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Roma, 21 nov. (askanews) – Un ritorno atteso, quello di Leandra Pavorè, in veste di scrittrice, con il suo terzo romanzo “Selvaggia” edito da Armando Editore. Un lavoro che conserva il carattere autobiografico delle precedenti opere; dopo il successo di “Storia di una vita” e” Il mio amico gay” (con prefazione di Alessandro Cecchi Paone) è il Brasile degli anni ’70 e ’80 lo scenario delle vicende narrate, vicende coinvolgenti e per lo più divertenti, tuttavia non mancano, nel romanzo, momenti drammatici, malinconici, intensi, momenti di riflessione e pura commozione che toccano profondamente il cuore del lettore.
“Quali sono le forze che determinano il nostro destino? Chi stabilisce in che famiglia nasciamo, in quale luogo, in quale stato, in quale epoca?”. Queste le domande che riecheggiano, fin dalla tenera età, nella mente della nostra “selvaggia” protagonista Leandra, bambina esuberante, vivace, curiosa e intelligente, catapultata in un mondo che le va stretto, a cui decide di ribellarsi assecondando la sua indole indomita.
Una giovane irrefrenabile, curiosa e dinamica, ma anche spavalda, che non esita a mettersi nei guai con il solo scopo di sfidare l’autorità, o per il puro piacere di divertire e stupire.
Il suo senso di giustizia è più forte delle regole, delle imposizioni e dei compromessi; il suo approccio alla vita la costringe a vivere situazioni anche dolorose, ma da “selvaggia” qual è, niente può abbatterla: ogni difficoltà diventa una prova di coraggio, la rende più forte e determinata, grazie alla forza della fede e dell’amore.
Un libro avvincente, che riempie di energia: il lettore è catturato nel mondo di Leandra fin dalla prima pagina, cresce, va a scuola con lei e subisce le punizioni anche fisiche della maestra, va a casa con lei e vede la madre smarrita nel gestire una figlia così irruenta che tenta di arginare con le punizioni, la segue in convento dove credeva di poter vivere a pancia piena e senza sforzi, sulle rive di un fiume quando aggredisce una giovane amica, insomma impossibile annoiarsi, anzi, si finisce per identificarsi e per amare questa monella, con tutte le sue emozioni amplificate perché, come lei stessa afferma, “l’unico dono di cui sono sprovvista e che avrebbe valorizzato il mio patrimonio è il senso della misura”. Il libro sarà presentato per la prima volta il 29 novembre alle ore 17.30 a Palazzo Facchi di Brescia.
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