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Domenico Chimirri filmato mentre impugna l'arma abbandonata dal poliziotto

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Crotone, dalle intercettazioni emerge che i Chimirri paventavano ritorsioni contro i residenti del quartiere Lampanaro che filmarono la scena


CROTONE – «La deve pagare». È quello che una zia diceva a Domenico Chimirri, il diciottenne arrestato per il tentato omicidio del poliziotto Giuseppe Sortino, che a sua volta aveva ucciso, mentre reagiva a un’aggressione violenta, il padre del ragazzo, il pizzaiolo e tik-toker Francesco Chimirri, 42enne. L’«astio» era nei confronti di una vicina di casa, rea di aver diffuso in rete un video che vedeva protagonista il giovane mentre colpiva l’agente accorso nel quartiere Lampanaro in seguito alle manovre pericolose compiute da Francesco Chimirri sulla strada statale 106, che avevano causato un incidente, nel primissimo pomeriggio del 7 ottobre scorso. I video sono poi divenuti virali sui social. E proprio questo «astio» è uno degli elementi che sorreggono le esigenze cautelari secondo la gip Elisa Marchetto che, accogliendo la richiesta del pm Alessandro Rho, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti Domenico Chimirri, 18 anni compiuti nell’aprile scorso, del padre della vittima, Domenico Chimirri, di 67 anni, e dei fratelli della vittima, Antonio (41) e Mario (46). Il pericolo ravvisato è, anche, quello di inquinamento probatorio.

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La gip ritiene, infatti, che gli indagati possano avvicinare alcuni testimoni sentiti dagli investigatori nel corso delle indagini per «indurli a ritrattare» e «minare la genuinità» delle loro dichiarazioni. Per la gip «destano sgomento» anche le intimidazioni rivolte dal giovane a una vicina di casa che «pur esponendo con precisione quanto a sua conoscenza, significativamente sosteneva di non conoscere gli autori dell’aggressione». Ovvero i propri vicini.

LA VERSIONE DELL’AGENTE

Secondo la versione del poliziotto, il colpo sarebbe partito accidentalmente durante la «brutale, reiterata e ingiustificata aggressione» da parte di padre e figlio, come la definisce sempre la gip dopo aver esaminato i filmati registrati dagli impianti di videosorveglianza messi assieme, sequenza dopo sequenza, dai carabinieri del Reparto operativo di Crotone. Il poliziotto, contro cui si accanirono poi anche il nonno e due fratelli della vittima, resta indagato a piede libero per omicidio in attesa dell’esito degli accertamenti balistici a cura del Ris di Messina.

CHIMIRRI: «NON PARLATE CON I GIORNALISTI», DICEVA DOPO I FATTI DEL QUARTIERE LAMPANARO DI CROTONE

Intanto, dalle intercettazioni eseguite dai carabinieri emergono riscontri all’ipotesi accusatoria nei confronti degli indagati. In prima battuta da quelle disposte sull’utenza del 18enne, che non solo conferma la sua partecipazione all’aggressione e quella dello zio che è “saltato addosso” al poliziotto, ma è consapevole che scatterà una misura cautelare nei suoi confronti. «Dice che mi devo fare il carcere… sicuramente emettono qualche restrizione». Del resto, Domenico Chimirri è stato immortalato nei video mentre impugna la pistola d’ordinanza abbandonata dal poliziotto e la punta contro di lui ma viene disarmato dal nonno. Ma quello che rileva, dal punto di vista della giudice, sono le possibili ritorsioni nei confronti dei testimoni. «Domè, a te hanno fatto un video. Maledetti. Una di questo quartiere. La deve pagare. L’ha postato lei. Ha parlato con i poliziotti». Il giovane allora si rende conto dell’attenzione mediatica suscitata dalla vicenda. «Non parlate con nessun giornalista». Antonio Chimirri, zio del ragazzo, si preoccupa di individuare un avvocato penalista, che segua la pratica “dalla A alla Z”.

«HO VISTO MIO FRATELLO MORIRE»

Lo zio del ragazzo, Antonio Chimirri, a colloquio con un’altra persona, racconta poi di essere intervenuto. «Lo stavano inseguendo. Poi è sceso e si sono litigati. Io ero sopra. Poi mia mamma si è messa a gridare e siamo scesi noi. Lui ha preso la pistola e ha sparato. Ho visto mio fratello morire. Non potevo stare fermo». Secondo la sua versione, allarmato dalle urla della madre, l’uomo scende in strada insieme al padre Domenico e al fratello Mario. Mentre cercano di separare il fratello Francesco assistono all’estrazione della pistola da parte del poliziotto ed allo sparo.

«NOVITÀ NELLE INDAGINI», CHIMIRRI PREOCCUPATI PER I VIDEO SUI FATTI DEL QUARTIERE LAMPANARO DI CROTONE

«Ancora non si sa niente», risponde Antonio Chimirri quando gli interlocutori gli chiedono se ci sono «novità nelle indagini». Qualche amico gli suggerisce di individuare un avvocato qualificato. Alla conversazione si uniscono altre persone preoccupate per i video sui fatti di Lampanaro dai quali emerge che il poliziotto si era qualificato agli aggressori. «Praticamente è uscita la notizia al telegiornale delle telecamere. Dice che loro hanno raccolto gli audio e ha ragione lo sbirro che si era dichiarato a Francesco come poliziotto. E dice che eravate in dieci».

TESTI OCULARI

Sono tutte donne le cinque testimoni che, dalle palazzine vicine, utilizzando i propri telefoni cellulari, hanno inquadrato la scena dell’aggressione. In due fasi. La prima, protrattasi per circa un minuto, è quella durante la quale padre e figlio inveiscono contro il poliziotto, che aveva pedinato fino a Lampanaro l’auto Dacia “Duster” e la Citroen “Xara Picasso” di un automobilista che, vedendo gli animi surriscaldati, si allontanerà subito dopo. Le ostilità riprendono quando il poliziotto spara e colpisce Francesco Chimirri. Un minuto di sgomento, e poi la reazione, protrattasi per due minuti, contro il poliziotto colpito a calci e pugni dagli indagati fino a procurargli imponenti traumi, la frattura della mandibola e avulsioni multiple dei denti. Uno dei video ritrae il nonno che disarma il nipote mentre punta contro il poliziotto l’arma abbandonata da Sortino.

INTERROGATORI DI GARANZIA

Si svolgeranno martedì prossimo gli interrogatori di garanzia per i quattro arrestati, che dovranno comparire davanti alla stessa gip che ha disposto le misure nei loro confronti. Sono difesi dagli avvocati Andrea Filici e Tiziano Saporito. Devono rispondere, a vario titolo, di tentato omicidio, lesioni gravissime, danneggiamento del cellulare del viceispettore con l’aggravante che la parte offesa è un pubblico ufficiale.

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