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Appello al ministro Locatelli a Potenza per gli Stati generali sulla disabilità: la Casa domotica è occupata da 818 giorni
POTENZA – Tenga innanzitutto presente questo numero, signor ministro: 818. Questo si potrebbe dire al ministro Alessandra Locatelli, in occasione degli Stati generali delle disabilità in programma oggi a Potenza alla presenza dell’esponente di governo.
Ottocentodiciotto: esattamente da questo numero di giorni, ministro – le si potrebbe aggiungere – la Casa Domotica di Potenza, in via Mallet a rione Bucaletto, è occupata da altre persone (una famiglia introdottasi di nascosto) rispetto ai diretti interessati. I quali sarebbero – e per questo se ne potrebbe, o meglio se ne dovrebbe, parlare al ministro – giovani disabili gravi che potrebbero in questo appartamento vivere una vita confortevole e al contempo sicura; più che dignitosa e ben assistita.
E invece no: il sogno dell’associazione “Dopo di noi” – montato con la perizia del monaco certosino e la pazienza di Giobbe fin dal 2011 dal presidente Vincenzo Carlone – è scoppiato come una bolla di sapone contro l’occupazione abusiva della casa.
Il numero – oggi il contatore è appunto 818 – campeggia sulla prima pagina del Quotidiano del Sud dal giorno 268. Quasi due anni.
Eppure, ministro Locatelli – un’altra cosa che le si potrebbe certamente dire – non è cambiato niente. Carlone continua a lottare perché quella casa sia liberata e assegnata – mediante bando – a sette giovani. Come regalo della generazione che va via alla generazione che resta. Perché il nodo, ministro Locatelli – sarebbe opportuno spiegarle – è che i giorni che passano, per il genitore di una persona non autosufficiente, sono gocce d’angoscia che scavano nei pensieri. Cosa farà quando io non ci sarò più? Chi si occuperà dei suoi bisogni? Chi gli consentirà – brutalmente, ma a volte bisogna essere brutali – di sopravvivere dopo di noi?
E sì che per riuscire a realizzare quel gioiello della tecnologia c’è voluta un’asfissiante rincorsa alle amministrazioni inadempienti. Il 18 settembre del 2017 dall’associazione “Dopo di noi” si dicevano «abbandonati dalle istituzioni».
Facciamo un salto al 26 giugno del 2020, nuovo appello accorato, così come il successivo 3 ottobre.
E quando il Comune, nel dicembre dello stesso anno, dichiara che non è arrivata nessuna richiesta, viene prontamente smentito: di domande ce ne sono già tredici.
A gennaio 2021 una schiarita: a breve la consegna.
Poi, ministro – questo glielo si dovrebbe proprio riportare – è accaduto un corto circuito, il ritardo nella consegna dell’appartamento, la sua mancata sorveglianza. E il sogno è evaporato in incubo.
Già nell’ottobre 2022 Carlone scopre «quasi per caso» che la struttura è stata occupata da una famiglia che viveva in un prefabbricato della cittadella. «Un gesto disperato, fatto per richiamare l’attenzione», si dice in un primo momento.
All’inizio è solo preoccupazione, che diventa inquietudine e infine tormento.
Ministro, deve sapere – bisogna a questo punto specificare – che qui e lì nella nebbia del silenzio qualche luce è stata avvistata. Il consigliere comunale Michele Beneventi, quando si dimette nel 2022 dalla presidenza della IV Commissione indica, fra le cause, la mancata risoluzione da parte del Municipio della questione. Il 23 giugno 2023 nella quarta commissione del consiglio regionale la presidente Dina Sileo ipotizza di trovare un’altra casa alla famiglia occupante. Il 30 ottobre 2023 interrogazione urgente in consiglio comunale sulle occupazioni abusive. Il tempo dell’urgenza accelera mentre la giustizia – interessata della questione – ha i suoi tempi inversamente proporzionali. I “residenti di via Parigi”, gruppo di cittadini molto attivi, si schierano pubblicamente dalla parte di Dopo di noi. L’assessore Fernando Picerno fa sapere – il 6 dicembre 2023 – di «essere andato tre volte dal prefetto», ma di avere «le mani legate».
Al giorno 451 – ricorda, ministro, il contatore che procede? – arrivano le telecamere di “Storie italiane”, Rai Uno. Ci sono tutti, assessori, associazioni, anche gli occupanti che lamentano di vivere un’esistenza difficile e dolorosa e quindi di sentirsi dalla parte del diritto. Tanti impegni, tante parole, un sorriso che sembra aleggiare finalmente sulla vicenda, a maggior ragione quando se ne parla davanti all’europarlamentare Chiara Maria Gemma, il 9 febbraio di quest’anno. Per non parlare della nuova amministrazione cittadina: l’assessore Francesco Giuzio ha promesso a Dopo di noi, in assemblea il 4 dicembre scorso, di risolvere la questione entro pochi mesi.
E ci ritroviamo al giorno 818, ministro: il nulla è la parola con cui si conclude a tutt’oggi la storia.
Ora, mentre si accinge a presiedere l’interessantissimo convegno di oggi – arricchito da relatori esperti e volontari di grande coscienza – al ministro si potrebbe raccontare tutto questo. Perché se non può risolvere la questione un ministro, allora chi può farlo?
Se il ministro ascolterà questa storia – potrebbe essere il pensiero conclusivo – e proverà a fare qualcosa con il suo ruolo sarà un passo avanti nella concretezza che sempre dovrebbe essere la stella cometa delle grandi questioni generali come la disabilità.
Se il ministro per le Disabilità deciderà invece di non ascoltare, beh, in effetti, non sarebbe cambiato nulla: un altro giorno nel contatore. E tanti altri a venire.
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