Gerardo pepe e Franco Cirelli
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Tra le vittime dell’esplosione al deposito Eni di Calenzano morti anche due lucani, erano di Cirigliano e Sasso di Castalda. Un terzo operaio di Marsicovetere è ferito grave
Salgono a cinque ed hanno tutte un nome le vittime dell’esplosione nel deposito di carburanti Eni di Calenzano, nel Fiorentino, avvenuta alle 10,20 del mattino di lunedì 9 dicembre 2024. Oltre a Vincenzo Martinelli, 51 anni, originario di Napoli ma da anni residente a Prato, Carmelo Corso, 57 anni, originario di Catania ma residente a Prato e Davide Baronti, 46 anni, residente nel Pisano, ci sono anche i lucani Franco Cirelli, 50 anni, di Cirigliano, e Gerardo Pepe, 45 anni, di Sasso di Castalda. I due erano dipendenti della “Sergen”, ditta con sede a Grumento Nova, che opera nel settore della manutenzione degli impianti petroliferi. Nella stessa ditta lavora anche Luigi Murno, di 37 anni, di Villa d’Agri di Marsicovetere, che invece sarebbe rimasto gravemente ustionato e sarebbe tuttora ricoverato a Pisa.
Cirielli, 50 anni, ex paracadutista della Brigata “Folgore”, lascia due figli piccoli ed una compagna. Pepe, 45 anni, di Sasso di Castalda (ma nato in Germania per vicende legate all’emigrazione), lascia la moglie ed una figlia. Inizialmente dispersi, i corpi dei due sono stati rinvenuti dopo circa ventiquattro ore di ricerca nell’area della pensilina di carico.
DALLA PROCURA APERTO IL FASCICOLO PER OMICIDIO COLPOSO PLURIMO
Le salme di tutte e cinque vittime sono state trasferite ieri all’Istituto di Medicina legale dell’ospedale fiorentino di Careggi dove verrà effettuata l’autopsia e prelevato del Dna per l’esatta identificazione (al momento infatti solo una risulta essere stata identificata ufficialmente, quella di Vincenzo Martinelli). La Procura di Prato ha già nominato i medici legali per l’esame autoptico. Tutti erano alla guida di autocisterne e si trovavano nell’area della pensilina di carico del deposito Eni. Sarebbero stati registrati come “visitatori” dai dipendenti del sito, che poi hanno girato la lista ai carabinieri che indagano con il coordinamento del procuratore di Prato, Luca Tescaroli.
La Procura pratese ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose aggravate dalla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e disastro colposo. La Procura ha anche nominato due consulenti incaricati di svolgere accertamenti sull’esplosione: si tratta di due esperti di esplosivi, Roberto Vassale e Renzo Cabrino, che hanno già lavorato come periti nella strage mafiosa di Capaci, inchiesta di cui si era occupato anche il procuratore di Prato Luca Tescaroli quando era sostituto a Caltanisetta.
IL CORDOGLIO DI ENI
«Alla luce degli aggiornamenti relativi alle persone rimaste coinvolte nell’incidente di Calenzano, Eni desidera esprimere nuovamente la propria vicinanza alle famiglie delle persone decedute e alle persone ferite o comunque coinvolte». Lo rende noto il Gruppo.
«In merito alle molteplici ipotesi della prima ora che stanno emergendo in merito alla dinamica e cause dell’incidente, Eni conferma che sta collaborando strettamente con l’autorità giudiziaria per individuare quanto prima, in modo rigoroso tramite le opportune e approfondite verifiche tecniche, le cause reali dell’esplosione, delle quali è assolutamente prematuro ipotizzare la natura».
«Ogni informazione di dettaglio sarà messa a disposizione da Eni alle autorità giudiziarie che stanno conducendo le indagini, anche a salvaguardia del segreto investigativo».
IN TOSCANA LUTTO REGIONALE
Emanuele Prisco, sottosegretario all’Interno con delega ai vigili del fuoco, ha fatto ieri un sopralluogo nell’area del deposito di Calenzano.
Ed oggi sarà il giorno del lutto regionale, come annunciato lunedì dal presidente Eugenio Giani: sempre per oggi Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato uno sciopero generale provinciale di quattro ore (fine turno) con manifestazione (14,30-16,30) a Calenzano. «Siamo di fronte all’ennesima tragedia sul lavoro con dimensioni e risvolti ancora da capire su vari fronti. Quello che è successo è inaccettabile, attendiamo il lavoro degli inquirenti per fare luce sulle modalità di quanto accaduto. Senza sicurezza non c’è lavoro, non c’è dignità, non c’è vita», hanno detto i sindacati. A fare da prologo, ieri, c’è stato lo sciopero di due ore con assemblea e presidio davanti alla raffineria Eni di Livorno, indetto da Fim Fiom Uilm di Livorno e il Coordinamento Rsu delle ditte dell’indotto Eni.
L’ASSEMBLEA DEI LAVORATORI
Almeno 500 lavoratori dalle 8.30 si sono riuniti in assemblea davanti ai cancelli della raffineria Eni. «Lo sgomento – hanno detto i sindacati – è per quei lavoratori e per le loro famiglie, questa è una guerra silenziosa che sembra non finire mai e suscita interesse sempre solo dopo tragedie come questa. La rabbia perché non si può morire lavorando». Una tragedia che ha toccato da vicino tutto il Paese. Tanto che ieri il Senato della Repubblica ha osservato un minuto di silenzio per ricordare queste nuove vittime del lavoro: «Voglio ringraziare tutti i soccorritori che si sono subito attivati per portare in salvo i feriti e mettere in sicurezza il sito.
Oggi è un momento di cordoglio, di lutto, tuttavia sono certo che quest’aula saprà individuare ogni possibile forma di impegno legislativo e non per dare il proprio contributo al contrasto dell’inaccettabile piaga degli incidenti sul lavoro. Oggi il nostro pensiero va alle vittime, ai familiari e a tutti coloro che in questo momento stanno soffrendo le conseguenze di questa terribile tragedia. Invito l’aula a osservare nel ricordo delle vittime qualche istante di silenzio», ha detto il presidente dell’assemblea, Ignazio La Russa.
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