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Fibrillazioni nella maggioranza, al centro della discussione il taglio del canone Rai mentre sul futuro di Viale Mazzini è partito l’ennesimo totonomine
«Se abbiamo trovato l’accordo sul cessate il fuoco in Libano possiamo farlo pure sul canone Rai». Il commento della premier Meloni alla battuta d’arresto della maggioranza sul taglio del canone Rai è un invito agli alleati a evitare spaccature come quella di ieri in Commissione Bilancio del Senato, dove Forza Italia ha votato in maniera difforme dagli alleati. L’emendamento della Lega per confermare la riduzione di 20 euro è stato respinto 12 a 10, con il governo che per errore non si è rimesso all’Aula.
LE TENSIONI SUL TAGLIO DEL CANONE RAI
I partiti che sostengono l’Esecutivo relegano il ko al Senato a mero incidente parlamentare, sta di fatto che la premier aveva già lanciato l’appello ad abbassare il tasso di litigiosità chiedendo ai partiti del centrodestra di non dividersi. Insomma, avrebbe voluto che questo pasticcio fosse evitato. Meloni ha parlato anche dell’accaduto con Tajani, poi al telefono con Salvini.
«Sono schermaglie, non ci vedo nulla di particolarmente serio» ha detto ai cronisti, ma ora l’obiettivo è stringere le fila e non prestare più il fianco agli affondi dell’opposizione. «Il governo è fortemente impegnato nel sostegno a famiglie e imprese, operando in un quadro di credibilità e serietà – dicono da palazzo Chigi – L’inciampo della maggioranza sul canone Rai non giova a nessuno».
La Lega va avanti, e probabilmente – dice un big di via Bellerio – l’emendamento sarà ripresentato nell’Aula della Camera. Ma i vicepremier gettano acqua sul fuoco. Forza Italia rivendica di aver mantenuto un atteggiamento coerente (e di essere la seconda forza della coalizione), la Lega sottolinea che non c’è alcun problema nella maggioranza, anche se lega il niet di FI a interessi aziendali, tesi che gli azzurri respingono.
«Anche Berlusconi diceva che il canone Rai era da cancellare, ma non succede nulla – sottolinea Salvini – Noi ci occupiamo di temi concreti. Abbiamo altri tre anni produttivi, sono stati smentiti tutti i gufi».
NON SOLO IL NODO CANONE, LE CASELLE DA RIEMPIRE IN RAI
Sulla Rai, però, sta per partire il totonomi. Ora, per la Vigilanza, si procederà con altri tentativi la settimana successiva (e in quel caso i Cinque Stelle, anziché uscire dall’aula, dovrebbero essere presenti, con tutto quello che ne consegue, dato che il voto è segreto). Dunque, se entro metà dicembre Agnes sarà presidente, il direttore del Tg3 potrebbe essere assegnato al Movimento di Giuseppe Conte. Per chi ? Fuori gioco Giuseppe Carboni il favorito resta Senio Bonini, 44 anni, chigista ai tempi del covid, rapporto solido con Conte, e soprattutto Casalino, oggi vicedirettore al Tg1. A meno che si tiri fuori l’ “usato sicuro”, Bruno Luverà.
Altra ipotesi, fantasiosa, ma non troppo, i due voti che mancano li assicura Italia Viva, e con tanti saluti a Conte il Tg3 finisce a Costanza Crescimbeni, quotata vicedirettrice del Tg1.
IL NODO DELLE NOMINE ALLE DIREZIONI
Ma se non si trovasse la quadra ? Il centro destra andrà avanti con le nomine, e troverà un nome accettabile per tutto il centro sinistra e procederà al voto anche per tutto il resto. Tutto questo se il Pd terrà il punto, altrimenti nella girandola di nomi finiscono anche Elisa Anzaldo, vice al Tg1 in quota Elly, e Roberta Serdoz, ex Tg3 e oggi vice alla Tgr. Le altre direzioni scadute (entrambe il 24 novembre) sono la Tgr e Rainews24, oltre a Rai Sport, dove il Volpi prorogato saluta il 31 dicembre. La Tgr, nonostante gli appetiti e le azioni di disturbo, dovrebbe restare alla Lega, e quindi al candidato in pectore Roberto Pacchetti, che non gode solo della stima di Salvini e Giorgetti. Ma nulla. anche qui. è scontato.
L’attuale direttore, Alessandro Casarin, in queste settimane dovrebbe lasciare l’incarico a causa dell’incombente smaltimento ferie (pensionamento previsto: settembre 2025) ed è difficile, se non impossibile, che oggi Fratelli d’Italia possa esprimere sia il direttore del Tg1 (appena riconfermato per tre anni Gianmarco Chiocci) sia quello della Tgr, due corazzate e leader di ascolti, e quindi alla fine un’intesa si dovrebbe trovare. In ogni caso Fratelli d’Italia ha le alternative pronte per dirigere la testata più grande d’Europa, con il fedelissimo Nicola Rao, che aspira giustamente a direzioni di peso.
DA RAI SPORT A RAINEWS 24
Per la direzione di Rai Sport il favorito resta Marco Lollobrigida (apprezzato da Fratelli d’Italia), con il sempreverde Marco Franzelli, in corsa se la quota rimanesse in ambito Forza Italia o giù di lì. Altre ipotesi fantasiose che portano a nomi del Giornale Radio o di Rai news sono destituite di qualsiasi fondamento. Per la Radio, oggi in quota Lega con Francesco Pionati, il problema sono le ferie che obbligheranno l’ex demitiano di Avellino a lasciare a fine febbraio (compie 67 anni a luglio), oppure forse anche prima se ci sarà una tornata di nomine complessiva.
E qui potrebbe aprirsi un fronte importante: la Lega insisterà per la casella e proverà a piazzare Angela Mariella, oggi alle relazioni istituzionali, o Simona Grossi, attuale vicedirettrice con ampie deleghe e notevole consenso in redazione. E Forza Italia? Ci proverà con Ivano Liberati, che ha buoni rapporti in zona Letta, e in ogni caso manterrà le direzioni del Tg2 (anche se tra i vertici di viale Mazzini c’è chi mugugna per i bassi ascolti del TG2) e di Isoradio, oltre ad altri posti nella Corporate, e proverà a chiedere Rainews24 (ma Petrecca è inamovibile) in cambio di Rai sport che oggi è nella sua area ma attenzione: dovrà proporre nomi credibili.
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