Roberto Calderoli
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Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha fatto a pezzi la legge sull’autonomia differenziata l’atteggiamento della Lega appare surreale: «Correggeremo, ma abbiamo superato l’esame»
Il day after per la Lega di Matteo Salvini, dopo la “botta” presa dalla Corte costituzionale, non è dei migliori. Certo, si fa di tutto per dissimulare e per provare a fare buon viso a cattivo gioco, ma si ha la netta sensazione che la riforma Calderoli possa finire su un binario morto. E nei conciliaboli privati con gli alleati della coalizione di governo non va meglio.
Ma andiamo con ordine. Intanto nessuno si aspettava uno stop così forte dalla Consulta, anche se il mantra è di confermare che non c’è «nessuno stop all’Autonomia differenziata, la legge Calderoli è in linea con i principi della Carta».
Insomma, Lega ma anche Forza Italia, seppur con sfumature diverse, “raccontano” in questo modo la sentenza della Corte costituzionale. Nessuna bocciatura, dunque – si rileva nel centrodestra, con FdI che al momento si defila dai commenti pubblici – ma la volontà di superare in Parlamento i rilievi della Consulta dopo aver esaminato le motivazioni del verdetto.
I giudici hanno poi offerto la sponda a Forza Italia per rilanciare il tema della definizione dei Lep («siano messi in sicurezza») che aveva tenuto banco anche nel dibattito alle Camere.
AUTONOMIA A PEZZI, I “RACCONTI” DI LEGA E FI
«La decisione della Corte costituzionale ha chiarito in maniera inequivocabile che la legge sull’autonomia differenziata nel suo insieme è conforme alla Costituzione. Su singoli profili della legge attenderemo le motivazioni della sentenza, per valutare gli eventuali correttivi da apportare», sottolinea il ministro Roberto Calderoli, “padre” della riforma e del porcellum, per poi assicurare che la sentenza «non incide sul lavoro che stiamo portando avanti con i negoziati avviati con le Regioni, che proseguiranno nelle prossime settimane”.
Unità nazionale e Lep: questo il binomio, invece , su cui Forza Italia assicura impegno e attenzione. Per gli azzurri la pronuncia della Consulta «sottolinea l’importanza di mettere in sicurezza e definire i Lep. Il percorso della riforma non si arresta, ma prosegue nella riflessione parlamentare. FI continuerà ad agire con responsabilità, nell’interesse dei cittadini, garantendo l’unità nazionale».
«L’Autonomia ha superato l’esame di costituzionalità, ed è un’ottima notizia: i rilievi saranno facilmente superati dal Parlamento» fa sapere ufficialmente la Lega aggiungendo che «dopo il parere tecnico sul Ponte sullo Stretto, è un altro passo in avanti decisamente positivo».
GOVERNATORI A CONFRONTO DAL PASSAGGIO STORICO DI ZAIA ALLA MORATORIA DI OCCHIUTO
Tra i governatori di centrodestra spiccano le posizioni di Luca Zaia (Lega) e Roberto Occhiuto (FI), distinti tra «il passaggio storico» e la «moratoria» alla legge.
«La Corte costituzionale ha confermato la legittimità della legge sull’Autonomia differenziata, sancendo – dice il governatore veneto – ancora una volta che il nostro percorso è in linea con la Costituzione. È una conferma importante e rappresenta un passaggio storico per il Veneto e per tutto il Paese». Zaia precisa che gli aspetti ritenuti incostituzionali dalla Corte saranno oggetto di «attento monitoraggio» da parte della Regione, con l’obiettivo di «garantire che l’applicazione della legge continui a rispondere alle esigenze dei cittadini veneti e a promuovere una gestione virtuosa delle risorse».
Dal canto suo, il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, rivendica di aver suggerito al governo «un surplus di riflessione e una moratoria sull’autonomia differenziata. Oggi la moratoria, con molta più autorevolezza del sottoscritto, la impone la Corte costituzionale» rileva.
Tutto bene dunque? Niente affatto, perché, al di là delle formule di rito, il vero timore dei leghisti è che la riforma Calderoli possa aver ricevuto una mazzata definitiva. Non ci sono infatti garanzie di intesa in Parlamento sui prossimi step , né si possono al momento quantificare i tempi dell’eventuale definitiva approvazione.
CONFRONTO NELLA MAGGIORANZA
Insomma, siamo in alto mare. La qual cosa non sfugge affatto ai vertici di centro-destra. Non per niente gli sherpa dei vari partiti hanno già deciso che ci sarà un incontro tra i big della coalizione la prossima settimana appena si sapranno i risultati delle prossime Regionali. Un modo per guardarsi negli occhi e per dirsi le cose in faccia, soprattutto per capire se c’è qualcuno che sta facendo il pesce in barile, come sospettano a via Bellerio. Qualcuno che magari preferirebbe che la riforma, già impopolare di suo, venisse definitivamente affossata per evitare ulteriori complicazioni sulla strada del governo.
«Molto difficilmente la riforma Calderoli supererebbe la prova referendum» dice sotto garanzia di anonimato un ministro in carica. Insomma, non è detto che siano tutti così dispiaciuti della decisione della Consulta.
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