INDICE DEI CONTENUTI
- 1 GRATTERI, NICASO E L’ANALISI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA
- 1.1 Dottor Gratteri, nel suo libro descrive una criminalità organizzata molto sofisticata ed evoluta: questo dovrebbe accompagnarsi, in qualche misura, a una decrescita di fatti di sangue ed episodi di violenza diretta? Oppure no?
- 1.2 Nel merito, e in generale, quali sono secondo Lei le criticità del Decreto Sicurezza attualmente in discussione?
- 1.3 E l’altro aspetto?
- 1.4 Ci spieghi meglio.
- 1.5 La digitalizzazione non aiuta?
- 1.6 Procuratore Gratteri la lettura di “Una Cosa sola” sembra confermare l’impressione che la ‘ndrangheta sia cresciuta di più, in quantità e in complessità, rispetto alle altre criminalità organizzate. È vero? E se sì perché, secondo Lei?
- 1.7 Un lavoro come il suo dev’essere per forza accompagnato da una buona quantità di ottimismo. Dove si trova questo ottimismo?
In prima linea da sempre e nessun segno di stanchezza, Nicola Gratteri riparte da 40 anni di impegno e lotta alla criminalità organizzata
Quarant’anni al servizio dello Stato, ma non dà segni di stanchezza. È Nicola Gratteri, procuratore capo a Napoli dopo tanti anni passati in Calabria, sempre a combattere la criminalità organizzata. L’impegno di magistrato si è costantemente accompagnato, nelle scelte di Gratteri, a quello di divulgare la cultura della legalità, e raccontare il suo nemico.
GRATTERI, NICASO E L’ANALISI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA
E ha appena pubblicato un libro, con lo storico Antonio Nicaso: “Una Cosa sola. Come le mafie si sono integrate al potere” (Mondadori). Ne abbiamo parlato su questo giornale qualche giorno fa: la descrizione della criminalità organizzata è più che inquietante, con capitali enormi provenienti da traffico di droga e altri crimini, che vengono reinvestiti nel sistema finanziario integrando le mafie al potere economico. Dagli spari in strada alle banche svizzere, insomma. Una lettura che spaventa. Ne abbiamo parlato con Nicola Gratteri in persona.
Dottor Gratteri, nel suo libro descrive una criminalità organizzata molto sofisticata ed evoluta: questo dovrebbe accompagnarsi, in qualche misura, a una decrescita di fatti di sangue ed episodi di violenza diretta? Oppure no?
Le mafie godono di una sorta di riserva di violenza. Hanno meno bisogno di usarla perché ormai sono precedute da una temibile reputazione criminale. Sparano di meno, ma non sono meno pericolose. Anzi, quando si muovono sottotraccia fanno più paura.
Nel merito, e in generale, quali sono secondo Lei le criticità del Decreto Sicurezza attualmente in discussione?
Ci sono aspetti anche condivisibili, quali alcune modifiche al codice antimafia, in materia di misure di prevenzione. Ci sono, però, due aspetti che mi lasciano perplesso: il primo è che, a fronte di questo approccio rigorista verso i reati di strada, dall’altra parte si è avuto un atteggiamento ingiustificatamente indulgente nel contrasto dei reati contro la Pubblica Amministrazione. Quindi pugno duro con manifestanti, impunità per raccomandati e autori di gravi abusi contro i cittadini.
E l’altro aspetto?
Il secondo aspetto è legato all’attuazione di queste misure, che deve farsi con strumenti processuali inadeguati. Le scarse risorse rimangono, le storture processuali rimangono e anzi vengono implementate.
Ci spieghi meglio.
Mi spiego: se oggi, tanto per fare un esempio, è difficile chiudere i processi con la ghigliottina della improcedibilità in appello, davvero si pensa di far condannare gli autori di questi reati, di nuova introduzione, ingolfando le corti di appello con l’attribuzione delle sezioni specializzate sull’immigrazione dei tribunali?
La digitalizzazione non aiuta?
Si pensa di accelerare i processi con l’applicativo telematico, che fa impiegare a magistrati e personale amministrativo il quadruplo del tempo rispetto all’uso della carta stampata. È chiaro che, al netto delle criticità sostanziali, queste riforme improntate sul rigorismo diventeranno delle mere grida manzoniane.
Procuratore Gratteri la lettura di “Una Cosa sola” sembra confermare l’impressione che la ‘ndrangheta sia cresciuta di più, in quantità e in complessità, rispetto alle altre criminalità organizzate. È vero? E se sì perché, secondo Lei?
La ‘ndrangheta è tra le organizzazioni più ricche e potenti del mondo. Ovviamente, non tutti i clan hanno ramificazioni internazionali. Ma quelli che sono prevalentemente coinvolti nel traffico internazionale di cocaina sono partner commerciali di organizzazioni criminali strutturate, come il Primeiro Comando da Capital brasiliano, frange di clan albanesi radicati in Ecuador e reti criminali che sono in grado di esfiltrare container di cocaina dai porti di Anversa e Rotterdam, per citare solo alcuni.
Un lavoro come il suo dev’essere per forza accompagnato da una buona quantità di ottimismo. Dove si trova questo ottimismo?
“Vedo il bicchiere mezzo pieno anche nelle circostanze più avverse. A questo punto della mia vita, non posso certo sottrarmi al contrasto delle mafie. L’ho fatto per quasi 40 anni. Sono realista e affronto le cose, col piglio giusto, senza mai arrendermi”.
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