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Per il riscatto di Cutro nasce il progetto “Cittadinanza e Costituzione” per formare i giovani alla legalità. Il percorso, promosso da Comune, scuola e università.


CROTONE- Nasce il progetto “Cittadinanza e Costituzione”, un’ambiziosa iniziativa che mira a educare le giovani generazioni alla legalità e alla partecipazione attiva alla vita civile. Il progetto promosso dal Comune di Cutro e dall’Istituto di istruzione superiore “Polo” sarà inaugurato lunedì 18 novembre 2024, alle ore 10 presso la Sala “Falcone e Borsellino”, vedrà la partecipazione del Prefetto di Crotone, Franca Ferraro, e del Procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla. Sarà proprio il procuratore antimafia a dialogare con la comunità studentesca cutrese. Gli onori di casa saranno fatti dal Sindaco, Antonio Ceraso, e Annamaria Maltese, Dirigente scolastica dell’I.I.S. Polo di Cutro. Il percorso è stato pensato insieme al Dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’Università della Calabria, attraverso il corso di Pedagogia dell’Antimafia coordinato da Giancarlo Costabile, e al giornalista e scrittore Antonio Anastasi che modererà tutti gli incontri educativi.

IL PROGETTO DI CUTRO “CITTADINANZA E COSTITUZIONE” UN PERCORSO DI FORMAZIONE UNICO NEL SUO GENERE

«L’obiettivo di questa sfida educativa è la costruzione di un alfabeto trasformativo in grado di riorientare nella direzione di un nuovo civismo democratico le coscienze dei più giovani, per continuare in modo deciso il processo di cambiamento che la comunità cutrese ha intrapreso negli ultimi mesi ribellandosi al potere della ’ndrangheta». Scrivono dal Dipartimento di
Culture, Educazione e Società dell’Università della Calabria. Comune, scuola e università insieme per raccontare un’altra storia del territorio crotonese, identificata da parole generative di speranza e non di rassegnazione. «Lo Stato siamo Noi» è l’orizzonte etico-culturale di questa narrazione del riscatto che da Cutro vuole muovere per farsi modello educativo di ri-territorializzazione civile e sociale. La lotta alle mafie non può essere, come ha insegnato Paolo Borsellino, una mera azione repressiva. «Ma -scrivono- un movimento culturale in grado di spezzare il puzzo del compromesso morale, della contiguità e della complicità con la cultura delle sudditanze. Non è più tempo di alibi ma di impegno condiviso e responsabile. Il Santo Padre, Francesco, sostiene giustamente che per cambiare il mondo dobbiamo cambiare l’educazione. E per farlo abbiamo la necessità di insegnare ai più giovani il valore inalienabile della libertà e della dignità».

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