INDICE DEI CONTENUTI
- 1 Luca Volpe, cosa l’ha spinta a scrivere il libro “Online ?
- 2 Com’è cambiato, secondo lei, il nostro modo di comunicare e interagire con l’arrivo dei social media?
- 3 Qual è il principale messaggio che vuole trasmettere ai lettori?
- 4 Luca Volpe, nel libro “Online”, parla di rischi come diffamazione, stalking e revenge porn. Quale di questi fenomeni crede sia il più sottovalutato dalla società?
- 5 A suo parere, cosa rende i social media una “giungla digitale”? È solo una questione di mancanza di regole o c’è qualcosa di più profondo nella nostra natura umana?
- 6 Luca Volpe, un episodio o un caso specifico che l’ha colpita particolarmente e che ha voluto approfondire nel libro “Online”?
- 7 Come possiamo difenderci efficacemente dai rischi della rete?
- 8 Come può sensibilizzare il pubblico sul confine tra libertà di espressione e comportamenti illeciti?
- 9 Può fare un esempio di come un comportamento apparentemente innocuo sui social possa trasformarsi in un illecito legale?
- 10 Crede che sia possibile una regolamentazione efficace a livello globale o siamo destinati a convivere con un mondo digitale “selvaggio”?
- 11 Quali consigli darebbe alle nuove generazioni che crescono immerse nei social media?
- 12 Qual è il suo rapporto personale con i social media?
- 13 Luca Volpe, un’ultima domanda: se dovesse consigliare una sola regola d’oro per muoversi sui social in modo sicuro, quale sarebbe?
L’avvocato Luca Volpe svela i pericoli del web nel suo nuovo libro “Online – Guida ai rischi del web”. L’intervista all’autore.
TRANI – I social media hanno trasformato il nostro modo di comunicare, interagire, vivere e percepire la realtà, diventando strumenti potentissimi che, seppur ricchi di opportunità, nascondono anche insidie di cui molti non sono consapevoli. La loro crescita rapida e diffusa ha fatto sì che siano ormai parte integrante della nostra vita quotidiana, dalla sfera personale a quella professionale. Ma dietro la facciata delle connessioni istantanee e delle conversazioni globali si nascondono rischi concreti: la diffusione di contenuti dannosi, la perpetrazione di reati come stalking, diffamazione e revenge porn, e un’intera serie di comportamenti pericolosi che minano la sicurezza e la dignità delle persone. In un mondo digitale privo di regole chiare, la vera sfida è imparare a navigare in questa “giungla digitale” in modo sicuro e responsabile.
Per esplorare questi temi e comprendere meglio i rischi e le soluzioni, abbiamo intervistato Luca Volpe, avvocato pugliese specializzato nella tutela delle persone e del digitale, nonché autore del libro “Online – Guida ai rischi del web”.
Luca Volpe, cosa l’ha spinta a scrivere il libro “Online ?
«Avverto tutti i giorni un distacco sempre più grande tra i cittadini e la Giustizia. Questo perché credo che non ci si sia preoccupati di spiegare le leggi. Le regole della vita, le leggi appunto, sono sempre maggiori e poco chiare. Sul web questo si accentua e mi è sembrato che la gente sia del tutto impreparata ad affrontare il “mare” della rete. Questo libro vuole essere un aiuto per navigare con maggiore sicurezza e consapevolezza».
«Dapprima furono i computer, poi arrivò internet e dopo i social media. Le persone, da spettatori passivi del web, sono diventate protagoniste di un nuovo modo di comunicare, di stare al mondo, di essere comunità. Questo ha cambiato e sta cambiando profondamente il modo di relazionarsi con gli altri. Sta mutando il linguaggio, il “galateo”, la velocità con la quale desideriamo (o pretendiamo?) di avere risposte: veloci, immediate, pronte. Ho sempre amato i cambiamenti ma temo che in questo momento storico si stia cambiando ad una velocità che facciamo fatica ad assimilare, a comprendere fino in fondo, a leggere appieno».
Qual è il principale messaggio che vuole trasmettere ai lettori?
«Dai tempi della scuola amo le figure retoriche, e la metafora la prediligo particolarmente. Ho pensato di assimilare il web al mare, due “concetti” uniti da un verbo che è “navigare”. Il messaggio principale (perché invero ce ne sono tanti) che vorrei arrivasse è quello che per affrontare il web, quotidianamente come accade nelle nostre vite, come per il mare, ci vuole conoscenza delle regole, dei rischi e consapevolezza delle nostre capacità e delle potenzialità, positive e negative, dello strumento che, spesso, abbiamo in solo palmo di una mano».
Luca Volpe, nel libro “Online”, parla di rischi come diffamazione, stalking e revenge porn. Quale di questi fenomeni crede sia il più sottovalutato dalla società?
«E si parla di “phinshing”, di truffe amorose, di cyberbullismo e molto altro ma quello che più mi preoccupa e che spero preoccupi presto tutte e tutti noi è il dato sui pericoli che corrono i minori. Dati sconcertanti ci parlano di circa 3.500 denunce sporte nel 2023 per forme di aggressione online ai danni di minorenni e di queste circa 340 casi riguardano ipotesi di adescamento di minori per reati terribili come la pedopornografia. Non credo si debba aggiungere altro».
«La storia dell’umanità racconta che, ad un certo punto, le persone decisero di mettersi delle regole, che oggi chiamiamo leggi, per ambire alla pace tra persone. Oggigiorno, siamo pieni di regole. C’è una legge per ogni cosa eppure sembra che molte cose non vadano come ci si aspetti. E allora certamente la “natura” umana ha caratteristiche che vanno governate ma le leggi da sole non bastano. Serve fornire a tutti noi degli “strumenti” per convivere al meglio con agli altri. Credo che questi strumenti siano quelli della cultura, dell’informazione, della consapevolezza e della cura della nostra salute mentale, non a caso nel testo ci sono importanti contributi di professioniste/i che si occupano di questo».
Luca Volpe, un episodio o un caso specifico che l’ha colpita particolarmente e che ha voluto approfondire nel libro “Online”?
«Ci sono diversi episodi che aiutano a comprendere meglio i temi che affronto ma il libro è dedicato in particolare a due donne che non ci sono più: Carolina Picchio e Tiziana Cantone. Due vittime di un modo di usare il web disumano, incivile, atroce».
Come possiamo difenderci efficacemente dai rischi della rete?
«Il web, prima, la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale oggi, non sono cose da temere. Come il mare, si diceva, sono cose da vivere, di cui goderne. Servono tuttavia i giusti “anticorpi” per affrontare, se del caso, ogni “tempesta”. Statistiche autorevoli parlano di dati di “analfabetismo funzionale” allarmanti. Per affrontare il web urge avere un’appropriata “educazione digitale” da affiancare all’alfabetizzazione ai sentimenti, che mi pare altrettanto, se non più, urgente».
Come può sensibilizzare il pubblico sul confine tra libertà di espressione e comportamenti illeciti?
«C’è un malinteso sul tema. Molte persone si vantano di dire quello che pensano. Vero che la Costituzione tutela la libertà di espressione ma si dimentica che la stessa Costituzione tutela la persona a 360° e tutela la dignità di tutti noi. Ecco allora che “ledere la reputazione” di una persona attraverso comunicazioni online diventa un comportamento illecito. C’è da chiedersi come sia possibile che bisogna ricordarlo e come sia possibile che debba esserci una legge, addirittura penale, per far capire che è un qualcosa che può provocare danni, a volte ingenti, ad altri».
«Sempre più spesso si tende a “far girare” video di una certa intimità. Comprendo le dinamiche, anche “ludiche”, di chi si riprende in situazioni di particolare intimità, non comprendo invece come non si possa intuire che mettere in giro questi video (o foto ma poco cambia) sia di una pericolosità senza confini. Oggi, condividere questo materiale è un reato gravissimo e si rischia di passare diversi anni in galera oltre al rischio di rovinare per sempre la vita delle persone che in quei video e in quelle foto vengono ritratte».
Crede che sia possibile una regolamentazione efficace a livello globale o siamo destinati a convivere con un mondo digitale “selvaggio”?
«Ultimamente, seppur in ritardo, mi pare ci sia maggiore attenzione al mondo del digitale. L’Europa, attraverso il PNRR, ha stanziato molti fondi per l’educazione digitale e, finalmente, il legislatore sta cominciando a muoversi (la “legge” sul revenge porn lo dimostra). Spero aumenti la consapevolezza della persone e un senso civico che, in generale, troppo spesso sembra smarrito».
«Quando vado nelle scuole a provare a spiegare il diritto e le leggi comincio spesso con il chiedere ai ragazzi e alle ragazze quali siano i loro sogni. Dopo aver appreso le risposte provo a spiegare che un uso disattento dei social potrebbe rovinare il loro sogno. Provo anche a spiegare che l’ignoranza è il loro primo nemico. Ritengo che studiare sia il miglior antidoto per realizzare un sogno, per provare a ritagliarsi una chance».
«C’è stato un tempo in cui dedicavo ai social media troppo tempo, più del necessario. Poi, ho compreso che i social sono una grande possibilità per veicolare dei messaggi. Da quel momento provo a portare a chi mi segue messaggi di positività, di ottimismo, di civiltà. Un piccola goccia nel mare ma, come diceva qualcuna, il mare è pur fatto di gocce».
«Sul web come nella vita serve avere cultura, informazioni, veri e propri “attrezzi” per affrontare le criticità, i problemi, i momenti “no” che il web come la vita ci propongono tutti i giorni. Il buon senso, la saggezza, la cura per sé stessi e per le altre persone sono elementi che si acquisiscono con l’esperienza ma anche con lo studio, l’approfondimento e la curiosità. Spesso, ci si impegna a scoprire quali sono le caratteristiche del dispositivo che acquistiamo, quanti pixel ha la fotocamera, se è 4G o 5G, ecc. Quella stessa attenzione dovremmo usarla per tante altre cose della vita, come per il web. Sto diffamando qualcuno? Cos’è la diffamazione? Che si usi il web per approfondire, capire, avere più consapevolezza e già andrà tutto molto meglio».
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