X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

Dopo la decisione della Corte Costituzionale sull’Autonomia differenziata, Roberto Occhiuto “sfida” la lega: “Un’opportunità per una riforma equilibrata”


LA fronda sull’autonomia differenziata, all’interno del centrodestra, l’ha lanciata il governatore (e vicesegretario nazionale) Roberto Occhiuto. Il leader Tajani all’inizio ha dato l’impressione di averla subita, ma poi nel partito – con buona pace di chi avrebbe preferito più cautela – l’ha spuntata la linea Occhiuto. E oggi Tajani può sottolineare, con una certa soddisfazione, che la Corte Costituzionale «pone negli stessi problemi sollevati da Forza Italia».
Occhiuto, lo abbiamo visto, lo dice in modo ancora più netto. Ieri è tornato sulla questione intervistato da Corriere della Sera e Stampa. «Ha vinto Forza Italia?», gli si chiede. «Uno a zero – risponde – Avevo chiesto una moratoria al centrodestra per non mettere altra benzina sul fuoco, invece ci sono state accelerazioni inopportune». I governatori del Nord hanno corso un po’ troppo e la riforma, ripete, è stata approvata (alla Camera) in una notte. Alla Lega manda a dire che sulle riforme «la saggezza conta più dei muscoli». E a Zaia, governatore del Veneto, che lui non ha paura dell’autonomia: «Io l’ho già fatta per i medici cubani e gli Ncc». Però «per competere allo stesso modo bisogna dare a tutti gli stessi strumenti».

Grazie alla Consulta «ora non andremo a sbattere», anzi. Questo stop, dice, è un’opportunità. L’opportunità di rimetter mano alla legge purché, avverte, non si parli solo di autonomia («sono stanco») lasciando sullo sfondo i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, e la perequazione. Stavolta, in ogni caso, senza fretta. Occhiuto stima almeno due o tre mesi di lavoro in Parlamento, dopo la pubblicazione della sentenza della Consulta, perché alcuni rilievi devono essere approfonditi. Ma il problema reale è la quantificazione e finanziamento dei Lep, perché «occorrono risorse consistenti che non è facile trovare nel bilancio dello Stato». Modificare la riforma –e renderla «equilibrata» – potrebbe anche consentire, aggiunge, di evitare il referendum che «rischia di essere per noi un bagno di sangue».

Un ‘cronoprogramma’ che non sembra incontrare il favore della Lega. «Ci sono alcuni punti sui quali va modificato il provvedimento e, come hanno spiegato sia il ministro Roberto Calderoli sia molti costituzionalisti, si possono varare quei cambiamenti in poco tempo in Parlamento e andare avanti con il trasferimento delle materie alle regioni che ne fanno richiesta» dice ad Affari italiani Claudio Durigon, vicesegretario della Lega. «Non si può certo parlare di una legge fatta in fretta o di notte. In Commissione sia al Senato sia alla Camera ci sono state moltissime audizioni e il testo è stato emendato più volte – continua, ribattendo a Occhiuto – . L’autonomia non è una bandiera della Lega, è una riforma che crea efficienza».

Il Carroccio, dopo la pronuncia della Corte Costituzionale, ostenta sicurezza, ma si sente ‘accerchiato’. Il rimprovero in maggioranza – non solo quello esplicito di Occhiuto – è che abbia spinto troppo sull’acceleratore. Ma per uscire dal cul-de-sac sa anche quale carta giocare e pare ci abbia già puntato: se l’autonomia si blocca, si fermano anche le riforme care a Fratelli d’Italia e Forza Italia, premierato e giustizia. La partita è appena iniziata.

L’APPELLO DELLA UIL CALABRIA – «La decisione della Corte è un passo importante per garantire diritti uguali a tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione di residenza. La nostra regione, con i suoi ritardi infrastrutturali e socio-economici, ha bisogno di servizi pubblici di qualità e di un’allocazione di risorse che rispetti il principio di uguaglianza» dice la segretaria generale della Uil Calabria Mariaelena Senese. «L’autonomia non deve tradursi in diseguaglianze tra Nord e Sud. Invitiamo il governo e le istituzioni a riflettere su questo modello» conclude.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE