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L'incontro nella sala polivalente Falcone e Borsellino di Cutro

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Il capo della Dda apre il ciclo di Pedagogia dell’antimafia dell’UniCal con gli studenti di Cutro. «Riscatto possibile grazie alla denuncia»


CUTRO – «Quello che è accaduto è un fatto quasi rivoluzionario in questo territorio. È importante che ci sia una ribellione alla logica criminale e parassitaria delle cosche. Lo sforzo di magistratura e forze dell’ordine non sarà mai sufficiente se non c’è un rifiuto a quelle logiche che parta dalla comunità». Lo ha detto il procuratore distrettuale antimafia facente funzioni, Vincenzo Capomolla, nel corso del primo di un ciclo di incontri su “Cittadinanza e Costituzione”. Un ciclo promosso dal docente di Pedagogia dell’antimafia dell’Università della Calabria, Giancarlo Costabile, di concerto con il Polo scolastico di Cutro, diretto dalla preside Anna Maria Maltese, e col sostegno del Comune, che ha messo a disposizione la sala Falcone e Borsellino per il partecipato incontro con gli studenti. “Il riscatto di Cutro”, non a caso, era il tema del primo della serie di incontri che vedono attivamente coinvolti i ragazzi dell’Istituto tecnico commerciale e dell’Istituto per agrari. Il procuratore ha risposto anche alle loro domande.

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PEDAGOGIA DELL’ANTIMAFIA, LA DDA E LA TENDENZA INEDITA RISCONTRATA A CUTRO

La sua presenza è stata significativa anche perché di recente si è registrata una tendenza inedita nel territorio. A Cutro, che negli ultimi anni ha assunto una dimensione da capitale mafiosa in seguito al tentativo del boss Nicolino Grande Aracri di creare un crimine autonomo da Polsi e alla sua capacità di proiettare gli interessi dell’organizzazione criminale nelle aree più ricche del Paese, alcuni imprenditori hanno denunciato le nuove leve dei clan facendo scattare una retata. La città si è schierata con i denuncianti, scendendo in piazza in loro sostegno, con in testa il sindaco, Antonio Ceraso. Il Comune si costituirà parte civile nel processo che è scaturito da quelle denunce.

PEDAGOGIA DELL’ANTIMAFIA, IL CAPO DELLA DDA A CUTRO: NO A CONNIVENZE

Il procuratore Capomolla, che ha coordinato quell’inchiesta, legge positivamente il «percorso alternativo alla situazione venutasi a creare negli ultimi decenni, in cui a Cutro una cosca agguerrita, dopo essersi radicata con atti violenti e funesti nel territorio, si è proiettata nelle mete dell’emigrazione contaminando anche quei luoghi in cui la società civile non ha avuto voglia e strumenti per contrastarla». Proprio il tema della «connivenza e contiguità della società civile» è stato centrale nell’intervento del magistrato. «La ‘ndrangheta – ha detto – offre servizi di mediazione a gruppi imprenditoriali e politici occupando interi settori del tessuto economico-sociale anche lontano dai luoghi di origine». Ciò grazie alla «rete di relazioni che è in grado di costruire con soggetti che non si percepiscono immediatamente come organici alle cosche». Ed è «importante» che la “ribellione” alle pretese dei clan venga «dal basso», e non dalle sole «istituzioni preposte al loro contrasto».

Purtroppo, non tutti gli imprenditori hanno il coraggio di ribellarsi ma molti «pagano oppure si avvalgono delle cosche per accaparrarsi appalti pubblici e privati».

NUOVI SCENARI ED ECOLOGIA DELL’ANIMA

Rispondendo alle domande dei ragazzi, il procuratore ha spiegato come le mafie si siano evolute, guardando a scenari criminali sofisticati come la finanza clandestina grazie a cui reinvestono i proventi del narcotraffico. E come riescano a ottenere consenso sociale e a piegare ai loro voleri la politica. «Una volta la strategia era intimidatoria, oggi prevalgono metodo corruttivi ma molto spesso la ‘ndrangheta recluta referenti nelle istituzioni che concorrono alla realizzazione dei suoi obiettivi». Il procuratore si è soffermato anche sulle illegalità ambientali che peraltro «non sono soltanto appannaggio delle cosche».

Centrale nel suo intervento è stata la valorizzazione del percorso intrapreso da UniCal e Polo scolastico di Cutro. «L’istruzione pubblica è un pilastro di coesione sociale ed è di importanza basilare per sradicare ed emarginare comportamenti mafiosi, per far capire che la furbizia non è un valore, per un’ecologia dell’anima che significa avere cura della propria anima».

PERCORSO DI CAMBIAMENTO

Un percorso illustrato dal professor Costabile nella sua introduzione. «Abbiamo intrapreso un cammino di cambiamento. Dopo la denuncia degli imprenditori che non si piegano e delle istituzioni che non strisciano dinanzi al potere mafioso entriamo nella scuola col linguaggio critico e consapevole della rete di Barbiana per dire no a contiguità e complicità con le mafie». Un percorso che Costabile ha inteso dedicare all’insegnante Chiara Olivo, la moglie del sindaco di recente scomparsa.

Proprio il sindaco, aprendo i lavori, ha parlato di «una pagina importante per Cutro». Perché «Si traccia una linea precisa per uscire dalla sudditanza psicologica nei confronti delle mafie». «Un percorso di formazione alla legalità grazie al coinvolgimento attivo dei giovani», ha sottolineato la preside Maltese. «Capire che cosa è la ‘ndrangheta sarà utile più di tante parole», ha detto ai ragazzi il prefetto di Crotone, Franca Ferraro, che ha invitato studenti e docenti a riflettere sul «segnale potente della costituzione di parte civile del Comune contro la mafia».

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