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Di seguito la lettera di un Addetto ufficio per il processo assunto tra i precari Pnrr della giustizia che evidenzia l’importanza di prevedere la stabilizzazione a partire dal 2026
In una recente dichiarazione il Ministero di Giustizia asserisce con chiara soddisfazione che l’Ufficio per il processo è un importante acceleratore della Giustizia. A certificarlo è uno studio congiunto Ministero di Giustizia/Banca d’ Italia – Eurosistema che evidenzia come l’assunzione degli addetti Ufficio per il processo (AUPP), prevista dal PNRR, ha avuto un impatto positivo sulla definizione dei processi, soprattutto i più complessi, non solo per i riflessi positivi sull’ abbattimento dell’ arretrato e conseguente riduzione dei tempi, ma anche perché questo dato riguarda il primo periodo di immissione degli addetti UPP, pertanto solo in un orizzonte temporale più lungo potranno vedersi pienamente tutti i benefici della nuova organizzazione del lavoro all’ interno degli uffici giudiziari.
Un endorsement che fa enormemente piacere agli addetti ai lavori, non solo perché dopo anni di duro lavoro (e sono sicuro che quasi tutti abbiano fatto sempre di più di quanto veniva richiesto) viene riconosciuto il merito, ma soprattutto perché si ha la contezza di essere in linea con gli obiettivi PNRR. A ragion di ciò occorre fare alcune considerazioni, soprattutto alla luce di alcune decisioni recentemente prese. Premesso che gli AUPP sono poco meno di 12.000 (11.999 unità di personale al 30.06.2024, di cui 8.980 Addetti all’ Ufficio per il processo e 3.019 unità di personale tecnico/amministrativo) dislocati in tutti i tribunali d’ Italia, questo numero comprende: UPP-1°concorso, UPP-2°concorso, data entry e tecnici di amministrazione-concorso 5410.
Quando questi precari PNRR hanno preso servizio hanno trovato una situazione a dir poco drammatica: i tribunali e le corti di appello erano al collasso, con vuoti di organico imbarazzanti e una mole di lavoro arretrato così seria che in molti, soprattutto il personale tecnico/amministrativo hanno dovuto programmare il suo smaltimento nell’ottica di anni. Un capitale umano, per giunta già formato, che ha come data di scadenza contratto il 30.06.2026 e che rischia di andare perso… Infatti nel Piano Strutturale di bilancio, riforme e investimenti in materia di Giustizia, il Capo Dipartimento dell’ Organizzazione Giudiziaria Gaetano Campo oltre ad evidenziare che gli obiettivi intermedi PNRR sono stati raggiunti, pone una previsione di proroga dopo il 30.06.2026 diretta al mantenimento in servizio di sole 6.000 unità.
Nello specifico all’art. 20 del disegno di legge di bilancio, la norma che finanzia questo personale “superstite” mira a stabilizzare 3000 unità nel 2026 mentre le altre 3000 saranno poi finanziate dal Ministero (ancora non è dato sapere quando); in pratica a partire dal 1 luglio 2026 su quasi 12.000 dipendenti resteranno in servizio solo 3000!! Né tantomeno si parla ancora delle modalità di assunzione con cui queste 6000 unità verranno stabilizzate; fare una specie di concorso interno sarebbe una follia in quanto tutti quanti hanno già sostenuto e superato un concorso pubblico (se pure a tempo determinato). Di fatto questa è destinata a diventare l’ennesima guerra fra poveri.
A peggiorare la situazione contribuisce anche il fatto che il 4 novembre presso la sede di Via Arenula del Ministero si è tenuto un incontro fra il Ministero e le parti sociali per la definizione del “nuovo ordinamento professionale e delle famiglie professionali del personale Giustizia”. La negoziazione, diretta dal Vice Ministro Sisto, si è risolta in un nulla di fatto e il mancato accordo di questa trattativa sindacale (rinviata al 28 novembre) non fa che affossare ancora di più il personale assunto con fondi PNRR, in quanto essendo gli AUPP tutte nuove figure, non hanno ancora un collocamento nelle piante organiche dei tribunali; di conseguenza come si può pensare di rendere effettivo questo personale che ancora sulla carta non esiste?
A questo punto, ammesso e non concesso che la situazione resti così, gli uffici giudiziari sarebbero comunque sotto organico e visti i pensionamenti che ci saranno nei prossimi anni, come si può solo lontanamente immaginare di riuscire a mantenere negli anni futuri gli attuali standard così faticosamente raggiunti con questo poco personale rimasto? Come si può pensare che dopo aver aggiunto degli ingranaggi che molto sono serviti al funzionamento della macchina Giustizia, questa possa continuare a girare allo stesso modo togliendoli?
A cosa sono serviti i fondi PNRR se poi tutto ritornerà come era in precedenza e cioè in una situazione di perenne emergenza? Ma soprattutto c’è da chiedersi: visto che esiste già una legge sulla stabilizzazione e considerato che non a caso il D.Lgs 80/2021 PNRR Giustizia prevede che “a decorrere dal 01.07.2026 il Ministero della Giustizia è autorizzato a stabilizzare nei propri ruoli i dipendenti assunti a tempo determinato ai sensi dell’ art.11, comma 1, primo periodo e dell’ art.13, che hanno lavorato per almeno 24 mesi continuativi nella qualifica ricoperta e risultano in servizio alla data del 30.06.2026”, è così difficile da qui a 2 anni reperire fondi per stabilizzare tutto il personale AUPP?
Si tratta solo di neanche 6000 posti di unità di personale già assunto e (si ribadisce) formato, numeri irrisori se si pensa che a stabilizzazioni passate come la Madia bis del 2019 per i precari della Sanità, furono stabilizzati in finanziaria e senza scaglioni centinaia di migliaia di dipendenti a tempo determinato. Si tratta di 6000 famiglie che sono destinate a finire in mezzo una strada, nel quasi totale silenzio dei sindacati che finora si sono limitati soltanto a indire qualche sporadica giornata di sciopero. Di 6000 servitori dello Stato che lo Stato non sembra non voglia più tutelare. È palese che manca un piano strategico per la stabilizzazione di tutti i precari PNRR e di questo sia il Ministero di Giustizia che tutto il Governo ne hanno la piena consapevolezza e pertanto se ne devono assumere tutte le responsabilità.
Lettera Firmata
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