L'ospedale di Vibo Valentia, dove opera un solo gastroenterologo
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Si torna a parlare di liste d’attesa infinite: a Vibo un paziente si è sentito rispondere che dovrà aspettare 22 mesi per sottoporsi ad una colonscopia. “Alla fine dovrò rivolgermi ad una struttura privata per abbattere i tempi”, commenta
VIBO VALENTIA – Lo abbiamo scritto già varie volte: quello dell’eccessiva lunghezza delle liste d’attesa per visite specialistiche ed esami nella sanità pubblica è un problema che riguarda tutta l’Italia e nella provincia di Vibo raggiunge livelli che difficilmente si riscontrano in altre realtà. Non è un ragionamento diffamatorio o autolesionista, è quello che si desume dalle sempre frequenti proteste di cittadini utenti inviperiti dal fatto di dover attendere mesi, a volte molti mesi e perfino anni. Le segnalazioni, relative a specialità di vario genere, non si contano, basta avere il tempo e la voglia di consultare il Quotidiano del Sud degli ultimi mesi. E le lunghe attese non dipendono dalla scelta di questo o quell’ospedale. Insomma, che sia a Vibo o a Tropea o a Serra, la musica non cambia.
LISTE D’ATTESA INIFINITE: VISITA FISSATA A FINE AGOSTO 2026
La conferma arriva dall’ultima segnalazione, in ordine di tempo, comunicata da B. M., 58 anni, commerciante, che alcune settimane addietro ha telefonato al Cup Calabria Centro per prenotare una colonoscopia. «Dapprima ho chiesto di farla a Vibo. Risposta: non è possibile perché allo Jazzolino le liste sono ancora chiuse. Ciò vuol dire che le richieste sono tante e le attese chilometriche. Allora ho chiesto che mi prenotassero a Tropea e la risposta è stata che dovevo attendere fino ad agosto del 2026, e cioè ben 22 mesi». Se il medico curante, commenta l’interessato, prescrive ad un utente una colonscopia è perché lo ritiene necessario, perché vuole vederci chiaro su alcuni sintomi.
«Insomma, è un esame che non può attendere così tanto tempo perché, in presenza di eventuali neoplasie, la situazione potrebbe precipitare in maniera irreparabile. Tutto questo lo capisce anche un bambino ma, evidentemente, sfugge a coloro che gestiscono la nostra sanità pubblica, dalla Regione all’Asp».
UN SOLO GASTROENEROLOGO ALL’OSPEDALE “JAZZOLINO”
Ma perché gli utenti devono attendere così a lungo, tanto che a Vibo il Cup è costretto rifiutare le prenotazioni? Semplice, come da noi già riferito in passato, l’abnorme lunghezza dei tempi d’attesa ha una sola causa: all’ospedale Jazzolino opera un solo gastroenterologo. Sembra impossibile ma è proprio così.
L’attuale professionista, invero molto valido ed apprezzato, oltre ad eseguire quotidianamente gastroscopie e colonscopie, deve coprire anche le ore di ambulatorio. C’è di più: su di lui ricadono le frequenti richieste di consulenze che giungono sia dai reparti che dal pronto soccorso. Tutto questo, ripetiamo, sulle spalle di una sola persona… Non c’è dunque da meravigliarsi se l’utente deve attendere così tanto. E, a quanto si è potuto apprendere, anche al nosocomio di Tropea la musica non cambia.
Se questa è la situazione, vien da chiedersi, e difatti se lo domanda il nostro utente, «come mai i vertici dell’Asp di Vibo non intervengano ad affiancargli un paio di colleghi. I tre commissari che reggono l’azienda sono al corrente di questi nostri disagi? E allora perché non muovono un dito? Perché non assumono, anche a tempo, qualche altro gastroenterologo? Il Ministero li ha mandati qui solo per controllare carte o non anche per interessarsi dei servizi ai cittadini? Diciamolo – aggiunge sempre più inviperito – gestire l’Asp non è solo un fatto di numeri, di conti, di bilanci ma significa, soprattutto, assicurare a tutti noi il diritto costituzionale alla salute. A Vibo però, evidentemente, questo non è ritenuto importante. Noi comuni mortali siamo considerati cittadini di serie B – aggiunge polemicamente – perché invece a Catanzaro per il presidente della Regione le porte si sono aperte all’istante».
“DOVRò PRENORARE L’ESAME A PAGAMENTO”
Amara la conclusione: visto che la situazione delle liste d’attesa a Vibo è questa e non potendo evidentemente aspettare quasi due anni, «la colonscopia dovrò farla a pagamento. Sì, perché, paradosso nel paradosso, nonostante i suoi tempi chilometrici, l’Asp non ha alcuna convenzione con le altre strutture accreditate del territorio, cosa mi consentirebbe di pagare solo il ticket. Invece dovrò sborsare quasi 300 euro. Insomma, da un lato la sanità pubblica non riesce a dare risposte in tempi ragionevoli e, dall’altro, c’impedisce di rivolgerci, alle stesse condizioni, alle strutture private accreditate. Dov’è la logica in tutto questo?».
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