X
<
>

Giovanni Battista Errico

Share
3 minuti per la lettura

Diciotto anni di carcere: questa la condanna nei confronti di Giovanni Battista Errico, il 42enne di Pescopagano accusato dell’omicidio di Lorenzo Pucillo


Si è concluso con una condanna a 18 anni di carcere il processo in Corte d’Assise nei confronti di Giovanni Battista Errico, il 42enne di Pescopagano reo confesso dell’omicidio di Lorenzo Pucillo, medico sociale del Picerno. L’uomo trovato cadavere nei terreni di un’azienda agricola di sua proprietà il 21 marzo dell’anno scorso.

Una condanna decisamente inferiore alle aspettative e alle richieste del pubblico ministero che, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto il massimo della pena, vale a dire l’ergastolo con isolamento diurno per due mesi. Ma i giudici della corte (in attesa di leggere le motivazioni che saranno depositate entro 90 giorni) non avrebbero ravvisato nella condotta di Errico le aggravanti contestategli dall’accusa, cioè la premeditazione e i futili motivi. Il processo è stato celebrato con rito abbreviato, procedimento che prevede la riduzione di un terzo della pena. Errico condannato anche a risarcire i danni ai familiari della vittima che si sono costituiti parte civile (il figlio, la moglie e il fratello di Pucillo). Danni che saranno quantificati in sede civile. Il fermo per Errico dopo circa un mese di indagini.

LE PRIME INDAGINI SULL’OMICIDIO PUCILLO

In un primo tempo si ipotizzò che Pucillo, 70 anni, allevatore di vacche podoliche oltre che medico della squadra di calcio Az Picerno (che milita in serie C) fosse stato travolto e incornato da uno dei suoi animali.
Successivamente l’autopsia chiarì che la ferita mortale era il foro di un proiettile esploso da un fucile. Le indagini si indirizzarono verso i conoscenti e i confinanti del medico. Per Errico, anche lui allevatore, l’arresto da parte eai carabinieri poco più di un mese dopo l’omicidio.
Confessò di aver ucciso con un colpo di fucile Pucillo con il quale aveva avuto in precedenza diversi litigi per motivi di vicinato.
Diverbi dovuti soprattutto allo sconfinamento delle mandrie di Pucillo nei terreni di Errico. In un primo momento, Errico aveva negato di essere stato lui ad uccidere il medico dicendo che quel giorno era andato a Conza della Campania per comprare una batteria.

I DUBBI DOPO LA CONFESSIONE DI ERRICO, ORA CONDANNATO A 18 ANNI DI CARCERE PER L’OMICIDIO PUCILLO

Due circostanze, però, secondo gli investigatori lasciavano dei dubbi: la prima riguardava il possesso di due fucili che avevano lo stesso calibro di quello utilizzato per uccidere Pucillo. L’altra riguardava l’orario e il percorso seguito per andare a Conza: l’orario risultava immediatamente successivo all’uccisione di Pucillo e il percorso era diverso da quello solitamente utilizzato. In un secondo momento, invece, Errico, dopo aver deciso di sottoporsi volontariamente al prelievo di un campione di saliva per l’esame del Dna, chiese di rendere dichiarazioni spontanee e confessò l’omicidio.
«Dopo tante volte che l’ho avvisato che le mucche non potevano andare nei terreni a Saetta lui continuava sempre a fare orecchie da mercante e poi è successo quello che è successo, l’ho sparato. Già negli anni addietro lui faceva orecchie da mercante, il dottor Pucillo non custodiva bene gli animali e andavano dove volevano; il filo spinato in contrada Saetta l’ho sempre sistemato io, a lui non è mai importato, mai».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE