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Il presidente Mattarella ha ribadito i presupposti imprescindibili della Sanità delle cure universali e del superamento dei divari territoriali ma la verità è che dal Sud si fugge per curarsi


Universalità delle cure e superamento dei divari territoriali. Sono i presupposti imprescindibili, e disattesi, a cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha fatto riferimento durante la cerimonia di celebrazione al Quirinale dell’iniziativa ‘I Giorni della ricerca’, promossa dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro Airc. “Per consentire che l’efficacia dei risultati della ricerca non incontri ostacoli – ha sottolineato in particolare il Capo dello Stato – è necessario rimuovere e superare condizioni di divario territoriale. È nostra responsabilità far sì che questi divari non si propongano nella lotta ai tumori. L’universalità delle cure e la parità dei diritti sono principi irrinunciabili della Repubblica, come ci prescrive la Costituzione”.

Un monito che riporta in primo piano le diseguaglianze geografiche e di reddito per quanto riguarda l’accesso a prevenzione e cura in campo oncologico, così come l’assistenza sanitaria in generale. A ricordarcelo, il III Rapporto Civico sulla Salute di Cittadinanzattiva – 2024, appena pubblicato, che fa il punto anche su liste di attesa e rinuncia alle cure, prevenzione, assistenza territoriale e ospedaliera.

SANITÀ, CURE UNIVERSALI E SUD… LA SITUAZIONE

Un Rapporto, si legge, che vuole proprio “analizzare ancora una volta il grado di esigibilità degli elementi fondanti del Servizio sanitario nazionale – universalità, solidarietà ed equità, intesa come “l’assenza di differenze ingiuste ed evitabili” – e cogliere e restituire la sua complessità organizzativa e la capacità da parte delle Regioni di fornire risposte in termini di servizi e assistenza ai cittadini”. Il tutto attraverso l’analisi delle segnalazioni spontanee dei cittadini raccolte dai tanti Punti di tutela sul territorio e di quelle dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità di Cittadinanzattiva, oltre che dello studio delle informazioni prodotte da altri soggetti del mondo istituzionale, accademico o della ricerca.

Partiamo dai capitoli prevenzione e mobilità sanitaria, due voci fondamentali in tema di cure oncologiche e non solo. Riguardo la prevenzione nel nuovo sistema di garanzia dei LEA, ben 7 le regioni – Sicilia, la PA di Bolzano, Calabria, Valle d’Aosta, Sardegna, Molise e Abruzzo – che non raggiungono la sufficienza. E, proprio rispetto agli indicatori di copertura degli screening oncologici, le regioni maggiormente critiche sono Basilicata e Campania (punteggio finale < 50) sostanzialmente stabili, in negativo, rispetto al 2021.

Su questo fronte i dati generali confermano comunque una situazione complessivamente inferiore al 50% del target in tutte e tre le campagne (carcinoma della mammella, della cervice uterina e del colon-retto) e molto diversificata tra le varie Regioni, a svantaggio soprattutto del Centro-Sud. Un gap geografico che pesa notevolmente se, come ha ricordato ancora Mattarella, “la prevenzione negli stili di vita, gli screening oncologici, sono strumenti essenziali, così come l’educazione, a partire dai giovani, le diagnosi precoci sono la condizione prima di successo nella cura. Tutelare la salute delle persone, che sono portatrici di diritti prima ancora del loro status di cittadini”.

LA SVANTAGGIO PER IL SUD SULLA MOBILITÀ SANITARIA

Lo svantaggio per il Sud si ripete sul versante mobilità sanitaria. Se nell’arco temporale 2017-2022, Agenas registra dati costanti – con poco meno di 3 mld di euro e un decremento significativo nel 2020, ma che inverte la tendenza nel 2021 e prosegue la crescita nel 2022 (2,7 mld) – il flusso migratorio è tendenzialmente diretto da Sud a Nord, mentre si osserva anche la mobilità tra le Regioni del Centro-Nord, soprattutto di prossimità (con una distanza di 100 Km e/o 60 minuti di percorrenza dal comune di residenza del paziente alla struttura ospedaliera di ricovero).

La migrazione di prossimità, rispetto al totale, risulta essere al 24% al Nord, al 12,6% al centro e al 5,7% al Sud. Le regioni più attrattive sono nell’ordine Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, mentre quelle cosiddette di fuga sono Campania, Calabria e Sicilia. Nel 2022, secondo il rapporto di Cittadinanzattiva, l’Emilia Romagna e la Lombardia registrano valori equiparabili di saldo positivo (tra mobilità attiva e passiva), rispettivamente di 337 mln e 362 mln, con un incremento tendenziale dell’Emilia Romagna rispetto al periodo pre-pandemico.

SUD E CURE UNIVERSALI, IL DATO SUI POSTI LETTO NELLA SANITÀ PUBBLICA

Il dato sul numero dei posti letto ospedalieri pubblici, da questo punto di vista, aggiunge diseguaglianza a diseguaglianza. Se in Italia nel 2022 siamo – con 3,1 ogni 1.000 abitanti – sotto la media calcolata su 38 Paesi (4,3) e per quanto riguarda i posti letto intensivi per adulti, il nostro Paese con 11,6 ogni 100.000 abitanti, è al di sotto della media OECD calcolata su 29 paesi, il problema vero nella carenza di posti letto ospedalieri non sta nella percentuale media, “quanto nella variabilità della loro offerta da parte delle diverse Regioni: si va da 3.5 della Liguria a 2.1 della Calabria. Tra il 2015 e il 2022 il numero di strutture di ricovero pubbliche mostra, in ogni caso, un decremento costante: da 546 nel 2015 a 511 nel 2022”.

Un passaggio del suo discorso Mattarella ha voluto riservarlo naturalmente alla ricerca, anch’essa impoverita sempre più spesso delle migliori risorse: “Sono tanti anche i giovani ricercatori che trovano spazio all’estero e vi rimangono pur desiderando di operare in Italia, e raggiungono livelli di assoluta eccellenza – ricorda il Presidente della Repubblica – È interesse nazionale fare in modo che possano conseguirli nel nostro Paese. Occorre far crescere, nelle istituzioni e nella società, la consapevolezza che le risorse investite in ricerca tornano moltiplicate”.
A patto di ricostruire quel tessuto di Alta formazione che, nel settore sanitario come in molti altri, ha mostrato negli ultimi decenni un trend costantemente al ribasso nelle regioni del Mezzogiorno.


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