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Sono soltanto poveri ma la scuola li chiama disabili per ottenere più docenti: la denuncia di Un mondo di mondi a Reggio Calabria


NELLA sua opera “Una nuova storia (non cinica) dell’umanità”, Rutger Bregman espone i concetti “Effetto Pigmalione” ed “Effetto Golem”, il secondo l’esatto contrario del primo. La denominazione del secondo trae origine da una leggenda ebraica, secondo cui una bestia creata per proteggere gli abitanti di Praga si trasformò in un mostro. L’effetto Golem si manifesta con le persone dalle quali ci aspettiamo poco o nulla e quindi dedichiamo loro meno attenzione e meno sorrisi, le teniamo a distanza. Leggendo, mi è venuta in mente una classe della scuola elementare del mio paese. Mi ricordo che da quell’aula, dove c’erano pochi banchi messi un po’ a casaccio e pochi bambini, si doveva stare lontani. Era la “differenziale”. Non una prima o una seconda, ma una classe dove erano relegati, appunto, “i differenti”.
“I differenti” spesso stavano in piedi, uscivano nel corridoio, raramente li vedevi scrivere o leggere o alla lavagna. La riforma Gentile aveva creato questi ghetti per tutti quei bambini che vivessero uno stato di disagio fisico o psichico. Nel corso degli anni 50 e 6o nelle classi differenziali ci finivano anche bambini senza alcuna disabilità, “affetti” da problemi di condotta o disagio sociale o familiare. Non a caso, nel Nord Italia le classi erano riservate quasi esclusivamente agli alunni meridionali, che di anormale avevano la scarsa conoscenza della lingua.
La scuola, invece di insegnargliela, li differenziava.

LA DENUNCIA DELL’ASSOCIAZIONE “UN MONDO DI MONDI”

La premessa mi serve per inquadrare meglio il problema segnalato dall’associazione “Un Mondo di Mondi” con una lettera indirizzata in primis all’azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, denuncia «per gli alunni appartenenti a diversi gruppi culturali e classi sociali di reddito medio basso, il grave problema (delle) tante diagnosi di handicap (L. 104/92) che non corrisponderebbero a reali patologie, ma che sarebbero una medicalizzazione di normali difficoltà di apprendimento dell’età evolutiva che dovrebbero essere affrontate dagli insegnanti applicando le metodologie e gli strumenti della pedagogia e della didattica».

RITORNO ECONOMICO PER LE FAMIGLIE E PIU’ DOCENTI PER LA SCUOLA: ALUNNI POVERI CHIAMATI PERO’ DISABILI, ECCO LE CONSEGUENZE

Uno dei motivi di tale medicalizzazione starebbe nella necessità per le istituzioni scolastiche di ricevere risorse in personale altrimenti non ottenibili, il che ha determinato l’allontanamento “dalla riforma fondativa di tipo pedagogico costituita dalle leggi 517/77 e 104/92, che avevano consentito il superamento dell’eccesso diagnostico delle “classi differenziali” e delle “classi speciali”, e il ritorno a un’offerta d’insegnamento di tipo “segregante”. La scuola segnala alle famiglie anomalie, sintomatologie e comportamenti problematici avvalendosi di psicologi o psichiatri scolastici operanti all’interno degli istituti. Le conseguenze, per gli alunni colpiti da una diagnosi di disabilità, con annessa assegnazione del sostegno, sono gravissime e permanenti. Viene loro ridotto il programma di studio e quindi precluso lo sviluppo delle potenzialità di apprendimento, mettendo seriamente a rischio il loro pieno diritto allo studio.
Per quanto riguarda l’assenso dei genitori al percorso di certificazione della disabilità, si può ritenere che esso sia condizionato. «Gli insegnanti chiedono in modo pressante ai genitori di sottoporre i loro figli ad una visita neuropsichiatrica per ottenere le certificazioni di handicap, l’insegnante di sostegno e una riduzione del programma di studio. (…) (Essa) viene presentata ai genitori come l’unico “aiuto possibile” per evitare la bocciatura del figlio. E come “aiuto” che ha pure un ritorno economico per la famiglia (indennità di frequenza scolastica di circa 250 euro mensili)».

A REGGIO, ALUNNI POVERI DEFINITI DISABILI PER OTTENERE DOCENTI

Vediamo ora cosa accade, secondo l’associazione, a Reggio. I dati relativi alle diagnosi negative per gli alunni di Reggio mostrano numeri nettamente maggiori rispetto alle altre province calabresi, all’intera regione Calabria e all’Italia. Dai dati pubblicati dall’Osservatorio Istruzione Regione Calabria per l’anno scolastico 2019/2020, sulle certificazioni L. 104/92 e i Bisogni educativi speciali si evince che i numeri degli alunni certificati nella città Metropolitana di Reggio Calabria sono nettamente superiori rispetto a quelli delle altre provincie calabresi. Sia la percentuale degli alunni certificati, che la percentuale degli alunni Bes della Città metropolitana, risultano nettamente superiori rispetto a quelli delle altre province calabresi. Ciò è confermato anche per il 2021/2022.
La netta prevalenza della percentuale di alunni con disabilità della Città metropolitana di Reggio è verificata per gli anni scolastici 2019-20 e 2021-22 anche rispetto all’intero territorio italiano. L’associazione ha esaminato le tabelle (fonte Miur che riguardano l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità negli 19-20 e 21-22 dalle quali ha tratto le seguenti conclusioni. Negli anni scolastici 2019-2020 nella città metropolitana di Reggio gli alunni con disabilità erano il 4,772%, in Italia il 3,52%. Negli anni scolastici 2021-2022 sempre nella città metropolitana di Reggio erano 5,274%, in Italia 3,8%. In due anni il dato percentuale di Reggio è rimasto superiore a quello nazionale ed è aumentato il divario rispetto ad esso passando dall’1,252% all’1,474%.

L’ELABORAZIONE DEI DATI

Un Mondo di Mondi ha operato pure un’elaborazione dei dati applicando al numero degli alunni della Città di Reggio Calabria la percentuale di alunni con disabilità dell’intero Paese, per verificare quale sarebbe stato, in valori assoluti, il numero di questi ultimi se i valori reggini in percentuale fossero stati uguali a quelli nazionali. Alla fine, se la percentuale relativa al territorio reggino fosse stata uguale a quella nazionale, il numero di alunni certificati come portatori di handicap sarebbe stato inferiore di 1.012 unità.
La stessa operazione, applicata all’anno scolastico 2021-22 dà come risultato 1.180. Su questi valori, ad avviso dell’associazione, si dovrebbe concentrare l’attenzione delle istituzioni preposte, quanto meno per un primo esame della situazione, la qual cosa finora non è avvenuta. Come abbiamo già riferito, l’interlocuzione è avviata da tempo, e recentemente l’Asp ha messo nero su bianco la propria disponibilità ad un incontro. Si attende, a questo punto, la fissazione dello stesso. Come se non bastasse quanto illustrato finora, la vicenda assume contorni certo più preoccupanti quando, dal problema complessivo di per sé molto grave, emergono particolari concernenti una fascia specifica di popolazione, quella appartenente all’etnia Rom.

REGGIO, L’ECCESSO DI MEDICALIZZAZIONE COLPISCE IN GRAN PARTE GLI ALUNNI ROM

«Nell’ambito del grave fenomeno dell’eccesso di medicalizzazione degli alunni del territorio della Città metropolitana e del Comune di Reggio Calabria, si è sviluppata e continua a svilupparsi il più alto eccesso di medicalizzazione che è quello che colpisce gli alunni rom. Quest’eccesso è circa sei volte più grande rispetto a quello generale”. Succede che, su una popolazione scolastica rom (da 3 a 18 anni), residente a Reggio Calabria, di 325 alunni, ben 122 sono stati certificati ex L. 104/92, il 37,55%, 8,6 volte la percentuale nazionale (4,32 secondo il Miur). La maggior parte dei Rom di Reggio risiede nella parte nord della città, precisamente nel quartiere di Arghillà, e i ragazzi in età scolastica frequentano in grandissima prevalenza le scuole del quartiere Catona.

Ad avviso dell’associazione, non esistono evidenze scientifiche che possano giustificare percentuali tanto elevate. Le motivazioni offerte dalla Neuropsichiatria infantile di Reggio Calabria vengono giudicate «estremamente generiche e prive di ogni dato scientifico. (…) l’argomentazione delle unioni tra consanguinei non giustifica nemmeno lontanamente (questi dati, n.d.r.)».
Le affermazioni dell’associazione sono corroborate, in questo come negli altri aspetti di carattere più generale, da dati e approfondimenti teorici e scientifici. Sarebbe auspicabile che tutte le istituzioni destinatarie del documento prendessero sul serio la questione nel prossimo futuro. il problema va affrontato e risolto per ragioni di equità e giustizia, per offrire a tutti i ragazzi e le ragazze che vivono nella nostra terra le medesime possibilità di pensare e di realizzare un progetto di vita libera e dignitosa.

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