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Il boss Domenico Megna

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Aggredito da sette persone sparò al nipote del boss Megna e venne poi convocato, il retroscena dell’inchiesta Grecale


CROTONE – Sangue e onore si impastano. Dalle intercettazioni captate dalla Squadra Mobile nell’inchiesta che ha portato all’operazione Grecale, emerge luce su un’aggressione subita da un pregiudicato crotonese, Mario Stirparo, da parte di sei, forse sette persone, nell’aprile 2022. Aggressione alla quale lui avrebbe reagito sparando contro Mario Megna, nipote di Domenico, il boss di Papanice, figura egemone nel panorama della criminalità organizzata crotonese. L’astio di Stirparo nei confronti di Mario Megna sarebbe legato a una presunta relazione di quest’ultimo con sua moglie. Tant’è che non avrebbe nascosto il proposito di ucciderlo. Stesso risentimento, per gli stessi motivi, avrebbe nutrito nei confronti di un altro papaniciaro, Francesco Sulla, che avrebbe incontrato e malmenato.

GRECALE LA SPEDIZIONE PUNITIVA, LO SPARO AL NIPOTE E LA CONVOCAZIONE DEL BOSS MEGNA

La ritorsione sarebbe scattata immediatamente ma, mentre veniva accerchiato e colpito dal branco, l’uomo reagì estraendo una pistola con cui sparò una serie di colpi contro Mario Megna. I colpi non andarono a segno perché uno dei presunti aggressori, Ermenegildo Andrea Misticoni, riuscì a bloccare la mano che impugnava l’arma.

 Il caso finì al vaglio del boss che chiese spiegazioni sia a Misticoni, che aveva ceduto la pistola a Stirparo ma non aveva riferito ai papaniciari che fosse armato, e “convocò” anche Stirparo. Questi però rimase qualche giorno fuori Crotone. Perché, diceva, temeva di essere arrestato avendo notato controlli delle forze dell’ordine nei pressi della sua abitazione. Stirparo chiedeva però agli emissari del boss di intercedere con lui, facendogli arrivare il messaggio che non nutriva risentimenti nei suoi confronti nonostante i dissapori con suo nipote.

DISPONIBILITA DI ARMI

Ma è soltanto uno degli episodi che denota la disponibilità di armi da parte del gruppo monitorato nel corso dell’inchiesta. I metodi violenti non mancavano e frequenti erano gli scontri per il controllo dello spaccio in città. In questo caso, però, emerge, come spesso accade nelle inchieste antimafia più recenti sulla criminalità organizzata del Crotonese, la figura del boss Megna. Un boss all’antica che intercedeva in dissidi privati e convocava chi gli mancava di rispetto.

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