Antonino Vadalà
2 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – Diciassette persone sono state raggiunte da provvedimenti restrittivi emessi dalla Procura di Venezia perché responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti con l’aggravante, per alcuni, dell’agevolazione mafiosa e del riciclaggio. E’ stata disposta la custodia cautelare per 11 persone e i domiciliari e l’obbligo di dimora per le restanti sei.
In Slovacchia, in particolare, è stato arrestato Antonino Vadalà. “L’importanza dell’indagine sta anche nel coinvolgimento di alcuni personaggi che sono di grosso spessore nell’ambito della criminalità organizzata – spiega il procuratore capo, Bruno Cherchi – in particolare c’è Vadalà, arrestato per l’omicidio del cronista slovacco e poi rilasciato».
La Procura lagunare ha indagato Vadalà per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, riciclaggio e autoriciclaggio, per aver creato insieme ad altri componenti della banda di matrice ‘ndranghetista dei canali commerciali leciti da utilizzare per l’importazione di droga dal Sudamerica e gestito singole operazioni di importazione finanziando l’acquisto di stupefacente grazie a sue società. Sono in corso perquisizioni domiciliari in Veneto, Lombardia e Calabria nei confronti di altre 16 persone coinvolte del traffico.
Per documentare quanto avveniva, un militare della Guardia di finanza si è infiltrato nell’organizzazione sotto copertura «dando immediata comunicazione – riferisce Cherchi – degli spostamenti e le modalità attraverso cui veniva importato e smistato lo stupefacente in Italia. Ma anche dando possibilità di disporre di un riscontro immediato per la Procura in merito agli accertamenti che mano a mano si facevano». Per importare la droga, sottolinea il Procuratore, la banda aveva creato delle società per l’import dal Sudamerica di frutta. Nei carichi veniva nascosta una quantità ingente di droga. L’indagine ha coinvolto anche Paesi stranieri, come la Slovacchia, dove era presente Vadalà.
«C’è stato coordinamento di EuroJust e delle autorità slovacche – ha aggiunto -. La Guardia di finanza di Venezia e la Procura sono riuscite a tenere un’indagine complessa senza fuga di notizie. Altrimenti sarebbe stato un problema per l’incolumità dell’agente sotto copertura».
La droga arrivava attraverso navi e camion: complessivamente si tratta di 400 chili di cocaina. «La ‘ndrangheta calabrese si muove in maniera diversa rispetto al passato – conclude Cherchi -. Non opera più direttamente, ma ha un radicamento attraverso cui si muove in maggiore autonomia sia con approvvigionamento che distribuzione della sostanza stupefacente».
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