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Tappa a Sud per la Meloni. Premier in Sardegna e Puglia dove si è completata l’assegnazione del Fondo di Coesione e sviluppo alle regioni


Con la visita in Sardegna e in Puglia della Presidente Meloni si completa l’assegnazione delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, che spetta alle Regioni spendere sul territorio. I tempi degli accordi con il Ministero di Fitto non sono stati brevi e le lamentele per queste lentezze si sono levate da alcuni Regioni, che evidentemente volevano avere certezza di quello che avrebbero avuto, per portare avanti i progetti relativi.

L’accordo tra la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e la Presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, per l’assegnazione di quasi 2,9 miliardi di euro destinati al Fondo di Sviluppo e Coesione, a beneficio dell’Isola è stata formalizzato a Cagliari, durante una cerimonia ufficiale presso il prestigioso Palazzo Regio, alla presenza di numerose autorità istituzionali e politiche. Poi Meloni e Fitto sono stati a Bari per la firma del Patto per la Puglia: arriveranno a tale area 4,6 miliardi di fondi Fsc.

MELONI: SUD LOCOMOTIVA D’ITALIA

«Noi abbiamo ancora tantissimi problemi da risolvere nelle Regioni del Sud, ma nel 2023 il Sud è stato la locomotiva d’Italia, il Pil del Mezzogiorno è cresciuto dell’1,3% più di quanto non fosse la crescita della media italiana, l’occupazione è cresciuta più di quanto non crescesse a livello nazionale, ed è stato il Sud a dare l’impulso all’export che ci ha portato per la prima volta ad essere la quarta Nazione esportatrice al mondo». Cosi ha dichiarato la Premier snocciolando dati, tutti corretti, che fanno ben sperare.

Ma metterei in collegamento tali visite con quello che è accaduto a Milano e a Caivano. A Milano l’incontro tra il ministro Piantedosi e il sindaco Sala segue la drammatica rivolta dei giovani a Corvetto: «Non è una banlieue ma attenzione alta» afferma e Ii sindaco precisa: «Non dico sia sicura, ma crocifiggere la città non serve a niente».

L’incontro segue la morte di Ramy Elgaml. Roghi e cariche, la periferia di Milano si infiamma. E ricorda quelle parigine. La reazione del Sindaco é comprensibile: non vuole rovinare l’immagine di una città che sembra negli ultimi tempi avere molti problemi. Ma la decisione del Governo di trasferire permanentemente ulteriori 600 agenti non può che essere salutata come opportuna per affrontare l’emergenza. Non bisogna nascondere, però, la testa sotto la sabbia, perché il rischio di ritrovarsi con situazioni incontrollabili é alto.

LE CONTRADDIZIONI DELLA MELONI AL SUD

L’altro episodio che vorrei collegare a quelli già riportati è quello accaduto a Caivano, Comune simbolo del ritorno della presenza dello Stato in realtà che sono state per anni abbandonate. È scattata l’operazione di sgombero alle case popolari del Parco Verde di Caivano alle porte di Napoli. Con 800 tra poliziotti e carabinieri. Le forze dell’ordine hanno liberato 36 appartamenti occupati abusivamente da diversi anni.

Una situazione di illegalità diffusa tant’è che lo sgombero è solo un primo intervento: la Procura ha individuato 240 unità abitative occupate illegalmente. A 419 persone è stato contestato il reato di occupazione abusiva. Cosa possono avere in comune questi quattro episodi non è chiaro ad una lettura disattenta. Ma vi è una contraddizione dell’azione evidente. Da un lato si assegnano le risorse che provengono dall’Unione Europea, per realtà a sviluppo ritardato, alla Sardegna e alla Puglia, ma è un percorso che ha riguardato tutte le regioni meridionali.

SERVE UNO SVILUPPO PIÙ OMOGENEO

Ma non si può continuare a incentivare lo sviluppo di una parte del Paese se poi si consente ad un’altra, ormai all’esaurimento dei propri territori e con le città al collasso, di continuare ad attrarre investimenti, perché è come mettere nel Sud acqua in una pentola bucata. Rimarrà sempre vuota. Se si incentiva Amazon e Microsoft a localizzarsi alle porte di Milano, occupando circa 4000 addetti ciascuna, é evidente che le aziende preferiranno una realtà già i sviluppata, la gente continuerà a trasferirsi in quella città e l’affollamento provocherà i fenomeni registrati. Come diceva la nuova presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, l’Associazione nazionale costruttori edili, alla presentazione del rapporto Svimez, è un Paese strano quello che continua a fare affollare alcune realtà a scapito della desertificazione di altre.

Invece l’episodio di Caivano costituisce l’altra faccia della medaglia delle stesse politiche, che hanno impoverito alcune parti, nelle quali il lavoro è una chimera e la sopravvivenza avviene solo a costo di entrare nella illegalità. Anche lì va bene l’intervento di ripristino delle regole, ma se ci limitiamo a questo sarà una battaglia perduta, perché, di fronte alla possibilità di sopravvivere, ogni mezzo, anche illegale, sarà ritenuto legittimo.

LA MELONI E IL SUD, SERVE UN MODELLO DI SVILUPPO CHE PREVEDA UN RIEQUILIBRIO

E allora è bene che arrivino le risorse dall’Europa ma è bene che ci sia un modello di sviluppo che preveda il riequilibrio di questo Paese. Tale azione è utile a tutti per evitare il sovraffollamento, la cementificazione, la concentrazione eccessiva di ogni tipo di attività in alcune aree e la contemporanea desertificazione, spopolamento, abbandono di tutta un’altra parte. Bisogna cambiare ottica, combattere la bulimia del Nord, che vuole concentrare qualunque attività, che si tratti di aziende o di grandi eventi, che si tratti di infrastrutture, in una corsa tra un sempre maggiore sviluppo e maggiore esigenza di popolazione e l’esigenza che non può che portare ad una crescita che esaurisce le risorse, prime fra tutte quelle ambientali oltre che quelle umane, e poi ad un inevitabile declino o crisi per eccessiva affollamento.


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