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L’opera progettata dalla Hadid racchiude la ricchezza culturale e naturale di un’area vasta. E il Museo dello Stretto la rappresenta

Una scelta che fa a pugni con la logica e la poesia del tempo, una nostra fissazione. Altrimenti, a cosa servono i giornali? Ci sono Musei del Mare a Genova, Napoli, Trieste, Castellammare, Gallipoli, Siracusa. E Musei del Mediterraneo a Livorno, Marsiglia e in altre città più piccole. Ora che sembra vicina la realizzazione del progetto che fu firmato da Zaha Hadid, a Reggio Calabria torna un interrogativo alto come una spadara. Ma è il nome giusto? Secondo associazioni come il Touring Club e Italia Nostra, la struttura celebra la biodiversità dell’area, la flora e fauna sottomarina, e tutti quelli che l’hanno abitata. Ne ripercorre le storie, i miti, le vittorie e le conquiste: per cui va chiamata “Museo dello Stretto”.

IL FOCUS NELLA GIORNATA CONCLUSIVA DELLA BIENNALE

Se ne discute alla giornata conclusiva della Biennale, in un giorno di mille sfumature di grigio sul braccio di blu: come accade sempre, i venti cambiano i colori. Un parere autorevole e appassionato arriva dalla scrittrice Nadia Terranova, la voce contemporanea che meglio racconta le due sponde. Parla dalla terrazza del Museo dei Bronzi, guardando alla sua Messina: «Sarebbe un peccato non sottolineare l’unicità di questi luoghi: il nome dice tutto. Sono per “Museo dello Stretto. E visto che ci siamo, non mi piace nemmeno waterfront». Che fa troppo Miami, ma i tempi sono questi. Terranova aggiunge: «Non so chi ho fatto arrabbiare con queste mie affermazioni». Ma non è quello il problema! Lo sviluppo e la promozione del territorio devono essere bipartisan. È che spesso si va avanti in modo inerziale: come Museo del Mare era stato timbrato il progetto, e così deve restare.

Ci sarà sicuramente una legge di ottant’anni fa, una norma, un cavillo, un allegato, e naturalmente un funzionario che dice: no, il nome ora non può essere modificato, proprio non si può fare, rischiamo di dover fare un altro concorso. Sarà per questo che c’è ancora Reggio “di” Calabria in molte app, e la Federazione chiama giuoco (sì, con la u) il calcio. Ma non sono buoni motivi per arrendersi. Non credo esista un cittadino che di fronte all’alternativa mare/Stretto scelga la prima ipotesi. Le associazioni spingono sull’assoluta unicità della zona sotto il profilo geologico, oceanografico, biologico, antropologico. E altre voci si aggiungono: si tratta ancora di una denominazione provvisoria. Speriamo.

Un’indicazione di metodo arriva dalla Biennale di Architettura. I progetti più riusciti, quelli meglio inseriti nel contesto urbano sono nati dalla consultazione dei cittadini e dei gruppi impegnati sul territorio. È quello che si chiama ascolto. La nuova struttura reggina, un hub culturale che spiccherà su tutta la costa, si trova nel cuore di un’area i cui confini sono ben definiti: geografici e non politici. A meno che non ci sia sotto qualche gelosia territoriale novecentesca, per cui il Museo deve essere solo di una parte dello Stretto. Un sentimento criminale che farebbe male a tutti. Messina ha Caravaggio, noi i Bronzi, e dobbiamo smettere di essere solo una terra di passaggio per i turisti.

IL MUSEO DELLO STRETTO, IL MUSEO DI TUTTI

Deve nascere una sinergia, pacchetti comuni, e concerti sul traghetto, come si faceva una volta. Sono comprensibili i sogni in grande del Comune di Reggio, i 25 chilometri di costa che vanno da Bocale a Catona, passando per la Galleria del vento naturale di Pellaro, i lidi, il Museo, e le spiagge del mare freddo e delle tempeste impetuose. Ma il panorama è lo stesso, e le correnti si mescolano, apparteniamo tutti allo stesso panorama e lo stesso panorama ci appartiene, siamo risacca e dissesti, corrente montante e scendente, ci scambiamo perfino i sapori.

Se fa venire il mal di testa l’ipotesi di una unica città metropolitana, se il molo dell’aeroporto che doveva accogliere i messinesi è in rovina, mettiamoci d’accordo almeno sui simboli e sulle iniziative comuni. I tempi sembrano brevi. C’è una ditta che ha già vinto l’appalto. Ci sono assessori che incontrano periodicamente i progettisti dello studio “Hadid”. L’obiettivo è quello di aprire al più presto l’ormai famoso cantiere del “lotto zero”. È un’operazione da 120 milioni, i soldi arrivano dal Pnrr e dal programma nazionale Metro Plus. La ciliegina sarebbe il nome giusto e non quello più banale. Teniamoci stretti sullo Stretto, il Museo è di tutti.

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