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Patrimonio da 800 milioni di euro restituito a tre fratelli Perri, imprenditori di Lamezia, revoca definitiva della confisca dalla Cassazione
LAMEZIA TERME – Conferma definitiva della revoca della confisca e restituzione dell’ingente patrimonio calcolato in 800 milioni di euro di valore complessivo ai fratelli Perri, titolari, fra l’altro, del centro commerciale “Due Mari”. Dopo il tribunale in primo grado e la Corte d’appello nel secondo grado, anche la Cassazione, dichiarando inammissibile il ricorso della Procura, ha rigettato il nuovo ricorso della Dda che aveva impugnato sia la decisione del Tribunale misure di prevenzione di Catanzaro che anche della Corte d’Appello di Catanzaro a maggio scorso, che avevano rigettato la richiesta di confisca della Dda, con dissequestro di tutti i beni e restituzione ai legittimi proprietari, rigettando anche la richiesta della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per 5 anni, nei confronti dei fratelli Perri (Pasqualino, Francesco e Marcello).
MANCANTE LA PERICOLOSITA’ SOCIALE: REVOCA DELLA CONFISCA DEL PATRIMONIO AI FRATELLI PERRI
«In mancanza del necessario presupposto dell’accertamento della pericolosità sociale – scriveva la Corte d’appello – superflua appare qualsiasi valutazione relativa all’asserita sproporzione reddituale. Alcuna concreta doglianza viene svolta in riferimento alle posizioni dei fratelli Marcello e Pasqualino Perri. Sul punto, la Procura si limitava ad affermare la loro presenza all’interno della compagine societaria già all’epoca in cui il padre Antonio era in vita – negli anni ’80 – con ciò trascurando la circostanza per cui in quegli anni essi erano poco più che bambini. Né sono stati dedotti ulteriori elementi da cui desumere l’inserimento degli stessi nell’ambito del contesto criminale di riferimento». Per i giudici, in particolare, «difettavano elementi concreti per affermare che la crescita imprenditoriale del gruppo sia strettamente collegata al predominio nella zona della cosca Iannazzo».
LA PRESUNTA SPROPORZIONE CHE AVEVA PORTATO AL SEQUESTRO DEI BENI
La contestazione per la quale si era giunto all’ingente sequestro (scattato a febbraio 2022) riguardava pure la presunta sproporzione rispetto ai redditi dichiarati dalle attività lavorative, ma anche un impero la cui origine – secondo quanto contestato dalla Dda di Catanzaro – sarebbe stato riconducibile alle attività illecite dell’imprenditore della grande distribuzione, Antonio Perri (ucciso a marzo del 2003 all’interno del centro commerciale Atlantico, una delle sue tante “creature”) padre dei tre fratelli (Pasqualino, Francesco e Marcello), imprenditori lametini nel settore della grande distribuzione alimentare e proprietari del centro commerciale “Due mari” di Maida, tra i più grandi della Calabria, uno dei tanti beni che finì sotto sequestro e ora definitivamente restituito.
Determinante, ai fini del rigetto della confisca, una consulenza tecnica elaborata nell’interesse di Francesco Perri dai dottori Claudio Schiavone e Vittoria Iaquinta, ritenuti tra i principali esperti a livello nazionale in materia di ricostruzione contabile e sperequazione, e dalla dott.ssa Alessandra Neri, nonché dal dott. Antonio Ruberto nell’interesse dei fratelli Pasqualino e Marcello Perri. Analogamente decisiva l’assoluzione in primo grado pronunciata dal Tribunale di Lamezia al processo Andromeda contro la cosca Iannazzo nei confronti di Francesco Perri. In quel caso, assolto dal reato di associazione mafiosa riconducibile alla famiglia Iannazzo “per non avere commesso il fatto”.
Ciò aveva consentito al Tribunale di escludere a monte l’esistenza dei presupposti per l’applicazione nei confronti di Francesco Perri, e dei suoi fratelli, delle invocate misure di prevenzione personale e patrimoniale. La Dda però impugnò anche la sentenza d’appello davanti la Cassazione che ora ha dichiarato inammissibile il ricorso con revoca del sequesto e immediata restituzione dei beni definitivamente.
IL PATRIMONIO DI 800 MILIONI DI EURO DEI FRATELLI PERRI
Si tratta di 22 complessi aziendali, comprendenti: il centro commerciale “Due mari”; 19 ipermercati; attività di commercio di autoveicoli e di rivendita di motocicli e ciclomotori. Inoltre attività operanti nei settori: costruzione di edifici residenziali e non residenziali; intermediazione finanziaria; recupero e riciclaggio di cascami e rottami metallici; produzione di gelati; gestione di impianti polivalenti; locazioni immobiliari.
E poi, partecipazioni, anche in forma totalitaria, in 34 società, attive nei settori della grande distribuzione alimentare, rivendita di autovetture, ottica, commercio al dettaglio di generi alimentari, ristorazione, immobiliare, ed anche le quote di partecipazione nella squadra di calcio “Vigor Lamezia” (società poi dichiarata fallita) e nella squadra di volley “Pallavolo Lamezia”. Oltre a 26 fabbricati e 2 ville di lusso; 42 terreni; 19 autoveicoli (tra i quali una Ferrari); 4 motoveicoli di lusso; 1 ditta individuale, operante nel settore della ristorazione; tutti i rapporti bancari intestati e/o riconducibili ai fratelli e ai loro familiari. Francesco Perri era difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Aldo Ferraro. Terzi interessati: Jessica Perri, difesa dall’avvocato Giuseppe Mussari, Antonella Perri, difesa dall’avvocato Aldo Ferraro così come Franca Fazzari e tutte le società. Per Pasqualino Perri difesa affidata all’avvocato Francesco Gambardella e per Marcello Perri all’avvocato Michele Cerminara.
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