiene il punto. L’Ucraina anche ed è molto coraggiosa”.
In fondo sì, “Politico”, la testata giornalistica che l’ha incoronata “il politico più potente d’Europa”, ha ragione. “E se veramente avrò questa influenza – quasi si schermisce – cercherò di usarla per il bene di un continente, l’Europa, che altrimenti rischia di scomparire”.

SPACE X E LA PROPOSTA AL GOVERNO

Su Elon Musk il discorso si complica. E dopo aver detto che “Space X ha presentato al governo una rete sicura per le reti diplomatiche e il nostro sistema di Difesa”, che l’istruttoria è “ancora in corso” ma che comunque “a ben vedere non ci sono alternative oggi né pubbliche né private”, la premier ha glissato su quella che è la questione più urgente: l’ipotesi di affidare a Starlink un paio di miliardi di Pnrr legati all’obiettivo di connettere tutto il paese, comprese le aree cosiddette remote. La domanda è stata netta: affiderete ai satelliti di Musk questa parte di Pnrr? “Non so, chiederò aggiornamenti” che sono arrivati poco dopo tramite il sottosegretario con delega Alessio Butti.

“La spina dorsale della connettività ad alta velocità in Italia (obiettivo del Pnrr, ndr) resta e resterà la fibra ottica” precisa Butti. “La connettività satellitare (cioè Musk ndr) – aggiunge – è una soluzione complementare, utile soprattutto in quelle aree remote e spopolate dove le reti terrestri non arrivano o sarebbero molto costose”. Ancora una volta una risposta evasiva perché il Pnrr va concluso nel giugno 2026 e se Elon Musk dovrà entrare nel nostro mercato – con modalità ancora tutte da verificare– deve farlo nei prossimi mesi. Il governo infatti ha in corso “interlocuzioni con regioni del nord del centro e del sud per sperimentare la fornitura ad aree remote e prive di infrastruttura”.

La premier è evasiva su tutte le domande sul mondo reale: sulle bollette che aumentano e sul costo dell’energia più alto del 30% rispetto ad altri paesi europei (“non posso rispondere in venti secondi”); sulle pensioni minime; sugli stipendi bassi, sul taglio delle tasse, tutte promesse non mantenute. “Faremo di meglio il prossimo anno, soprattutto per il ceto medio e per i giovani” è la promessa.

MUSK E SOROS

Meloni è invece molto assertiva su Elon Musk. “Non mi risulta abbia avuto un ruolo nella liberazione di Cecilia Sala” ha chiuso la questione. Di sicuro “non ho mai parlato con Musk di connessioni via satellite visto che sono faccende che riguardano la sicurezza nazionale”. Risulta difficile avendolo avuto ospite ad Atreju e a palazzo Chigi. Molto assertiva, quasi al contrattacco, Meloni quando il confronto è andato sulle “numerose ingerenze” che Musk sta facendo sulla politica interna dei singoli stati europei: attacca Macron, indica la destra estrema di Afd come “unica salvezza per la Germania”, attacca Starmer e amoreggia con Farage in Uk. “Basta attaccarlo, non è un pericolo per la democrazia” lo ha difeso, ben altre sono state le ingerenze, “persone facoltose usano le risorse per condizionare scelte ed esponenti politici, come è stato con Soros.

Nessuno ha fatto o fa una campagna antisemita su Soros che io considero molto più ingerente di Musk”. Il punto è che Musk fra i miliardi e la capacità di fare informazione tramite i suoi social ha a disposizione quelle che un ex consigliere di Trump come Steve Bannon giudica “le due armi nucleari tattiche della politica moderna”. Musk ha appena speso un quarto di miliardo di dollari per far eleggere Trump. Cosa potrebbe succedere se decidesse di fare lo stesso in Europa? Bannon non ha dubbi: “La trasformerebbe in un’agenda populista. E nessun governo di centrosinistra in Europa sarebbe in grado di resistere”. È – questa contestazione – quella su cui la premier si è mostrata più insofferente (insieme alle bollette).

“Da tempo denuncio che ci siano società di comunicazione con un fatturato che supera a volte il Pil di alcuni Stati. Il punto è che Musk consente a tutti di parlare, io invece sono stata speso bannata”. Oltre che un “genio”, Musk è anche “un presidio di democrazia”. Elon ringrazia, posta su X la frase e aggiunge: “Soros sconfitto”.


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