L'area dove è detenuto il boss di Palmi
2 minuti per la letturaPALMI (REGGIO CALABRIA) – Potrebbe presto uscire dal carcere per andare a trovare la madre malata il boss di Palmi Domenico Gallico. Il capomafia calabrese, che sconta nel carcere di Sassari, al 41 bis, 7 ergastoli e decine di anni di carcere per associazione mafiosa, omicidi e riciclaggio, ha ricevuto un permesso dal magistrato di sorveglianza.
Nel 2012, durante un interrogatorio in carcere, aggredì e ruppe il naso all’allora pubblico ministero della dda Giovanni Musarò e ferì due agenti penitenziari.
La madre di Gallico, Lucia Giuseppe Morgante, 91 anni, è stata condannata all’ergastolo per associazione mafiosa e omicidio, ma ha ottenuto un differimento dell’esecuzione della pena per motivi di salute. Attualmente si trova nella sua casa di Palmi. L’incontro col figlio – i due non si vedono dal 2012 – dovrebbe avvenire dunque nel paese di origine del boss.
Nel referto del medico che ha visitato la donna si esclude peraltro che questa sia in pericolo di vita, pur dando atto che le sue condizioni fisiche non sono buone. Nella decisione del magistrato di Sassari, «vistata» dalla procura della città, si dà atto dell’allarme lanciato dagli investigatori sui rischi della concessione del permesso.
«La madre di Gallico – scrive il magistrato riportando un’informativa del commissariato di Palmi – si è dichiarata disposta a ricevere il figlio per un eventuale permesso: la stessa abita in un palazzo sottoposto a confisca insieme al figlio Carmelo, pluripregiudicato, ora sottoposto alla sorveglianza speciale. Il genero Vincenzo Misale ha l’obbligo di presentazione ai carabinieri e l’obbligo di dimora nello stesso comune».
La concessione del beneficio, per gli investigatori, «è sconsigliata temendosi tra l’altro un possibile tentativo di evasione alla luce della caratura criminale del boss, capo dell’omonima ‘ndrina e responsabile di numerosi omicidi».
«La Dda di Reggio Calabria – dà atto lo stesso magistrato di sorveglianza – reputa l’eventuale permesso assolutamente rischioso trattandosi di detenuto estremamente pericoloso che ha dato prova di avere approfittato di ogni minimo spazio di libertà per commettere atti illeciti».
Ma per il giudice, viste le gravi condizioni cliniche della donna, che potrebbero precipitare da un momento all’altro, negare a Gallico il permesso renderebbe la carcerazione contraria al senso di umanità.
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