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Con alcuni articoli inseriti nella manovra, il governo allarga l’offerta di gioco d’azzardo e torna lo Stato biscazziere. A rischio le politiche di contrasto alle ludopatie


Quattro articoli nella legge di Bilancio per il 2025 stabiliscono che torna in pompa magna di attualità la politica economica dello Stato biscazziere, che lavora alacremente per lo sviluppo del gioco d’azzardo. Se il Parlamento ratificherà il testo proposto dal governo, sarà innanzitutto cancellata una politica di contrasto alle dipendenze da scommesse e lotterie (che assorbono spese dei cittadini per 150 miliardi e più di euro all’anno). Mentre sparisce ogni remora nell’ampliare ulteriormente la frequenza delle estrazioni di numeri al lotto, e vengono ancora una volta prorogate le concessioni per ulteriori due anni.

CHE FINE FA IL FONDO NAZIONALE PER IL CONTRASTO AL GIOCO D’AZZARDO

Con l’articolo 66 del disegno di legge si sopprime il fondo nazionale per il contrasto al gioco d’azzardo. Al suo posto, istituito un Fondo per le dipendenze patologiche, ripartito tra le Regioni sulla base di criteri determinati con decreto del ministro della Salute- Contestualmente, si scioglie l’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave, creato dal ministero della Salute. In precedenza, con tre altre norme si chiede a Camera e Senato di modificare il prelievo fiscale “sui giochi di sorte a quota fissa e sui giochi di carte non in forma di torneo”, prorogando inoltre ancora una volta le concessioni (e siamo a 10 anni dalle scadenze!) ed ampliando il mercato dell’azzardo.
I “giochi di sorte a quota fissa” sono “scommesse virtuali” su gare simulate da un terminale elettronico di cavalli, cani, auto o altri eventi sportivi. Le quote sono stabilite in anticipo, indipendenti dal caso reale. Nella stessa aggregazione rientrano i giochi a estrazione dove si scommette su numeri o combinazioni, il bingo “a distanza”, il “gratta e vinci” (online o cartaceo). E poi ancora il poker a pagamento “cash” e i giochi da casinò digitale nei quali i partecipanti competono contro il banco, ovvero contro gli algoritmi del sistema hi-tech.
Evidentemente questo “portafoglio” non basta, visto che si è aggiunta la quarta estrazione infrasettimanale per il lotto, normale e “super”, mentre senza alcun ritegno formale si prolungano le concessioni per il bingo, le scommesse, la gestione delle reti per le slot machine delle sale specializzate.

LA CRITICA DELLA CORTE DEI CONTI

Tale disinvoltura è stata criticata dalla Corte dei conti, in un passaggio del documento che ha depositato quando è stata ascoltata, il 5 novembre, alla Camera. Ma la misura più grave contro l’interesse pubblico, anzi contro il valore costituzionale del diritto alla salute, è determinata dalla soppressione del fondo per la prevenzione e la cura, unitamente all’organismo d’indirizzo, l’Osservatorio presso il ministero della Salute. Nel disegno di legge di Bilancio 2025, muta il segno delle politiche sociosanitarie italiane. Con la soppressione del fondo dedicato alla cura e alla prevenzione del disturbo da gioco d’azzardo (Dga) e con l’abolizione dell’Osservatorio nazionale per il contrasto alle dipendenze da azzardo non solo si compromettono anni di lavoro istituzionale positivo, ma si disegna un quadro inquietante di contraddizioni e interessi incrociati.
Con la soppressione del fondo dedicato alla cura e alla prevenzione del disturbo da gioco d’azzardo (Dga) e con l’abolizione dell’Osservatorio nazionale per il contrasto alle dipendenze da azzardo si compromettono anni di lavoro istituzionale positivo e si disegna un quadro inquietante di contraddizioni e interessi incrociati Dal 2012, con il decreto Balduzzi, e ancor più dal 2017, con l’inclusione del Dga nei livelli essenziali di assistenza (Lea, cioè le prestazioni che il servizio sanitario pubblico deve fornire, ndr), l’Italia aveva tracciato un percorso chiaro: trattare le dipendenze comportamentali, tra cui il gioco d’azzardo, come una priorità di salute pubblica. Questo approccio, sostenuto per l’appunto da un fondo dedicato ministeriale che impegna le regioni, e vigilato da un Osservatorio consultivo nel Ministero della Salute, ha permesso di costruire un modello integrato tra Stato, regioni e terzo settore, basato su dati, programmazione e coordinamento.

LEGGE DI BILANCIO: SI ALLARGA L’OFFERTA SUL GIOCO D’AZZARDO E TORNA LO STATO BISCAZZIERE

Ecco perché la norma del ddl Bilancio 2025 rappresenta una profonda discontinuità: non si tratta solo di una riduzione delle risorse, ma di una cancellazione dell’architettura istituzionale che ha reso possibile politiche pubbliche efficaci. Questo modello, che ha generato prassi condivise e investimenti territoriali, rischia ora di dissolversi, lasciando spazio a interventi frammentati e sporadici. La violenza della decisione proposta alle Camere risalta appena si pone un’attenzione alle “quantità”. Il volume delle giocate nel 2023 ha superato i 147,5 miliardi di euro, con una previsione di circa 160 per il 2024. Un flusso di denaro impressionante, che però genera entrate fiscali invariate per lo Stato. Ma a quale costo?
Lo studio IPSAD del CNR-IFC stima in circa 20 milioni gli italiani tra i 18 e gli 84 anni (43% del totale) che hanno giocato d’azzardo almeno una volta nel corso del 2022 e in 800mila gli italiani della stessa fascia d’età che presentavano in quell’anno un profilo di gioco a rischio da moderato a severo. L’indagine sottolineava che sono proprio le persone con redditi mensili e titoli di studio più bassi a diventare più frequentemente giocatori problematici o dipendenti. Lo studio ESPAD del CNR-IFC sugli studenti tra i 15 e i 19 anni stima in 1.300.000 (51% del totale) coloro che hanno giocato almeno una volta nel corso del 2022, in quasi 130mila i giocatori a rischio e in oltre 67mila i giocatori problematici.

A RISCHIO LE POLITICHE DI CONTRASTO ALLA LUDOPATIA

L’esponenziale diffusione del gioco d’azzardo ha prodotto una “pandemia silenziosa” di dipendenze, con ripercussioni devastanti su individui, famiglie e tessuto sociale. Il paradosso è evidente: lo Stato, promotore e regolatore del gioco d’azzardo legale, si trova a essere contemporaneamente responsabile delle politiche di contenimento dei danni derivanti dalla sua stessa concessione. Una contraddizione che, con l’eliminazione del fondo e dell’Osservatorio, si aggrava ulteriormente, subordinando le esigenze di salute pubblica agli interessi fiscali e industriali.
Gli interessi economici in gioco sono invece ampiamente tutelati. Sono, per l’ennesima volta, prorogate le concessioni per il gioco d’azzardo, di due anni, fino al 31.12.2026. Già la legge di previsione di bilancio per il 2023 e per il bilancio pluriennale 2023-2025 aveva reintrodotto la proroga fino al 31.12.2024 per le concessioni che erano in scadenza al 31.12.2022. Va ricordato che le scadenze iniziali delle concessioni per il bingo erano fissate al 2014, quelle per le scommesse sono scadute nel 2016 e quelle per gli apparecchi di giochi nel 2022. Il sistema delle proroghe delle concessioni avviene a fronte del pagamento di un corrispettivo una tantum ma, visti gli appetiti che il comparto dell’azzardo suscita a livello globale, l’indizione di nuove gare apporterebbe presumibilmente nelle casse dell’erario un contributo assai più significativo.
Evidentemente allo Stato biscazziere interessa non solo meno la salute dei cittadini, ma neanche incassare legittimamente maggiori canoni di concessione, usando tecniche di concorrenza tra gli operatori, pur se le condizioni di finanza pubblica dovrebbero indurre a comportamenti di segno completamente opposto.

IL NUOVO ORIENTAMENTO GOVERNATIVO

Giusto per confermare il nuovo orientamento governativo incline agli interessi degli operatori privati, stabilizzata in modo permanente una estrazione settimanale aggiuntiva per lotto ed enalotto, con l’effetto di aumentare l’offerta di gioco d’azzardo quando sarebbe, invece, necessario ridurla. La quarta estrazione settimanale di lotto ed enalotto era già stata introdotta in via provvisoria (già allora con molte critiche, viste anche le esperienze precedenti) a luglio dello scorso anno per sostenere la popolazione dell’Emilia Romagna colpita dall’alluvione. Non è chiaro a quale disastro collettivo sarà dedicato questo cambiamento di passo che rende permanente l’allargamento dell’offerta di gioco d’azzardo.


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