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Da Biden a Trump, il triplo salto carpiato della premier Meloni nei rapporti con la Casa Bianca. Con la mediazione di Elon Musk


Per essere a Notre Dame sabato sera ha dribblato protocolli, segreterie e cerimoniali. In pochi mesi la vediamo a braccetto con Joe Biden che la bacia affettuosamente in testa nello Studio Ovale dalla Casa Bianca e in piedi fianco a fianco con The Donald in tipica posa trumpiana: mezzo fianco in avanti, profilo di tre quarti, pollice alzato che significa “yeahhhh, ok, we got it”. Il capolavoro, di cui è quasi impossibile sondare il mistero e la profondità, è comunque quello che la lega a Ursula von der Leyen: le dice in faccia “no, non ti voto” e dopo qualche mese è la sua più fedele alleata in Europa.
E allora, è legittimo chiedersi chi sia veramente Giorgia Meloni: abilmente concava e convessa a seconda delle circostanze? Una cinica calcolatrice? Entrambe le cose in politica non è detto abbiano una accezione negativa specie se la strategia è chiara. O una situazionista che improvvisa a seconda del momento e poi si vedrà? Lo giudizio appartiene alla storia, quando sarà il momento.

Al momento è doveroso registrare il triplo salto carpiato che la premier Meloni sta facendo in campo diplomatico e di politica estera.
La presenza a Parigi, ad esempio, per l’inaugurazione della cattedrale di Notre Dame restituita al suo splendore cinque anni dopo l’incendio devastante. L’Italia era rappresentata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La cerimonia, che Macron ha saputo trasformare in una sorta di rinascimento delle democrazie occidentali pur nel momento più difficile della Republique, era riservata ai capi di stato e di governo. Il protocollo prevede che la presenza del Capo dello Stato esclude quella della premier. Che però viveva la sua assenza da quel palcoscenico così centrale per mille motivi (che poco centrano con la cattedrale) come insopportabile.
Così, venerdì sera, neppure 24 ore prima dell’evento, l’agenda della premier viene modificata e viene inserito: “Sabato 7 dicembre, ore 19, Parigi, Notre Dame”. Silenzio da palazzo Chigi, neppure un fiato dal Quirinale sulla doppia presenza italiana. Le immagini ufficiali restituiscono l’arrivo di Mattarella e della figlia Laura e la foto ufficiale al fianco di Macron e della moglie sul sagrato della cattedrale. La premier arriva sola, senza staff.

Dopo la cerimonia laica e religiosa, la scena si sposta all’Eliseo per la cena istituzionali con i sessanta ospiti. E qui sono i social di Elon Musk prima e della premier poi a raccontarci cosa è successo. Il “bilaterale” di un quarto d’ora con Trump si è consumato a tavola, a fine cena, tra le sedute ornai sparecchiate, entrambi seduti un po’ storti sulle rispettive sedie, i tovaglioli ammucchiati, residui di vino rossi nei calici. Il trilaterale anche con Elon Musk – presente come sempre nella delegazione di Trump – è stato a quanto pare prima, e documentato dal suo collaboratore italiano, Andrea Stroppa, che ha postato la foto dei tre sorridenti mentre chiacchierano.
Stroppa ci ha fornito ulteriori dettagli ieri intervistato a “Un giorno da pecora” su Rai Radio1. “Io so il giusto – ha detto Stroppa – il punto è questo: sono usciti articoli che dicevano che il presidente Meloni si era imbucato… Io dico invece che è giusto che abbia incontrato il presidente eletto. Così ho aiutato Elon a conciliare la sua agenda con quella del presidente eletto e anche di Meloni, sì”. Stroppa non ha voluto dare dettagli sui tempi dell’organizzazione degli incontri a Parigi, in “casa” Macron tra Meloni, Trump e Musk. “Ho dato una piccola mano ed è tutto molto trasparente, che problema c’è? Io sono felice di aver dato una mano, in genere questo lo fanno gli ambasciatori e quindi io merito almeno la nomina di ambasciatore” ha chiuso scherzando.
Al momento Andrea Stroppa è un privato cittadino, esperto di informatica, indagato per concorso in corruzione nell’inchiesta Sogei che riguarda anche alcuni appalti pubblici che potrebbero interessare le aziende di Musk.

Ora, al di là dei dettagli un po’ rocamboleschi circa l’invito e lo svolgimento della serata, non c’è dubbio che la nostra premier ha fatto di tutto per essere presente a Parigi e “dimostrare” ciò che i giornali di destra ieri scrivevano con certezza nei titoli: “Meloni il ponte tra Europa e Stati Uniti”.
A quanto pare, Trump è rimasto affascinato dalla leader italiana. In un’intervista rilasciata ieri mattina al New York Post il presidente eletto l’ha definita una donna con “molta energia” e “fantastica” . La premier italiana dunque sarebbe già stata ”reclutata” al nuovo corso della Casa Bianca. Il punto è capire cosa vuole Trump. Posto che l’Europa, e quindi Meloni, già hanno detto come muoversi nel futuro dopo Biden.

Meloni e Trump hanno certamente parlato di Ucraina (Trump, Macron e Zelensky hanno avuto un trilaterale prima della cerimonia in cattedrale). Così come hanno parlato di Siria, Medioriente, ma anche di Indo-pacifico, del difficile quadro internazionale dove l’Europa è riuscita ad avere una voce unica al netto delle destra nazionaliste di Orban, Salvini, Le Pen – ma non riesce ancora ad avere una difesa unica. Trump è stato “chiaro” ieri nell’intervista al Post: sull’Ucraina “i soldi sono finiti, probabilmente non ne arriveranno più”.
Gli Usa hanno già speso 62 miliardi per l’assistenza militare a Kiev. Per la Nato, “i 32 paesi devono pagare tutti i propri conti”. Dice che vuole chiudere la guerra in Ucraina. Magari non in quelle 24 ore come aveva promesso in campagna elettorale, però “il tempo è adesso” visto che “la caduta di Assad è per Putin il suo momento Saigon in cui rischia di fare la fine di Assad”. Trump ha inviato Meloni alla cerimonia di insediamento il 20 gennaio a Washington. Salvini è un po’ geloso. Resta da capire qual è il prezzo politico di un passaggio così repentino dal bacio di Biden ad essere la “referente” di Trump in Europa grazie alla mediazione di un imprenditore come Elon Musk. Ursula non sarà contenta.


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